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Serie B, l’impatto del cambio allenatore: una panoramica tra numeri e protagonisti

Il cambio di allenatore spesso porta a risultati positivi: l’impatto dei nuovi volti sulle panchina di Serie B.

La Serie B si conferma un campionato unico nel suo genere: imprevedibile, competitivo e spesso teatro di scelte drastiche da parte delle società, che ricorrono con frequenza ai cambi di allenatore per invertire trend negativi.

Ma quanto incidono realmente questi cambiamenti? I dati degli ultimi anni offrono una panoramica chiara, evidenziando un fenomeno ricorrente ma complesso.

Negli ultimi tre anni, 30 allenatori sono stati esonerati dopo l’inizio della stagione, e nell’80% dei casi (24 su 30) il cambio ha portato a un miglioramento delle performance in termini di media punti.

Questo dato è particolarmente evidente nelle prime cinque giornate successive all’avvicendamento, dove l’impatto motivazionale e psicologico sembra giocare un ruolo chiave. Tuttavia, i risultati non sono sempre omogenei e variano in base alle situazioni specifiche delle squadre.

Il cambio di allenatore in Serie B: l’analisi dell’impatto

Nella stagione in corso, il trend continua a essere significativo: molti allenatori subentrati hanno migliorato i risultati delle loro squadre, anche se, in alcuni casi, l’effetto positivo è stato mitigato da tempistiche tardive o da situazioni di classifica compromesse. Tra gli allenatori subentrati con maggiore successo spiccano figure come Roberto Breda e Pierpaolo Bisoli, capaci di ottenere risultati immediati in contesti difficili. Analizzando le prime cinque giornate successive ai loro ingressi, i numeri evidenziano una capacità di impatto significativa

Roberto Breda è riconosciuto per la sua capacità di risollevare squadre in crisi: ha spesso registrato medie punti tra le più alte, collocandosi nella fascia “verde”, ovvero tra 10 e 15 punti in cinque partite. Insieme a lui Pierpaolo Bisoli (Sudtirol), Claudio Ranieri (Cagliari), Alberto Gilardino (Genoa) e Paolo Vanoli (Venezia).

Pierpaolo Bisoli (IMAGO)

Nonostante i numeri positivi, non sempre i cambi di allenatore portano ai risultati sperati. La stagione 2022-2023, ad esempio, ha visto solo 8 squadre su 13 migliorare le proprie performance dopo un cambio in panchina. Inoltre, molte squadre che non hanno beneficiato del cambio sono poi retrocesse, come Perugia, Spal, Benevento e Brescia (successivamente ripescata).

Un altro aspetto cruciale è il tempismo: i cambi tardivi spesso riducono l’efficacia dell’intervento, lasciando poco margine per recuperare in classifica. In alcuni casi, le aspettative societarie risultano irrealistiche, considerando che un nuovo allenatore necessita di tempo per implementare le proprie idee e ottenere risultati stabili.

I dati suggeriscono che, nella maggior parte dei casi, il cambio di allenatore porta benefici, almeno a breve termine. Tuttavia, non è una soluzione infallibile: la complessità della Serie B, con il suo equilibrio e le sue continue sorprese, rende ogni situazione unica e difficile da prevedere. Gli allenatori subentrati devono affrontare non solo sfide tecniche, ma anche psicologiche, lavorando su un gruppo spesso demoralizzato e in difficoltà.

L’analisi degli ultimi anni evidenzia che il cambio di allenatore è una strategia che, pur non garantendo il successo, spesso rappresenta l’ultima risorsa per le società in crisi. Figure come Breda, Ranieri e Bisoli dimostrano che l’esperienza e la capacità di adattamento sono fondamentali per ottenere risultati immediati. Tuttavia, il vero successo dipende da una combinazione di fattori, tra cui tempismo, supporto societario e qualità della rosa a disposizione. In un campionato complesso come la Serie B, ogni dettaglio conta e ogni scelta può fare la differenza tra salvezza e retrocessione.