Pallone tra i piedi, corona d'alloro in testa. E un cuore che batte per due passioni. O meglio, due professioni. Sì, perché Dario Bova fa il calciatore ma è anche riuscito a laurearsi e ad ottenere l'abilitazione da avvocato. Lui, di ruolo centrale. Un 'avvocato difensore' a tutti gli effetti. E quante volte gliel'hanno fatta questa battuta… “Tante, davvero tante”. Classe 1984, cresciuto nelle giovanili del Napoli: “Una volta andai in panchina con la prima squadra, era un Napoli-Ancona del 2001 e in panchina c'era Scoglio”, ha raccontato ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. Poi, lasciato l'azzurro, è ripartito dalla Serie D, da Faenza, poi Imola e dopo il Cesena in Serie B per tre stagioni. Dall'anno scorso è al San Marino, dopo esser passato anche per Sud Tirol, Lucchese, Melfi, Aversa, Lupa Roma e Fidelis Andria. Tante squadre, tante promozioni. Cinque in totale. E a parlare con lui di promozioni bisogna sempre specificare se quelle di campo o quelle accademiche. Nel 2013 (quando giocava per l'Aversa) è tornato all'università e l'ha fatto con l'intenzione di uscirne da laureato riuscendo a conciliare calcio e libri: “Non era un problema di tempo, gli allenamenti c'erano solo di pomeriggio. Bastava mettere la sveglia alle 9, così un paio di ore di studio la mattina e poi dopo l'allenamento, invece di andare in giro, di nuovo a casa a studiare”.
Tutto casa, pallone e studio insomma per segnare uno dei gol più importanti lontano dal campo: la laurea in giurisprudenza, conseguita all'Università di Santa Maria Capua Vetere. “Io ho avuto la fortuna che sia i miei genitori sia mio fratello, anche lui avvocato, hanno sempre insistito affinché avessi un titolo di studio per il mio futuro. E' stata la mia fortuna questa perché grazie alla loro spinta sono riuscito a concludere gli studi. Sono arrivato a Cesena a 20 anni e pensavo solo al calcio e al divertimento. Però i miei hanno insistito affinché portassi a termine quello che avevo iniziato. Per un paio di anni avevo lasciato”. La famiglia vicino e la voglia di avere una sicurezza per il futuro, perché pensare all'immediato e basta non poteva soddisfarlo. Non è stata una passeggiata ma Bova è riuscito a far andare a braccetto calcio e università superando, dal campo alle aule, gli esami come gli avversari. Il più difficile? “Diritto commerciale, senza dubbio. C'era un professore che o sapevi tutto altrimenti alla prima domanda a cui non rispondevi ti mandava a casa. Mi ricordo che per passarlo rimasi due mesi chiuso a casa, uscivo solo per gli allenamenti e tornavo a casa a studiare. Presi un 26 alla fine”. E l'avversario più ostico? “Mi ricordo l'anno al Cesena, abbiamo giocato in Coppa Italia contro la Fiorentina e ho marcato Toni. Avevo 20 anni ed è stata abbastanza dura. Quindi sicuramente lui, un po' come commerciale all'università”.
“Grintoso”. Bova è così. E quella grinta che mette sempre in campo l'ha aiutato anche negli studi: “Quando trovavo un esame difficile, la mia grinta mi portava a farmelo passare comunque con caparbietà. Quando inizio una cosa la voglio portare a termine”. E non appena ottenuta l'abilitazione da avvocato (“Non è affatto facile passare alla prima volta!”) tanti suoi amici ed ex compagni si sono congratulati con lui, un Dottore nel mondo del calcio. Una rarità. Ma la notizia ha raggiunto anche la Spagna, Cordoba in particolare: “Mi hanno chiamato in tanti, anche Piovaccari che è stato uno dei primi. Federico mi ha fatto subito le congratulazioni, mi ha detto 'Non so come hai fatto ma ti stimo'”. Un'amicizia che nasce da lontano quella con l'ex attaccante della Samp: “Abbiamo giocato insieme nell'Under 21 nel 2005 durante i Giochi del Mediterraneo in Spagna. Quando l'anno scorso giocava in Australia ci sentivamo comunque. E' un'amicizia rimasta costante nel tempo. E di amicizie nel calcio ce ne sono poche ma lui è una di quelle”. Impossibile dunque non ricevere una sua chiamata, ancora di più in questa occasione, adesso che “i miei amici mi vedono quasi come un eroe perché è una cosa rara nel calcio”.
E una volta appesi gli scarpini al chiodo, l'obiettivo è chiaro: “Vorrei restare in ambito calcistico come avvocato di diritto sportivo o avere un ruolo in Federazione, questo sarebbe il mio sogno in realtà. Gioco da tanti anni e conosco anche quelle che possono essere le problematiche dei calciatori. Oppure lavorare come direttore sportivo in una squadra”. Solide dunque le basi per il futuro, senza però dimenticare le gioie del passato dentro e fuori dal campo: “Ho vinto 5 campionati: tre di D, uno di C2 e uno di C1. Le partite più belle sono sicuramente legate alle annate delle promozioni. Stupenda quella con la Fidelis Andria nella stagione 2014/2015: una piazza incredibile, ci hanno fatto una grandissima festa. Ho visto davvero la gioia delle persone che vivono per quella squadra”. Ed essere diventato avvocato? “Soddisfazione enorme. Una gioia grande, come aver vinto tutti quei campionati in una volta sola”.