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Nel mondo di Grifo: “A 32 anni segno come un ragazzino. Tra Lazio, Viola e Samp ho sfiorato la Serie A”

Vincenzo Grifo, Friburgo (imago)

Vincenzo Grifo si racconta a GianlucaDiMarzio.com: la sua stagione fantastica, i record con il Friburgo e i retroscena sulle trattative con club di Serie A

L’italiano che ha segnato più gol in questa stagione gioca in Bundesliga e, a 32 anni, è protagonista di una vera e propria seconda giovinezza.

Così Vincenzo Grifo – già 9 reti con il suo Friburgo che incanta in Europa League – spera nella Nazionale e intanto infrange record in Germania: “Sono diventato il miglior marcatore della storia del club in Bundesliga, un onore”.

Ora c’è un nuovo obiettivo in vista: “Punto al record assoluto, capocannoniere del Friburgo in tutte le competizioni. Petersen è a 105, io a 103: ci siamo quasi”.

Il sorriso stampato in volto nel corso di una lunga chiacchierata: tutta l’umiltà dell’ex numero 10 dell’Italia, che da poco ha cambiato il suo modo di allenarsi per continuare a eccellere.

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Il segreto di Grifo: “Con specialisti e nutrizione voglio battere i giovani”

Gol, giocate e… tanta corsa. Grifo, a 32 anni, è tornato ragazzino: “Ho modificato alcuni dettagli tra allenamento e nutrizione. E i risultati sono incredibili: ho perso tre-quattro chili, sto segnando tanto e corro 11, 12 chilometri a partita. Mi sento molto più veloce e cattivo in campo rispetto a pochi anni fa. Fino all’anno scorso non avevo mai pensato di cambiare metodo, di farmi seguire da personal trainer e specialisti. Ma i giovani diventano sempre più maturi, forti e devastanti fisicamente: per restare all’altezza mi sono adattato. E anche i compagni me lo dicono: ‘Vince, sei come il vino italiano: più invecchi, più migliori’. Li ringrazio”.

Se c’è una cosa che invece negli anni non è cambiata, è la qualità del suo piede destro: “Devo ringraziare Dio per le doti che mi ha dato. Sin dalle giovanili ho capito di avere talento, specie per le punizioni. E ancora oggi i compagni danno a me la palla quando pesa. Ma certo, anche questo va allenato: appena ho l’occasione, a fine allenamento, chiedo a un portiere di restare in campo e calcio qualche punizione”. Ed è proprio lì che Grifo vedrebbe un suo ipotetico futuro, quando arriverà il giorno – oggi lontano – di smettere:Vorrei restare nello staff del Friburgo con un ruolo specifico sui calci piazzati. Sono diventati fondamentali: già ora ne parlo con i nostri allenatori e ci scambiamo idee”.

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Vincenzo Grifo (IMAGO)

L’Italia… chiamò: “In tre si fecero avanti. Oggi ammiro Calha e Modric”

Friburgo per Grifo è casa, ma più volte l’attaccante classe ’93 ha sfiorato la Serie A: “Qui mi sento benissimo e il club sa che sono sempre pronto ad aiutarli e a trasmettere ai più giovani la nostra filosofia, ma sì, dall’Italia sono arrivate proposte, specialmente negli anni della Nazionale. Penso alla Sampdoria, ma anche a Lazio e Fiorentina: quando squadre così importanti ti chiamano, sei obbligato a riflettere. Alla fine, con la famiglia, abbiamo sempre scelto di restare qui, dove stiamo bene e dove ho la garanzia di essere protagonista. Ma non chiudo le porte all’Italia: Friburgo resterà sempre casa mia anche se un giorno dovessi mettermi in macchina per andare in Serie A”.

Il campionato italiano Grifo l’ha vissuto solo di riflesso, nelle parole dei compagni di Nazionale e da spettatore in TV. “In casa viviamo da italiani: si mangia italiano, si parla italiano e si guarda la Serie A: da bambino tifavo Inter, mentre i miei due fratelli Milan e Juve, in casa c’era grande rivalità. Stimavo bandiere e campioni assoluti come Totti e Del Piero: leggende dei loro club, come nel mio piccolo provo a essere io.

Vincenzo Grifo con la maglia dell’Italia nel 2023

Oggi dell’Italia mi piace guardare l’aspetto tattico, che è la grande differenza con la Bundesliga: qui si gioca più sul fisico, sull’andare avanti e indietro. Spazi aperti e tante occasioni da gol. Invece in Serie A sono maestri di strategia: se guardo il derby di Milano non mi aspetto tanti gol, sono partite più chiuse. E spesso i giocatori più tecnici sono decisivi. Penso a Yildiz, Dybala, Lautaro e al mio amico Hakan Calhanoglu. Ma anche a Modric, che a 40 anni lotta ancora come un bambino e fa la differenza: è molto bello, significa che il calcio non ha una data di scadenza. È per questo che io mi tengo in forma, al massimo livello. E spero di togliermi ancora tante belle soddisfazioni”. Tornare a vestire la maglia azzurra, forse, sarebbe la più dolce di tutte: la ciliegina perfetta su una stagione – fin qui – fantastica di un eterno ragazzino dal destro magico.

A cura di Gianluca Di Marzio, Luca Bendoni, Simone Solenghi, Simone Bianchi, Simone Pagliuca e Gianluca Monaco