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Calcio Tuscia, alle origini di Lombardi. Dagli ex dirigenti al primo allenatore: “Emozionati quanto lui, è il nostro orgoglio”

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Oggi quiete: “A quest’ora non c’è nessuno, abbiamo aperto il campo solo per voi!”. Ieri tempesta: “Stanotte non abbiamo dormito, è come se avessimo segnato noi”. Calcio Tuscia in prima fila. Presidente in primis, c’è anche l’ex. Poi il dirigente: “Un tuttofare”.

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Cancelli aperti e cuore in mano: “Siamo pronti a raccontare il nostro piccolo Cristiano”. Lombardi, il suo nome. Subito gol alla prima in Serie A. Anni fa Viterbo, Calcio Tuscia. Inizia qui “quasi per hobby”. Cambi in erba vera, tribunetta e seggiolini. Sembra che il tempo, da queste parti, non si fermi mai. Neanche la passione.

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Niente prima squadra però, solo giovanili. Un orgoglio: “Il nostro obiettivo è formare i ragazzi”. Tra cui Lombardi. Fieri, i tre uomini del Calcio Tuscia: Guido Maccio (ex presidente), Andrea Belli (presidente) e Arduino Ceccacci (direttore generale). Fiumi di parole, tutti sorridenti: “Il ragazzo è cresciuto qui, anche il padre è uno di noi”. Raccontano orgogliosi a GianlucaDiMarzio.com, ieri a Viterbo, in un viaggio alle origini della favola Lombardi.

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Ma il più emozionato è Vincenzo Rossi, il primo allenatore di quel Cristiano ragazzino. “Ci sentiamo quasi tutti i giorni”. Tempesta, sì. Stavolta d’emozioni e ricordi ancora vivi: “Abbiamo un ottimo rapporto. Pensa che domenica gli ho anche scritto, verso le 5 l’ho beccato online. Gli ho fatto un in bocca al lupo – rivela in esclusiva – poi gli ho mandato una nostra foto ai tempi dei Giovanissimi”.

14088898_10210843265986511_590290619_n “Vedrai, ti porterà fortuna…”. gli dice Vincenzo. Risposta di Cristiano: “Sicuro mister, sicuro!”. Detto, fatto. Gol. “Vincenzino” quasi in lacrime, come se avesse esordito lui: “Ho esultato troppo, il cane mi ha anche morso una caviglia, si era spaventato per quanto ho esultato”. Fotogrammi indelebili: “Da piccolo dribblava tutti e segnava, inarrestabile. L’ho allenato nei pulcini, poi nei Giovanissimi Elite. Era una macchina da gol, la metteva dentro in tutti i modi”. Tutti tutti: “Punizioni, rovesciate, destro, sinistro, al volo. Mi ricordo un bellissimo gol in sforbiciata, poi un altro sotto l’incrocio in una finale col Frosinone. Talento vero”. Anche un po’ funambolo: Aveva un bel caratterino, un po’ ribelle. Ogni tanto ci siamo scontrati, ma è stato utile a rafforzare il nostro rapporto”.

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Come un figlio: Il padre è un amico, una persona fantastica. Quando non poteva accompagnare Cristiano a Formello, ci pensavo io. Poi l’ho seguito anche a Siena. E pensare che lo voleva anche la Roma, ma alla fine decise di andare lì. Infine la Lazio, venne preso subito”.

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Primavera, trofei. Poi il Trapani e l’Ancona. Oggi una favola: Fino a 3 giorni fa era fatta in Lega Pro, ora si gioca un posto in Serie A. Negli anni ha avuto un po’ di sfortuna, speriamo che stavolta non succeda. Ora vede i campioni da vicino! Lulic, Anderson, Keita. Con loro puoi solo migliorare”. Specie con Inzaghi, suo maestro: Hanno un ottimo rapporto, veramente. Chiamava Cristiano anche quand’era in prestito, un giorno venne anche a Viterbo a trovarlo a casa sua, insieme al padre”.

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Fiducia, lungimiranza verso un ragazzo “che ha cresciuto”. Come Vincenzo, che però resta umile e precisa:Io non c’entro nulla con le qualità di Cristiano. Magari tanti allenatori si vantano di aver scoperto quello o quell’altro. Io no. Non mi reputo uno scopritore, non ho la presunzione di dire così. Sono solo contento per lui, contento per il bel rapporto che abbiamo costruito durante gli anni. Cristiano è il mio orgoglio, ci ha sempre creduto ed è stato fortunato. Io ho dato un mio piccolo contributo, qualcosina tecnicamente gliel’ho anche insegnata. Forse più sul carattere, ma col suo talento c’entro soltanto l’1%”. Dichiarazioni che colpiscono, sincere. Perché a Vincenzo interessa il rapporto, l’amicizia, la stima. “Cose così, ecco”. Non la menzione come “scopritore”.

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E ora? “Non si sa, per me resta alla Lazio. E’ un ragazzo umile, ci mette voglia, passione, energia. Il tutto anche per il fratello, scomparso tre anni fa”. Ferita che resta. Vincenzo, però, l’ha seguito passo passo e continuerà a farlo: Sarò a Roma per la gara contro la Juve, non so se giocherà ma voglio esserci. Come ha sempre fatto per tutta la vita. E come il Calcio Tuscia continuerà a fare. Tra seggiolini e campi in erba. Perché qui, il tempo, non scorre veramente mai. Si è fermato all’esultanza di Lombardi. Tempesta, prima della quiete.