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Nba, moto e… jukebox! Ecco Maurizio Braghin: l’allenatore rock tornato a casa dopo quarant’anni

“Io in Cina? Mai, neanche per un milione di euro, mi annoierei subito”. Maurizio Braghin ha una personalità che non ti può lasciare indifferente. La chiacchierata dura poco meno di un’ora, all’interno del “Pozzo” di Biella, la nuova (e vecchia) casa dell’ex allenatore della Pro Vercelli. Braghin è infatti tornato da poco nel capoluogo piemontese dove allena la squadra della città: la Biellese. Appuntamento alle 17, quando il sole è ormai già un ricordo della giornata che sta per finire, poche parole di circostanza e si comincia. Braghin è una di quelle persone che ha talmente tanto da raccontare che le domande sono quasi irrilevanti, è un flusso di coscienza, in cui la sua filosofia di vita è chiara fin da subito. “Il calcio di oggi è diverso, ma voglio dire una cosa: non sputo sopra il piatto su cui ho mangiato per anni, la mia è una scelta di vita e ora sono sereno”, racconta in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com.

“Qua sto da Dio, sono a casa, vado in moto quanto mi pare. Non tornerei mai indietro, mi sento libero di testa e mi va bene così”, Braghin racconta così il suo momento, dopo essere tornato “a casa”. Biella è la città che lo ha lanciato nel mondo del calcio in Serie C e oggi l’allenatore piemontese vuole riportarla in alto: “Torno dopo 40 anni in giro per l’Italia, il progetto è a lungo termine, abbiamo un ottimo settore giovanile, domenica hanno giocato anche tre Duemila”. Ma Braghin ha tante passioni, il calcio non è al centro della sua vita, c’è anche altro. Ed è questa la caratteristica che lo contraddistingue. Sì, il calcio lo ha accompagnato e continuerà a farlo, ma ha tanti altri interessi. Partendo dal vintage: “Vendo e compro tante cose, i jukebox sono la mia passione, ma anche altro. Ad esempio adesso sto cercando di comprare una Vespa, speriamo bene”. Poi, ovviamente, la musica. Braghin è un allenatore… rock: “Amo la musica degli anni Sessanta e Settanta, Neil Young, i Genesis, vado spesso a vedere concerti di musicisti che probabilmente i miei giocatori neanche conoscono… ma oggi è tutto diverso, i giovani stanno incollati al telefono”. La musica lo ha anche “aiutato” nei momenti morti dei ritiri, che Braghin fa fatica a sopportare : “Mi portavo le casse per ascoltare più musica possibile, per fortuna adesso non li devo fare, non li sopporto, sono una noia mortale”.

Una vita in giro per l’Italia, da allenatore prima e allenatore poi. Ma proprio in Piemonte c’è la squadra che lo rappresenta di più: “A Vercelli sono legato in modo particolare, lì si sono anche conosciuti i miei genitori. La Pro l’ho riportata in B dopo 64 anni (stagione 2011-2012 ndr.) e abbiamo vinto partite indimenticabili, come il derby contro il Novara del 2000, l’ultimo vinto in trasferta prima di sabato scorso”. Rapporti con gli altri? Complicati, spesso: Quasi con nessuno ho buoni rapporti, ma non me ne frega niente, mi va bene così, se poi sbaglio chiedo scusa, ma la vita è bianco o nero, come i colori della Bielliese. Con i miei giocatori poi parlo tanto, molti li sento ancora”. Come Alberto Gilardino, che proprio con Braghin ha mosso i suoi primi passi in Serie A: “Alberto è un amico di famiglia, ci sentiamo spesso. Abitavamo a cento metri, anche lui è di Biella, i suoi genitori si sono fidati di me e hanno scelto Piacenza anche per questo, con la famiglia ho ancora un ottimo rapporto”.

Se c’è una cosa che Maurizio Braghin non apprezza particolarmente, anzi, che quasi detesta, è la tecnologia: Il Var? Una cagata pazzesca. Posso capire la Goal Line Technology, ma questa è una buffonata. Tre minuti per controllare una cosa minima sono una noia mortale, il calcio è uno sport di contatto, dove anche la furbizia ne fa parte, così si perde tutto il bello. Io dovevo smettere a 52 anni, poi sono andato in B con la Pro Vercelli e non me la sono sentita, avrei avuto più tempo per i miei hobby”. Come il basket, sport preferito di Braghin: “Seguo tutto, NBA in particolare, durante i playoff sto sveglio fino alle 3 per vedere le partite: tv, whisky e camino acceso, il massimo! Ammiro Popovich, Kevin Durant oggi è il numero uno al mondo, meglio anche di LeBron. Io a basket ci giocavo, ho vinto anche un campionato di Serie D con il Biella”.

La chiacchierata potrebbe andare avanti a lungo, Braghin è una persona che ti sa intrattenere, spazia dal calcio alla musica passando per il basket come se parlasse della stessa cosa, e forse proprio questo è il suo segreto: Guardiola gioca il calcio piu bello, ma Mourinho è uno che dice quello che pensa, non può non piacermi. Sarri è bravissimo, partito dal niente, ma la gente si ricorda solo di chi vince. Il mio preferito è Zeman, lui fa giocare anche i morti, se vedo le sue squadre mi diverto. Poi mi piace come persona, dice la verità su molte cose e le approvo tutte, al cento per cento”. Ci salutiamo, ormai è buio, lui deve preparare l’allenamento. Poi quando avrà finito “pizza e birra con amici, il massimo”. Ecco, questa è veramente una scelta di vita.