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‘Sai perché mi batte il corazon?’ Ho visto…Horacio Erpen: “Mi chiamano Loco e Gaucho. Il Boca, Allegri e l’Arezzo con ‘Mosca’…”

Ma la mitica DeLorean decide di portarci ancora più indietro: si ferma al 1998, quando Erpen giocava nel settore giovanile del Boca Juniors: “Divisione sesta, categoria ’81 per la precisione. Eravamo una bella squadra, c’erano Burdisso e Caballero ma non solo. Vincemmo tutto quell’anno, fu un qualcosa di straordinario. Anche se in realtà le attenzioni erano tutte su un ragazzino più piccolo di noi che erano anni che nel settore giovanile del Boca segnava dai 32 ai 36 gol a stagione…”. Dai senza che proviamo a indovinare sennò si sblocca la DeLorean! “Si chiamava Carlos Tevez. Niente male, eh. Ma devo farvi una rivelazione a proposito del Boca…”. Ci pensa un attimo, sorride, non lo diciamo a nessuno, giusto a qualche amico. “Ho sempre tifato e tifo ancora oggi per il River Plate! In pochi lo sanno, ma è così. Praticamente in famiglia ho due zii, uno tifa per il Boca e l’altro per il River. Quest’ultimo è stato più furbo e sono un grande tifoso anch’io. Nulla toglie però che il Boca abbia una tifoseria da brividi e che io quell’anno sia stato benissimo”.

Torniamo al presente, all’Arezzo: pensa che coppia con Moscardelli! “No ragazzi, la barba non gliel’ho ancora mai toccata perché non vuole, ci tiene moltissimo. Ma voglio vedere quest’inverno con l’umidità come fa a tenerla così lunga… Con Davide ci sfidiamo in cucina, è bravo per carità, ma il mio asado è imbattibile!”. Ma fate una bella coppia anche in campo eh… “Sì, sì Davide è molto bravo. Vogliamo fare bene, senza fissarci particolari obiettivi. Arezzo è una grande piazza e vogliamo regalare grandi emozioni ai nostri tifosi. Siamo partiti bene, ma c’è ancora tanta strada da fare”. La strada dal campo allo spogliatoio, invece, ci confidano sia sempre caratterizzata dalle tue playlist: “I miei compagni mi massacrano perché, lo ammetto, scelgo sempre io le canzoni da mettere qui al campo. Dal reggaeton a Rino Gaetano che amo, ascolto di tutto. Al primo posto, comunque, sempre la cumbia argentina”.

Si commuove quando parla della sua famiglia, sottolinea che è tutto per lui. Racconta della sua città, al confine con l’Uruguay e dei suo soprannomi: “A Sassuolo mi chiamavano Il Gaucho che in argentino significa ‘il contadino’ perché sono nato in una zona di campagna, diciamo così. Poi alla Juve Stabia, dopo che segnai il rigore del 3-2 all’ultimo minuto con il cucchiaio, mi cominciarono a chiamare Il Locho”.

Molto solare Erpen, una di quelle persone che ti mette a tuo agio. Parla, spiega, non si ferma…corre! Davvero uno spettacolo questo ‘vecchietto di trentacinque anni’ (come si definisce lui, meglio precisarlo).