Roma, Dzeko: “Ignoro le critiche e in due anni possiamo vincere lo scudetto”
Edin Dzeko ha raccontato il suo momento e quello della Roma in un’intervista alla rivista tedesca “Kicker“. Il bosniaco è a secco da cinque partite ma non ha nessuna intenzione di tornare a vedere le magliette ironiche, “Edin Cieco e “L’amore è Dzeko”, che giravano in città qualche tempo fa: “Io accetto le critiche degli addetti ai lavori, ma spesso giudica chi non ne capisce molto: queste critiche le ignoro. Il primo anno è andato male perché al City, durante la preparazione estiva, non mi avevano fatto giocare sapendo che sarei andato via. Avrei potuto lasciare la Roma dopo il primo anno, ma non sono uno che molla. Nel calcio è tutto troppo bianco o nero: se Messi e Ronaldo non segnano per due partite, cosa che non accade quasi mai, si parla di crisi. Non siamo robot”. Dzeko, poi, affronta il suo rapporto con i tifosi della Roma: “I tifosi a Roma sono incredibilmente fanatici e il calcio qui a volte ha un’importanza esagerata. Allo stesso tempo però giocare davanti a loro ti trasmette quell’entusiasmo che ti dà una spinta in più. L’addio di Totti è stato emozionante, stavo per piangere perché una leggenda smetteva di giocare a calcio. Ma era il momento giusto per smettere, lo sa anche lui. A Roma è difficile passare inosservati. Qui però si vive bene, anche mia moglie e i miei figli stanno bene“. Come detto Dzeko non segna da 5 partite ma l’occasione per sbloccarsi sta per arrivare, il derby di sabato 18 novembre: “Per chi non lo vive è impossibile capire: se vinci per i tifosi la vita è più bella. Ora le proteste delle tifoserie sono finite, quindi vivrò il derby più caldo. Queste partite in uno stadio semi-vuoto erano tristi“. Partita che potrebbe segnare anche le ambizioni scudetto della Roma: “Quest’anno il campionato è più livellato ma la Juventus resta la favorita. Mi sento bene come mai, ho ancora un paio di anni per portare lo scudetto alla Roma e ripetere quanto vinto con Wolfsburg e Manchester City”. Infine un giudizio sulla VAR: “È strano, perché quando segni non sai se puoi esultare o aspettare che l’arbitro controlli l’azione. Ci dobbiamo ancora abituare, non bisogna abusarne“.