L’isola nel pallone: questo Cagliari è da leggenda
La forza di un gruppo, la spinta della Sardegna, un affare per due: il giorno dopo Barella, Nainggolan risponde da Cagliari e trascina i rossoblù. In alto, come non erano dai tempi dello scudetto
“Occhio Cholito, che te la dò a sinistra!” Invece no-look di esterno dall’altra parte, dentro per Joao Pedro, gol. Mosse da Ninja: la regia di Nainggolan disorienta la Fiorentina come il Cagliari fa con la Serie A. Terzo posto dopo 12 giornate, 24 punti, proiezione finale 78. E buongiorno Champions. Proprio nella settimana dei 75 anni di Gigi Riva, acclamato a gran voce nella domenica della Sardegna Arena, i tifosi rossoblù (per vita vissuta o sentito dire) rispolverano i ricordi dorati dello scudetto. Con tre punti a partita, alla 12^ il grande Cagliari di Scopigno avrebbe avuto un punto in più, dieci gol fatti e otto subiti in meno di quello di Maran. Dettagli di un paragone che regge.
Nel corso della partita perfetta contro la viola, il passare dei minuti prendeva le dimensioni della leggenda. Uno, due, tre, quattro, cinque a zero. Con cinque marcatori diversi, da tutte le parti del mondo. Ci mancava solo ‘Zoff di testa su calcio d’angolo’: in Serie A il Cagliari non vinceva 5-0 dal ’98, in casa contro la Samp. Fosse arrivato il sesto, il nastro sarebbe dovuto tornare a trent’anni prima (6-1 sul Varese). Ci sarà invece la doppietta di Vlahovic, a rendere più accettabile la sconfitta per la squadra di Montella e a rimettere un po’ i piedi per terra a quella di Maran. Forse meglio così per tutti.
Ma chissà come sarebbe finita senza la standing ovation di Nainggolan. Mai così dominante, con tre assist e un siluro all’incrocio. Così Barella ieri si era preso l’Inter da primo posto, oggi il belga riconquista la sua Sardegna e torna nel grande calcio. Tutti contenti, i mutual benefits della trattativa che sta ridisegnando la Serie A. Perché il capolavoro del presidente Giulini e del ds Carli è sotto gli occhi di tutti: oltre al Ninja, Rog e Nandez, un centrocampo di mastini dai piedi fini. Poi Simeone in attacco, Olsen in porta. Tanta voglia di riscatto, in questo Cagliari.
E Rolando Maran il direttore giusto dell’orchestra. Una salvezza tranquilla la scorsa stagione, l’infortunio di Pavoletti che in estate sembrava una mazzata alla base del nuovo corso rossoblù. Invece l’idea rimane la stessa, gioco intenso e 4-3-1-2 come ai tempi di Chievo. Traballa con i due ko nelle prime due giornate, poi resiste e fiorisce nei risultati coi nuovi interpreti. Maran il triveneto, pratico, ora anche sardo d’adozione: nella settimana da dio che ha seguito la prova di forza in casa dell’Atalanta, l’allenatore è da show anche fuori dal campo. Offre da bere ai tifosi impazziti che incontra al bar, poi promette di tatuarsi i quattro mori in caso di Europa. Se continua così, farà bene a chiedere consiglio a Nainggolan.
“L’ho detto anche alla vigilia”, rivela l’allenatore al termine del 5-2 alla Fiorentina. “Se vedessi che l’entusiasmo di questi giorni porta a fare anche un centimetro in meno, sarebbe un problema. Invece non è così: questo è il segreto di questi ragazzi, che stanno facendo cose eccezionali”. Quindi ben venga l’onda rossoblù in aeroporto, per le strade, ad Asseminello.
Anche oltre Cagliari, in tutta la Sardegna. Perché oggi sta succedendo quello che finora ha unito l’isola nel basket, con la Dinamo Sassari dell’ultima finale scudetto. Una recente indagine pubblicata da Ipsos ha infatti svelato che almeno un rossoblù su due tifa anche i dodici di Pozzecco e viceversa. Da un capo all’altro, dal canestro al pallone. Caso più unico che raro nell’Italia dei campanilismi: aveva ragione un grande ex come Andrea Cossu, quando diceva che la maglia del Cagliari è come quella della Nazionale. Sono arrivate le notti magiche.
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