Sef Torres, l’intervista doppia ai “gemelli del gol”. Musto: “Montella importante, ma non il solo “. Scotto: “Un giorno El Shaarawy…”
Uno è milanista, istintivo e imprevedibile. L’altro romanista, riflessivo e fantasioso. Luigi ha 25 anni, è di Sassari ed è cresciuto nelle giovanili del Genoa. Lorenzo ne ha 20, è di Roma e si è formato nel settore giovanile dei giallorossi. Scotto e Musto sono “il caldo” e “Er Freddo”, eppure a Sassari sono i “gemelli del gol”. “Radio Torres” ha narrato per un anno le loro prodezze: rovesciate, sforbiciate, stacchi imperiosi, siluri da fuori area, pure cucchiai. Con le loro 32 reti hanno trascinato i sassaresi fino alla finale play-off. Oltre alla facilità nel “gonfiare la rete” avranno qualche altra affinità? GianlucaDiMarzio.com ha provato a scoprirlo.
Partiamo con Scotto: cosa ti sarebbe piaciuto fare quando eri piccolo? “Ho sempre avuto le idee chiare, sognavo di fare il calciatore. Ho cominciato a 5 anni, nel Latte Dolce. Poi sono passato al Genoa. Sono stati sei anni molto importanti per la mia crescita, ho imparato tanto. L’emozione più grande è stata vincere la Coppa Italia Primavera a Marassi, davanti a tantissime persone. Con noi c’era anche Stephan El Shaarawy. Dopo una partita non giocata benissimo mi disse che si considerava “scarso”. Poi sappiamo come è andata a finire… Questo sta a testimoniare che a quell’età si possono perdere facilmente le certezze. In quel periodo cercai di tirarlo su, gli feci capire che invece aveva grandi qualità”.
E’ il turno di Lorenzo: volevi fare l’astronauta? “(Ride). No, anche per me il sogno di sempre è diventare un calciatore, perché ancora non mi reputo tale. Ho cominciato a quattro anni, con i miei amici e da allora non ho più smesso. Roma? Nove anni pieni di ricordi bellissimi, che mi hanno fatto crescere anche come persona. Purtroppo c’è anche il rammarico di non essere mai riuscito a vincere le categorie nazionali, dai Giovanissimi alla Primavera. Montella? Importante, certamente. Ma devo dire che tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno insegnato qualcosa, anche nei periodi negativi. E’ soprattutto in quei momenti che loro ti aiutano a maturare”.
Gigi, mi descriveresti Lorenzo? “Volentieri. E’ un ragazzo giovane e molto umile. Sente la porta come pochi altri e se continuerà con la testa giusta prevedo per lui un’ottima carriera. Qui nella Torres ha trovato l’ambiente ideale per esprimersi: noi più esperti aiutiamo lui e lui aiuta la Torres con i suoi gol”. Belle parole, non c’è che dire. Lorenzo, vuoi ricambiare? “Ci proviamo! Gigi è un ragazzo eccezionale, però… “. Però? “Sente molto la partita, è uno che in campo fa notare la sua presenza. A volte dice qualche parola di troppo, ecco (ride ancora). Il fatto curioso è che fuori è un ragazzo tranquillo e non a caso è uno di quelli con cui ho più legato. In campo ci mette sempre l’anima e si trasforma. E ‘ un giocatore rapido, tecnico, completo anche da un punto di vista tattico”.
Passiamo alla fede calcistica: qui siamo distanti. “Sono sempre stato milanista” – afferma Scotto -“ma il mio idolo indiscusso è Gianfranco Zola. Modello sia come calciatore che come uomo”. Lorenzo? Ha smesso… : “Non tengo a una squadra in particolare. Da piccolo ho sempre tifato Roma, ma adesso seguo il calcio da appassionato. Il mio modello di attaccante, invece, è Marco Van Basten“. Gigi, il calciatore più forte con cui hai giocato? “Tanti, ma mi piace citare in particolare Riccardo Taddei, che ho avuto come compagno l’anno scorso ad Alessandria“. Lorenzo? “Domanda difficile, fammi pensare… In generale Elio Capradossi“. I due non si citano… Gesto tecnico preferito da Scotto? “La sterzata” : “Sì, la capacità di cambiare rapidamente direzione durante il dribbling”. Lorenzo, tu il “cucchiaio”? “No, il cucchiaio non sempre può riuscire. L’ho fatto su rigore. E’ il colpo di testa il modo di segnare che mi esalta di più”. Proprio l’Olbia, l’altra finalista di domenica, lo sa bene: il sei gennaio ha steso i “bianchi” con una doppietta di testa.
Passiamo ai gol, tanti e belli. Luigi, quale delle 13 reti ha lasciato il segno nel tuo cuore e come le festeggi? “Più che il gol più bello ti cito il più importante. Quello con il Grosseto che ci ha permesso di arrivare ai play-off. Esultanza? Batto le mani vicino al cuore, come Kaka“. Lorenzo, invece, tra le sue 19 sceglie la più bella: “Il gol più bello per me è il cucchiaio con il Rieti, un gesto tecnico che non passa mai inosservato. Come lo festeggio? Mimando i colpi con le pistole, come “El Pistolero”, Roy Makaay“. Soprannomi? Anche qui c’è una certa affinità perché i due non ci dicono nulla, o quasi… “Forse uno c’è, ma non lo dico vista l’espulsione dell’ultima partita” – afferma Scotto – “Diciamo che per gli altri sono un compagno un po’ ‘focoso’ “. Scegliamo noi? “Psycho” rende l’idea, come Stuart Pearce, l’ex terzino della Nazionale inglese. Musto, invece, non ci da neanche indizi: “Soprannome? Va a periodi, ora ad esempio non ce l’ho!”. “El Pistolero” o “Er Freddo” calzano perfettamente.
Gigi, cosa ricorderai di questa stagione passata con Lorenzo? “All’inizio lui ha avuto delle difficoltà a causa di qualche infortunio di troppo. Non riusciva a far gol e io l’ho incoraggiato. Se ora ne ha fatti 20 il merito è anche di tutti noi che lo abbiamo stimolato nel modo giusto. Forse anche lui come Stephan, pensava di essere diventato scarso”. Lorenzo, che cosa pensi di Gigi? “Che è un bravissimo ragazzo. Mi ha aiutato a crescere, in campo mi scuote e cerca di toccare le corde giuste per farmi rendere al meglio. Poi pur essendo ancora giovane ha tanta esperienza, per cui anche da un punto di vista tattico e tecnico c’è solo da imparare con lui”. Troppo buoni.
Vediamo… Gigi, cosa invidi a Lorenzo e cosa pensi che lui ti invidi? “La sua freddezza, la sua tranquillità. Non perde mai la calma ed è una qualità che secondo me lo porterà lontano. Cosa mi invidia? Dovresti chiedere a lui… Forse un po’ di carisma e la capacità di fare assist, anche se a Lorenzo piace di più segnare”. Musto è sintetico: “Cosa gli invidio? La tecnica! Lui a me? Forse che ho fatto più gol…”. Rapporto con città e tifosi? Per Scotto si è trattato di un ritorno: “Dopo 12 anni fuori di casa è stato emozionante. Quando segno vado sotto la curva a esultare con i ‘miei’ tifosi e tra loro ci sono tanti amici. Questo per me è il massimo. Salterò la finale e questo è un grandissimo dispiacere. Una partita del genere la sogno da quando sono tornato. Sono sicuro che i miei compagni mi regaleranno questa gioia”.
Per Musto, invece, è il primo anno a Sassari: “Una città carina, tranquilla. Io sono abituato a Roma, una metropoli e Sassari pur essendo piccola ti offre tutto. Tifosi? Nell’ultima partita hanno fatto il coro con il mio nome: mi ha fatto un enorme piacere”. In chiusura d’intervista cerchiamo di strappare a entrambi una promessa. In cambio della vittoria nella finale play-off di domenica e del ripescaggio in Lega Pro cosa sareste disposti a fare? La risposta è stata per entrambi “Qualsiasi cosa, lasciamo la scelta ai nostri tifosi…”. Decisione presa anche dal capitano, Giacomo Demartis, in un’intervista di qualche mese fa. Bisogna ammetterlo, questa è la domanda più difficile. Ed è giusto che dopo un anno di sacrifici siano i tifosi a poter scegliere. Il sondaggio è aperto, non siate teneri: in palio c’è il paradiso, il professionismo.