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Musica e street-art. “Il mio calcio suona come jazz”: AZ Jackson, il nuovo ‘caos creativo’ dello Jagiellonia

Aziel Jackson (IMAGO)
Aziel Jackson (IMAGO)

Spirito artistico, animo ribelle. Aziel come Dio, il calcio che suona come un jazz: alla scoperta di AZ Jackson, il nuovo street-artist dello Jagiellonia

“Un creatore di caos creativo”. Non impiegò troppo Lutz Pfannenstiel – ex allenatore del St. Louis City – a inquadrare quel giovane trequartista dai capelli ricci e dall’alternativo trap-style. Spirito artistico e ribelle. Volutamente in direzione ostinata e contraria perché ha deciso di non calcare alla perfezione le orme della sua famiglia ma di plasmarle a suo piacimento: è così Aziel Jackson, o meglio, AZ.

“Aziel vuol dire Dio”, ma AZ gli dona sicuramente quel tocco street di cui aveva bisogno. Statunitense di nascita (classe 2001), figlio d’arte e dell’arte. Il nonno uno dei più grandi bassisti del panorama statunitense. Da sempre sui palchi dei più grandi artisti che il jazz abbia mai avuto: da Coltrane, passando sulle note di “Mainstream” di Wilbur Harden.

Il padre invece, Ali Jr., una figura sicuramente più determinante nella vita di AZ. Jazzista anche lui, batterista di Aretha Franklin – tra i tanti – e una vita sempre in tournée. “Tu sei musica”, avrà ripetuto al figlio Aziel. Il pallone da una parte, gli spartiti dall’altra. “Palleggiavo nel backstage mentre mio padre suonava”.

Suona il pianoforte e la chitarra, conosce 3 lingue. Dopo una vita negli States, la firma in Europa con lo Jagiellonia. Uno spirito artistico, il “caos creativo” che adesso porterà con sé in Polonia. Il disegno e le stampe sulle maglie come libertà d’espressione e poi…  c’è il calcio. “Per me, è come jazz”.

 

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AZ, ambidestrismo e papà

Papà Ali è stato da sempre una figura fondamentale nella vita di Jackson. Basti pensare che è proprio durante le sue tournée in giro per il mondo che AZ ha sviluppato il suo ambidestrismo. Perché ovviamente, “saper usare entrambi i piedi è importante”. Quando suoni la batteria, quanto nel calcio. “È stato frustrante – dichiarò qualche anno fa il calciatore – imparare a usare sia il destro che il sinistro suonando la batteria assieme a mio padre. Ma è servito anche nel calcio“.

Pochi segreti nella vita calcistica di AZ. Tra questi, una canzone chiamata “Aziel Dance” che lo stesso padre gli dedicò ancor prima che il piccolo iniziasse a camminare. Una sorta di rito jazz prima dell’ingresso in campo che, come specificato dallo stesso Ali, “suona come il calcio”. Tra gli idoli di AZ? Ronaldinho è il modello di mio figlio. Il suo calcio segue il flusso sinuoso del jazz”.

Aziel e suo padre Ali
Aziel e suo padre Ali

Caos creativo

“Un creatore di caos creativo”, così definì – come detto – AZ Jackson l’allenatore ai tempi del St. Louis City. Il flusso sinuoso del jazz alla Ronaldinho che si annida tra rabone, doppi passi e colpi di tacco. Falcate a tutto campo con la palla tra i piedi. “Aziel è arte”, disse papà Ali. Dalla mano alla tela, dai piedi al gol. Adesso lo spetta l’Europa – dopo molti anni passati con diverse squadre in MLS – con la maglia dello Jagiellonia Białystok. “Porto nel calcio il mio spirito, come quando ho iniziato a suonare la chitarra: creavo dal nulla”. 

 

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Forse non sarà mai sul palco con i grandi artisti del jazz come suo padre o suo nonno, ma AZ è così: “in direzione ostinata e contraria”, scrisse De Andrè. Un’anima libera capace di incantare con la palla tra i piedi, di disegnare arte e di generare flussi di jazz. Dopo averlo fatto in America, ormai l’ha imparato: AZ Jackson è pronto a incantare anche in Europa con la sua arte.