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“Dallo scudetto col Milan alla Finlandia”. Rodney Strasser riparte

Una chiamata pomeridiana: in Italia sono le 17:12, in Finlandia l’orologio è un’ora avanti. Dall’altra parte della cornetta una voce potente, quella di Rodney Strasser. Lui, nato in Sierra Leone, è stato uno dei 35 protagonisti dell’ultimo scudetto del Milan. “E’ una cosa indimenticabile”, racconta a Gianlucadimarzio.com. "Ci penso sempre, un’emozione enorme”.

Ricordi. Come quel gol: minuto 85 di Cagliari-Milan, risultato sullo 0-0. Robinho riceve palla e serve Cassano con il tacco. Fantantonio cerca il filtrante, Strasser capisce al volo, riceve, allarga il destro e segna. Il mio primo in Serie A. Una gioia arrivata grazie a un movimento giusto. “Mister Allegri ci chiedeva spesso di tagliare, per creare spazio. Quando l’ho trovato, ho calciato senza pensarci molto: l’unica cosa a cui pensare era fare gol". E allora i pensieri tornano a quella corsa verso la bandierina con i compagni “che mi saltavano addosso. E’ stato un gol importante per tutta la squadra, dai giocatori ai massaggiatori: ho sbloccato la partita a pochi minuti dalla fine. E l’ho sbloccata io, un centrocampista difensivo, uno dai cui non ti aspetti il gol…”.


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Il gol e lo scudetto, senza dubbio, resteranno per sempre nei ricordi di Rodney, così come i compagni dell’avventura rossonera: “Grandi campioni e grandi professionisti: tutti bravissimi e rispettosi". In una rosa di fuoriclasse, difficile scegliere un solo modello, ma Strasser ha pochi dubbi: “Per come lavorava e per la grinta direi Gattuso. Centrocampista davanti alla difesa, come me. In tutto ciò che faceva dava il cento per cento, dall’allenamento alla partita”.

Alla ricerca del rilancio… si vola in Finlandia!

Dal Milan alla… Finlandia! Il lungo viaggio di Strasser sintetizzato in quattro parole. Il TPS lo ha chiamato qualche mese fa, e lui ha risposto “presente”. Pronto, ancora una volta, a cercare il riscatto. Con grinta e determinazione. Pochi mesi per entrare in contatto con il movimento calcistico finlandese, ma già idee chiare: “Lo sto studiando, guardo video e partite. Di certo non è facile come la gente potrebbe pensare. E’ un calcio fisico e deciso. Sono arrivato qui grazie a Dino Sacco e ad altri collaboratori. Mii hanno dato la sicurezza necessaria per affrontare questa nuova avventura. Per me è un passo in avanti. Speriamo di tornare presto in campo. E che vada tutto bene”.


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L’infanzia in Sierra Leone

Il pallone come àncora di salvezza per fuggire dai problemi. Storia che accomuna molti calciatori. E tra questi, anche Strasser: “Sono cresciuto in Sierra Leone. Da piccolo ho visto la guerra. Per fortuna giocavo a calcio. Vengo da una famiglia di calciatori: mio nonno, mio padre e anche mio fratello giocava. Il pallone è sempre stato nel nostro sangue. Però, mio padre, prima di farmi giocare, voleva sempre che io andassi a scuola. All’inizio avrebbe voluto che diventassi un avvocato, ma la passione per il calcio ha prevalso. Giocavamo scuola contro scuola ed è così che ho cominciato”. Poi la chiamata a fare un passo in avanti, firmando con il Kallon. Nei campionati scolastici era tra i più talentuosi: i suoi numeri rubavano l’occhio. “Con l’FC Kallon abbiamo spesso giocato tornei in giro per il mondo. Ed è giocando uno di questi, in Italia, che mi sono affacciato al calcio europeo”.

Dopo il Milan, tra Italia, Croazia e Portogallo

Nella nostra chiacchierata si fa, poi, un grande salto in avanti, ripercorrendo le esperienze post-Milan del classe 1990. Ripassando i trascorsi con la maglia del Lecce, “una città bellissima, in cui ho vissuto molto bene”. Una città molto legata al suo club. “Era una grande squadra, con giocatori di alto livello: Cuadrado, Muriel, Di Michele, Oddo… Purtroppo, la mia parentesi giallorossa è stata interrotta da un infortunio e, così, a gennaio, sono rientrato a Milano. Però in Puglia mi sono trovato bene, con entrambi gli allenatori, con la squadra e con la dirigenza”.


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Salutato il Salento, ecco arrivare le difficoltà. Rodney entra in uno sfortunato ciclo, tra infortuni e poche presenze, con le maglie di Milan e Parma. Decide allora di scendere di categoria, passando dalla A alla B, e tornando nel sud Italia: lì, il riscatto si chiama Reggina. Reggina che “è stata la mia prima esperienza in Serie B. E’ stata una buona stagione per me: sono arrivato per tornare a giocare con continuità. Purtroppo l’esito della stagione non è stato quello che avremmo voluto: non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Ma è stato bello”.

Così come le due esperienze in Croazia e in Portogallo: “Quella a Zagabria più di quella al Gil Vicente”. Esperienze che inevitabilmente portano a interfacciarsi con nuove culture, cosa a cui Strasser è abituato: “Sono straniero anche in Italia, ma è diventata per me una seconda casa. E’ giusto che, per giocare da professionista, si debba cambiare e provare. Mi piace conoscere nuove culture e nuove lingue, è molto importante”.

Covid-19

Rodney ha scelto la Finlandia appena in tempo. Giusto qualche settimana prima che le frontiere si chiudessero, a causa della pandemia. “A gennaio ero in Italia, poi mi sono trasferito. Qui il virus ha fatto meno danni che in altri Paesi, ma mi dispiace molto per tutti i miei amici italiani". Per fortuna, però, di pari passo con il ritorno alla normalità, “il calcio sta tornando. Trovo che la Germania abbia fatto un lavoro straordinario, è un esempio da seguire: hanno ripreso a giocare in sicurezza, attirando gli occhi di tutto il mondo. Spero che vada tutto bene, così che il calcio possa tornare ovunque”. Una speranza che tutti noi raccogliamo e custodiamo nel cuore.

A cura di Luca Bendoni