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Cagliari, Capozucca: “Giulini vuole una squadra da sesto posto entro il 2019. Rimanere? Penso proprio di sì”

Stefano Capozucca ha trovato un nuovo mestiere? La sua performance come ballerino, il giorno della promozione del Cagliari, lo ha reso popolarissimo nel web. Tuttavia Capozucca continuerà a fare la carriera di una vita, quella da direttore sportivo:

“Quel video ha suscitato uno scalpore incredibile!” – si legge nelle pagine di Tuttosport – “Mi conoscono più per quello che per i miei 29 anni nel calcio: l’hanno ripreso alla Domenica Sportiva, sui giornali, su tutti i siti… Siamo partiti con il favore del pronostico e la rosa era di prim’ordine, ma vincere non è mai facile. E su di noi c’erano un’attesa e una pressione pazzesca: non potevamo fallire. Ci sono stati tre snodi importanti. Il primo quando abbiamo dovuto superare l’impatto iniziale, con ancora la delusione della retrocessione. Il secondo quando si è infortunato Dessena. Io ho avuto tanti capitani, ma raramente ne ho visti capaci come lui di dare carica, unità, forza al gruppo. Ha davvero lo stemma del Cagliari stampato sul cuore: ti fa venire i brividi quando parla dei sardi, di questo popolo… Il terzo momento delicato c’è stato quando, raggiunto il vantaggio di 15 punti sulla seconda, abbiamo un poco mollato e abbiamo subito tre sconfitte consecutive al Sant’Elia”.

Gasperini? Capozucca ribadisce il concetto: “L’anomalia è che nel nostro mondo si confonde troppo spesso l’amicizia con il rapporto di lavoro e, per questo, io vengo sempre accostato a due allenatori. A Ventura, del quale sono amico da tempo, e, soprattutto, a Gasperini che per me è come un fratello. Io e lui pranziamo spesso insieme, ci sentiamo spesso. Di lui ho un’altissima considerazione personale professionale: se dovesse andarsene, per il Genoa sarebbe una grande perdita. Rastelli? Certo che resta, e giustamente: si è guadagnato la serie A. E io continuerò ad andare a pranzo con i miei amici”. E’ il turno di Juric:  “Sono l’unico che non è rimasto stupito. Prima del campionato mi ha chiamato per chiedermi cosa pensassi del suo Crotone e io gli ho risposto che avrebbero fatto bene, anche se non pensavo così bene. Ma lui è un clone di Gasperini: culto del lavoro, dedizione, capacità”.

Storari? Scelta vincente: “Lui è stato fondamentale non solo come uomo spogliatoio, ma anche in campo per le sue qualità e soprattutto per la sua voglia di vincere. Ha portato il Dna della Juventus, quello per cui non ci sta mai a perdere: quando capitava, andava su tutte le furie. Poi si è caricato sulle spalle l’eredità di Dessena, quando è stato il momento. No, non è venuto a Cagliari per fare vacanza e non si sente vecchio: è pronto per la A. L’idea era quella di costruire il giusto mix e ci siamo riusciti. Ragazzi come Deiola, Cerri, Barreca hanno fatto grandi cose, c’è stato l’esordio di Colombatto e abbiamo seguito con attenzione il lavoro di Barella al Como: è molto interessante”. Obiettivi futuri? “Il Cagliari ha un progetto. Il presidente Giulini è al secondo anno: nel primo ha conosciuto l’onta della retrocessione, ma si è subito riscattato. Ha entusiasmo, idee e progetti concreti: il nuovo stadio sarà pronto nel 2019 e per allora vuole un Cagliari da sesto posto con vista Europa. Ha fatto un grande acquisto con Mario Beretta, che si è subito calato nel ruolo di responsabile, molto diverso da quello di allenatore. Mario ha passione, competenza, curiosità e si aggiorna di continuo. E i risultati sono ottimi”.

Manca la ciliegina sulla torta: “Andremo a Vercelli per vincere , come sempre. Anche perché vorremmo conquistare un primato: il Cagliari non è mai arrivato primo, quanto è risalito dalla B alla A. Per me, poi, sarebbe una soddisfazione doppia vincere il campionato, visto che la squadra l’ho costruita io. Rimanere? Penso proprio di sì. A parte il contratto, contano i segnali da parte della proprietà: sono positivi”.