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Data: 21/02/2018 -

Ranieri a L'Originale: "Nazionale? Se mi chiamano chiedo al presidente del Nantes di liberarmi"

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Quinto in classifica in Ligue 1 con il suo Nantes, Claudio Ranieri sta sorprendendo tutti (anche) in Francia. Intervistato dalla trasmissione L'Originale di SkySport, l'allenatore italiano parla a tutto tondo della situazione del calcio nel nostro Paese. Partendo, inevitabilmente, dalla Nazionale, a cui lui stesso è stato associato negli ultimi mesi. “Qualsiasi allenatore italiano vorrebbe allenare la nazionale italiana. Ho un contratto con il Nantes di due anni, non ho avuto alcun contatto e quindi non posso dire nulla. Ma se dovessi avere una richiesta andrei dal presidente per chiedere di lasciare la società”. Un pensiero poi a chi l'azzurro non lo veste da diverso tempo ma sembra pronto a tornare, almeno così dicono i numeri. Un attaccante che Ranieri ha fronteggiato proprio nell'ultimo turno di Ligue 1. "Balotelli ha tantissima qualità, può dare ancora molto alla Nazionale. In Francia ha una squadra col grosso potenziale. Giocano molto bene, nel possesso palla lu riceve nel posto giusto al momento giusto, e lui sa finalizzare come pochi". E già che c'è, dà del calcio francese un parere da chi lo vive giorno per giorno. "Qui c'è una squadra extraterrestre, ovverso il PSG. Poi Marsiglia, Lione e Monaco che lottano alle sue spalle. Dietro ci sono anche ottime squadre e ottimi giocatori, che vanno ripuliti So che spesso ci spono osservatori da tutta Europa. Da noi anche, ovviamente".

Si passa poi alla nostra Serie A dove, al contrario della Ligue 1, c'è una corsa a 2 tra Juventus e Napoli. Entrambe, chi in Champions League, chi in Europ League, ha da gestire anche la ribalta europea. "Sarri ha fatto le sue considerazioni, conoscendo i propri giocatori e le loro energie. Conosceva bene il Lipsia, si capiva da come ne ha parlato. Rudi Voller mi parlò di questa squadra tedesca che andava a prendere ottimi giocatori in giro per il mondo. Una grossa realtà in Germania. L'allenatore del Napoli viene criticato quando non fa giocare tutti i suoi big. In quel caso ha scelto di far riposare alcuni giocatori, sicuramente non pensava sarebbe andata così". E da collega, analizza i sistemi di gioco di Sarri e Allegri. "Dall'esterno, il gioco della Juventus è tipico all'italiana, sviluppato alla perfezione da Allegri. Sarri fa giocare in 25-30 metri, ma fa spendere anche lui molto a i suoi. La Juventus è abituata ala doppia competizione. Giocare ogni 3 giorni non è facile, i bianconeri hanno una rosa più ampia. Dipende anche quanto spendi come energie nervose. Molte energie si consumano mentalmente. Bisogna vedere come, non quanto si corre". E se si parla di Serie A, è inevitabile il capitolo VAR. Su cui Ranieri è telegrafico: "Lo trovo un mezzo utile, non può che far bene al calcio. Ci sono stati degli errori ma con il tempo si migliorerà".

Una delle pagine più belle della storia di Ranieri rimane quella legata al Leicester. "Da tutto il mondo ci sono arrivate lettere e telefonate. Energie positive che ci spingevano a fare meglio e di più. Questo è stato il vero segreto del mio Leicester".

Un allenatore pacato, sereno, ma deciso e dalla grande dialettica. "Ci sono momenti in cui l'allenatore deve uscire allo scoperto e difendere propri giocatori. Proprio come il mio dilly ding dilly dong, qualcosa di unico e irripetibile, come alla fine è stata quella esperienza".


Oggi è anche la vigilia di Shaktars Donetsk-Roma, ottavo di finale di Champions League. "Tempo fa dissi che Roma segnava pochi gol, poi si è acceso Under. Nainggolan dietro Dzeko può portare imprevedibilità. Mi auguro possano fare bene sia in Serie A sia in Champions League. Di Francesco sta facendo un grande lavoro. Anche Monchi al primo anno ha stuipito tuitti, non è facile capire come gestire Roma fin da subito. Affrontare un avversario fermo da due mesi può avere aspetti positivi e negativi. Certo è che per lo Shaktar avere come prima partita una di Champions League può non essere il massimo".

Nella lunga chiacchierata, per Ranieri c'è anche spazio per parlare di qualche rimpianto. Anzi, di uno in particolare. "Mi manca lo scudetto? Dico sempre che ho due personalità Una dice 'devi vincere di più, punta più in alto'. L'altra mi dice 'sei partito dai dilettanti, devi essere contento di quello che hai fatto e che fai, e di allenare da 30 anni ai vertici'".

Già, 30 anni. Ranieri ne ha viste davvero tante. E ha visto anche diversi cambiamenti all'interno di uno spogliatoio. "Il calcio è cambiato moltissimo dai miei tempi. All'epoca non c'erano telefonini, si passava più tempo insieme. E in quel clima nacque il gruppo del Cagliari che in 3 stagioni passò dalla C alla A. Ora ci sono meno possibilità di legarsi. Anche se nel mio Leicester ho visto davvero dei ragazzi che si volevano bene. E forse era questa una chiave, perchè poi in campo si scambiavano favori reciproci".

Una vita passata ad allenare. Senza rimpianti, senza ripensamenti, senza nessun tipo di tensione o timore. "Sappiamo benissimo che i media ti esaltano quando le cose vanno bene, ed esagerano in negativo quando le cose vanno meno bene. In Spagna e Francia succede meno. Io amo il mio lavoro, non sono mai stato stressato in vita mia per critiche o altro, e non lo sarò mai".

Una considerazione anche sul Chelsea, allenato dal 2000 al 2004. "Ovunque ormai i soldi la fanno da padrone. Quando sono stato io al Chelsea Abramovich mi disse: 'investo i primi 5 anni, poi la squadra deve andare da sè'. Ora lo stanno facendo altri club. Conte al primo anno ha fatto benissimo, ha rigenerato l'ambiente e vinto la Premier League. Ora che ha la Champions League si aspettava qualcosa in più dal mercato, e invece ha visto andare via giocatori come Costa e Matic".

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