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Tensione, nervosismo, scaramanzia. I derby di Rosella Sensi… da tifosa! “Quando mio padre si alzò in piedi…”

Domenica sarà la prima domenica di dicembre, appunto, e Lazio e Roma si ritroveranno in un derby d’alta quota, che non si vedeva da alcuni anni: “In queste partite però la classifica conta davvero poco. Il derby rimane un derby, una partita da vincere a tutti i costi”. Vittoria o sconfitta alla quale assisteranno pochi intimi, viste le previsioni di un Olimpico semivuoto: Sarà un derby triste. Mi ricordo sempre un film di Alberto Sordi in cui prendeva in giro i tifosi della Lazio. Questa partita va vissuta con la goliardia che lo rappresenta, con gli sfottò e ovviamente con i tifosi allo stadio. Altrimenti si perde totalmente il senso di un derby”. La Roma da questo punto di vista già da tempo sta cercando di venire incontro al cuore pulsante del tifo, con iniziative (non ultima l’apertura del campo Tre Fontane) e proclami di tutti i tesserati. Ma la vera svolta la si avrà solamente con l’apertura del nuovo stadio: “Spero davvero si realizzi il prima possibile. Perché uno stadio vuoto per i tifosi della Roma è no sense. Loro sono stati determinanti in tutti i nostri anni di gestione, ai fini anche delle vittorie. Non perché giocassero, ma perché i ragazzi erano certi che avrebbero sentito la loro presenza”. Tifosi, curva… ed ecco che si apre nella Sensi, il vero grande rimpianto. Non essere riuscita a portare avanti il progetto dello Stadio Franco Sensi, presentato nel 2009, ma mai realizzato: “Noi avevamo un progetto, che però rimase inatteso per le note vicende bancarie della nostra famiglia e non permise di svilupparlo in maniera adeguata. Fu presentato e appoggiato da tutte le istituzioni, poi però essendo in procinto di cedere la Roma ci fu impossibile portarlo avanti. Peccato, perché era un sogno di mio padre e del presidente Viola. Avremmo voluto dare alla Roma un impianto proprio, esaudendo i sogni di due grandi uomini”.

La conclusione è la sintesi di questa continua lotta interiore tra scaramanzia e tifo: “Meglio questo Spalletti o quello sotto la mia gestione? Lo saprò dire tra un po’ di tempo”. Magari a fine stagione, al termine di una rincorsa vincente ad un trofeo. “Non mi voglio esprimere. L’ho già detto, sono scaramantica”. Impossibile strappare una parola di più, il tifo è anche questo. Un muro di scaramanzia, anche su un pronostico per domenica: “Ancora? (dice ridendo, ndr), non dico nulla”.