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Amelia: “Vi racconto perché la Premier e Mourinho sono ‘Special’. Chelsea? Non è finita”

“A 34 anni sto ancora bene e sono molto motivato”. A ottobre scorso, tra l’incredulità di tutti, Marco Amelia firmò per il Chelsea di Mourinho: disse esattamente le stesse cose. Fosse successo qualche anno prima nessuno si sarebbe stupito. Marco, ad appena 24 anni, era già vice di Buffon in Nazionale, era campione del mondo e aveva già uno scudetto nella bacheca personale. Con il “numero uno” della Juventus si giocava il premio di portiere dell’anno: era il 2006. In dieci anni parecchie cose sono cambiate, ma gli stimoli sono sempre gli stessi. Cosa gli riserverà il futuro?

“Sto seguendo un programma di allenamento specifico per farmi trovare pronto” – dichiara Amelia ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – “Il mio telefono squilla sempre, negli ultimi due mesi più del solito: è un attestato di stima che mi fa sicuramente piacere. Ho un’età in cui posso, e devo, scegliere con intelligenza il meglio per il mio futuro. Non è un mistero che in questi mesi io abbia sempre dato la precedenza alla possibilità di rimanere al Chelsea: nonostante ciò sono arrivate parecchie richieste, dall’Italia e dall’estero. E quasi tutti club importanti, di fascia medio-alta. L’ultimo proprio in questi giorni, un club che farà la Champions League. Ripeto, non posso che essere lusingato. E’ un segnale che a certi livelli ancora in molti apprezzano quel che ho fatto nella mia carriera, il contributo che ho sempre dato alle mie squadre”.

Le doti di Amelia, tra i pali e all’interno dello spogliatoio, sono ormai note: “Tanti dirigenti e allenatori mi contattano perché conoscono la mia capacità di fare gruppo, di aiutare i compagni, di far crescere i giovani. A 34 anni sto ancora bene e sono molto motivato: entro le prossime settimane deciderò il mio futuro scegliendo la soluzione migliore. Nella mia carriera ho sempre vinto quando c’era un gruppo forte, unito e capace di superare gli ostacoli e andare oltre i propri limiti: è successo alla Roma, al Livorno, in Nazionale, al Milan. Si vinceva tutti insieme. E ognuna di queste vittorie la sento fortemente mia, perché i successi si costruiscono nella testa e nello spogliatoio. Il risultato del campo è una logica conseguenza del lavoro di un gruppo forte e determinato. Queste esperienze ti danno grande consapevolezza del potere che la testa ha sui piedi”.

Alla lista dei “maestri” incrociati dal portiere romano dall’anno scorso si è aggiunto anche Mourinho: “Mi piace molto una frase che dice “Se sei la persona migliore nella stanza, sei nella stanza sbagliata”. Significa che per continuare a imparare devi circondarti di persone più brave di te. E fin da quando avevo diciotto anni ho avuto la fortuna di imparare da bravissimi allenatori e da grandissimi campioni. Ho lavorato con mister come Capello, Lippi, Allegri e adesso anche Mourinho e Hiddink. Per questo mi ritengo orgoglioso della mia carriera. E qualche altra soddisfazione spero ancora di togliermela prima di smettere…”. Come è nata la trattativa con il Chelsea? “La vita è fatta di scelte e di opportunità. Io sono stato bravo a trasformare un evento sfortunato, l’infortunio di Courtois, in un’opportunità per me, risolvendo un problema urgente al Chelsea. Con Mourinho ci conoscevamo dai tempi di Milano, con prontezza gli ho trasmesso la mia disponibilità a dare loro una mano in un momento di emergenza”.

E’ bastato un allenamento allo “Special One”: “La stima di Mourinho nei miei confronti l’ho avvertita fin dal primo colloquio e mi riempie di orgoglio. Il fatto che abbia scelto me rispetto ad altri portieri mi ha fatto sentire molto importante e lo ringrazierò sempre per la bellissima esperienza che mi ha permesso di vivere. La Premier League è un mondo tutto particolare, ben organizzato e gestito, che permette a chiunque ne fa parte di sentirsi importante. Il livello di competizione è sempre alto e le stesse regole consentono a tutti i club di essere competitivi, il campionato è combattuto e divertente in ogni sua partita.  È stata creata un’atmosfera che tutto il mondo invidia, i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.

E’ vero che la Premier è un altro pianeta? “Averla vissuta in prima linea mi ha fatto notare ancor di più la differenza che esiste con la Serie A. Il modo di vivere la competizione è diverso, ci sono meno pressioni esterne e anche il modo in cui il campionato viene raccontato dai media fa la differenza: la Premier si riassume nei 90 minuti di partita, la partecipazione all’evento è sempre straordinaria e trasmette anche a noi calciatori una carica pazzesca. Poi al triplice fischio tutto finisce, non esistono polemiche. La settimana scorre via tranquilla, si pensa al recupero fisico e alla preparazione della gara successiva senza pressioni eccessive”.

Mourinho è davvero “special”? “Se lo chiamano ‘Special One’ un motivo c’è. Con lui ogni giorno è diverso dagli altri, mi tengo molto stretto ogni ricordo, ogni dialogo, dalla prima telefonata fino al giorno in cui si è congedato da Cobham. Mi ha fatto capire che il mio ruolo nello spogliatoio era di esempio e di responsabilità. Anche in un gruppo di campioni che avevano già vinto tutto, la mia esperienza e la mia presenza avevano un peso agli occhi dei miei compagni. Abbiamo trascorso insieme giorni in cui il nostro unico pensiero era focalizzato nella ricerca di soluzioni per uscire da una situazione di squadra difficile a livello mentale e ritornare a vincere”.

In carriera hai vinto due scudetti: ti piacerebbe aggiungere una Premier? “Tutto è ancora possibile. Per me è stata un’avventura importante sia dal punto di vista professionale che umano. Con il club e con molti dei ragazzi ci teniamo regolarmente in contatto: la stima è assolutamente reciproca e stiamo valutando attentamente la possibilità di proseguire insieme. La questione non è tecnica, ma burocratica: anche in Premier League ci sono delle liste chiuse che prevedono un numero minimo di calciatori inglesi per ogni squadra. Sapevamo che questo dettaglio avrebbe potuto ritardare la mia riconferma, perché ogni posto in lista deve essere gestito in modo molto attento dal club. La situazione tra di noi è comunque chiara, se ci saranno le condizioni per proseguire insieme, non sarà difficile trovare un accordo”.

Riuscirà Antonio Conte a riportare i ‘Blues’ sul tetto del mondo? “Conte è un vincente, il Chelsea lo ha scelto per questo. Col mister ci siamo sentiti nel finale di stagione, mi aveva dato la sensazione di essere molto motivato. Questa sensazione la confermo ora: l’ho visto carico in tutte le conferenze stampa e le interviste. Ha iniziato a lavorare duro, come sua abitudine, fin dal primo giorno di preparazione. Sa quello che vuole e può trascinare il gruppo verso obiettivi importanti attraverso il lavoro e lo spirito di squadra che ha saputo ricreare anche in Nazionale. Il gruppo del Chelsea ha tanta qualità, ci sono campioni che hanno vinto tutto negli ultimi 5 anni, devono solo ritrovare le motivazioni giuste per tornare a competere su tutti i fronti: Conte ha le carte in regola per poterci riuscire”.

                                            Ringraziamo per la gentilissima collaborazione Stefano Marchesi