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Programmazione e serenità: il progetto Südtirol spiegato dal ds Bravo

Il direttore sportivo del Südtirol Paolo Bravo ha raccontato il progetto della società ai nostri microfoni

Semifinale dei playoff alla prima stagione in assoluto in Serie B. Vette alte, mai toccate prima, quelle del Südtirol in questa stagione, quasi quanto quelle dei monti che circondano il moderno Stadio “Druso”. Una vera e propria isola felice in mezzo alle Dolomiti, per una provincia, quella autonoma di Bolzano, dove il calcio è diventato una “felice scoperta”. Frutto della progettazione messa in atto da anni dalla società e dalla dirigenza, che il direttore sportivo Paolo Bravo (di nome e di fatto) ha raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com.

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 Infrastrutture moderne e collettività al comando: dentro al progetto Südtirol 

Di casualità, nel progetto del Südtirol, c’è ben poco. La promozione in Serie B nella scorsa stagione con 90 punti conquistati, infatti, è stato il risultato di una programmazione, come confermato dal ds Bravo: “La Serie B era un progetto da anni, piano piano abbiamo cercato di mettere tutti i mattoni”. E i primi mattoni posti dalla società sono stati proprio alle basi: dalle infrastrutture, vero fiore all’occhiello nella categoria, con un centro sportivo da cinque campi e due palestre. “Tante volte si cerca di fare la migliore squadra possibile, facendo mancare delle cose. Noi abbiamo costruito prima le fondamenta, le strutture, e solo dopo la squadra. Il nostro impianto rappresenta un modo di essere che alla fine porta punti. Quanti, non lo so, ma mette a disposizione tutti gli strumenti possibili“.

 

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Credits. Uffiicio stampa Fcs – Foto Bordoni

Serenità e programmazione. Quasi un diktat, nel mondo Südtirol, per una società che vive in salita, in tutti i sensi: “Cerchiamo di vivere alla giornata. Questo è il modo di ragionare della società, di chi lavora. Nella quotidianeità aggiungiamo sempre per crearci un futuro sempre migliore”.

Come vive Bolzano: ospitalità, mai ostilità

E pensare che la squadra viene da una provincia, quella autonoma di Bolzano, dove il calcio non sempre è stato lo sport principale. “Il calcio qua è diventata una piacevole novità. è cresciuta la voglia di venire allo stadio, di vivere la partita” ha confermato Bravo. E la partita lì si vive in un modo totamente inusuale rispetto alla categoria, basti pensare che dal centro sportivo i giocatori raggiungono lo stadio con i mezzi privati: “Mangiamo sempre tutti insieme, dirigenza e giocatori, allo stadio ci andiamo con lemacchine private dal centro sportivo. Un modo per permetterci di ricordarci da dove veniamo“.

 

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Credits: Ufficio stampa Fcs – Foto Bordoni

Al “Druso”, gli spalti sono sempre colmi. A vigere, è sempre un principio di ospitalità, e mai di ostilità. Basti pensare alla tradizione del Sudtirol, di regalare alla squadra avversaria una cesta di mele, prodotto tipico del territorio.

Il pragmatismo in panchina

Nelle ultime stagioni, il Sudtirol ha visto passare sulla propria panchina tanti ottimi allenatori, come Zanetti, oggi all’Empoli, Vecchi, Stroppa, Javorcic, infine Bisoli. “Tutti gli allenatori che sono passati da qui avevano e hanno una caratteristica: il pragmatismo. In tutte le sue forme: il pragmatismo non è solo il cholismo, il pragmatismo ha tante sfumature” ha commentato il ds Bravo, aggiungendo sull’attuale allenatore: “Bisoli ci ha portato pragmatismo in una categoria che nessuno conosceva, facendoci capire che in Serie B questa caratteristica sposta maggiormente rispetto che nelle altre”.

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Simbiosi unica, quella tra Bisoli e la squadra, come dallo stesso confermato: “La nostra forza è il gruppo: prima dell’allenamento scherziamo molto, sono il primo a fare battute: ma quando iniziamo a lavorare cala il silenzio”. E pensare che l’allenatore è arrivato soltanto alla quarta giornata, dopo un’estate che ha visto l’addio di Javorcic (direzione Venezia), l’arrivo di Zauli, sostiuito da Greco prima dell’inzio del campionato: “Abbiamo cominciato l’anno con mille difficoltà. Lì non posso dire che c’è stata programmazione. Abbiamo quindi provato a sistemare la situazione, a rimediare agli errori fatti, io in primis, trovando un allenatore (Bisoli), che è riuscito a fare qualcosa di inaspettato. Nessuno si aspettava di arrivare tanto in alto in così breve” ha commentato Bravo.

Giocatori bravi, ma la vera forza è il gruppo

E pensare che a gennaio aveva anche salutato un giocatore importante come Nicolussi-Caviglia. Parola d’ordine: ripartire. Ma come è possibile? Bravo lo ha spiegato: “In situazioni come la nostra non credo ci sia nessuno dal quale si possa prescindere, dal direttore sportivo ai giocatori. Con questo sistema possiamo alimentarci ogni stagione con risorse nuove. Ciò che sposta veramente è il modo di lavoro. Il gruppo sempre davanti a tutto“.

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Vette mai toccate prima, ma gli obiettivi rimangono bassi. “Il nostro obiettivo è quello di salvarsi tutte le stagoni, di produrre qualcosa di piacevole. Possibilmente, di fare plusvalenze, dando la possibilità ai ragazzi che passano di qua di mettersi in mostra per vetrine più importanti”. E alcuni ragazzi che si stanno facendo notare già ci sono: “Belardinelli, Rover e Curto pronti per la Serie A, sono i nostri giocatori che fino a questo momento maggiormente in mostra”.

Insomma, il Südtirol è un ambiente felice, dove la progettualità è sovrana, così come le tradizioni, sane, come quella dello stesso direttore Bravo di cucinare per tutti coloro che lavorano negli uffici dopo una vittoria: “Quest’anno siamo un po’ ingrassati…