Qui Fasano, Nadarevic è rinato: “Riparto dalla D per tornare in alto”
L’esterno bosniaco ha la sua seconda casa in Puglia. “ Ho vissuto piazze calde, ma nulla mi ha dato tanto calore come è successo a Bari. Qui ho trovato un ambiente sereno”.
“Mi sono fidanzato qui, ho due figli e ho deciso di rimanere qui in zona. Ormai sono un barese acquisito”. Ci sono serenità e una nuova consapevolezza nella voce di Enis Nadarevic, 31 anni, radici in Bosnia ma una vita calcistica spesa in Italia. Nel viaggio del Belpaese, dalla Sanvitese a Varese, fino a Genova, Cesena, Bari, Trapani, Monopoli e Andria, ora è ripartito dalla serie D, sposando la causa del Fasano. E con i biancoazzurri il campionato è partito bene: 12 punti nelle prime sette giornate e quinto posto in tasca. Niente male per una matricola “Ringrazio il presidente e il mister che mi hanno dato questa possibilità. Abbiamo una squadra forte e ora abbiamo fatto due vittorie di fila – racconta Nadarevic a gianlucadimarzio.com – speriamo di non fermarci più. Ho trovato un gruppo sano, che è la cosa più importante. I miei compiti? Tutti si aspettano sempre la giocata e la prestazione da me, lo capisco. Mi hanno chiesto di essere un uomo spogliatoio e dare l’esempio ai più giovani, anche se io mi sento un ragazzino (ride, ndr)”. Non ama rilasciare interviste: in carriera i suoi virgolettati sono ridotti all’osso. Questioni di carattere, ma anche di scaramanzia: “So che è una stupidaggine, ma ogni volta che magari in passato iniziavo a fare bene, poi facevo delle interviste e poco dopo mi infortunavo”.
Tra i segreti di Enis c’è anche la buona tavola: “Da due anni soffrivo di problemi al polpaccio, li ho eliminati approcciandomi alla cucina vegana: addio dolci e carne, ora peso 77 chili rispetto agli 84 di qualche mese fa. Ora ho molta più cura di me stesso e ho capito che se una persona vuole stare bene si deve curare bene, dentro e fuori dal campo”. Nadarevic l’ha capito e fissato in mente, accanto agli obiettivi: “Voglio tornare lì dove devo stare – spiega con decisione – Con tutto il rispetto per la categoria, la D non è la mia categoria, ma quando quasi nessuno crede più in te, diventa dura. Però devo ammettere che il girone H è il più difficile di tutti, se non sei concentrato hai problemi contro ogni avversario. Noi dobbiamo salvarci, prima lo facciamo e meglio è. Intanto domenica c’è il Taranto, una partita che si prepara da sola. Però sognare non costa niente”.
Tra gli avversari non c’è però una fetta del suo passato. Quel Bari che gioca nel girone I ed è rimasto nel cuore di Enis, che ancora oggi nel capoluogo pugliese ci vive: “Sono stato vicino al ritorno in estate, ci sono stati dei contatti poi non se ne è fatto nulla. Fa male vedere un club del genere in D, la tifoseria non merita questa categoria. Loro sono da serie A, è una delle tifoserie più importanti d’Italia. Per me è stata l’esperienza più bella da quando ho iniziato a giocare a calcio: ho vissuto piazze calde, ma nulla mi ha dato tanto calore come è successo a Bari. Ho un solo rammarico, non aver giocato i playoff con loro. Ma sono fatalista: credo nel destino, se è andata così vuol dire che doveva andare in questo modo”. Oggi il destino e il cammino calcistico gli riservano un presente da stella e chioccia del Fasano. Le reti sono già 3 in 5 presenze, di cui due decisive per battere Sorrento e Bitonto nelle ultime due settimane. Non si nasconde, Enis, nemmeno quando deve dire la sua sui giovani in campo per obbligo normativo: “Sono contro questi obblighi. Se uno è bravo gioca. Così si finisce invece per penalizzare il campionato. I talenti vanno formati dai settori giovanili, non in D. Poi magari mi sbaglio, perché a decidere è chi fa le regole. Però molti colleghi la pensano così”.
Sfogli il curriculum di Enis e ci trovi i playoff per la A persi con il Varese e la massima serie trovata a Genova, con tre presenze. Allora la domanda viene spontanea: come ci è finito in D? “Parlerei di sfortuna – risponde lui – quando sono arrivato al Genoa nel gennaio 2013, su volontà di Delneri, sono arrivato di giovedì, il mister mi ha fatto esordire la domenica e dopo quella partita è stato esonerato. Dopo, non ho avuto molto spazio. Ma non ho rimpianti. Io potevo fare meglio, ma se vivi di rimpianti non vivi più. Tutti sbagliamo, l’essenziale è capirlo e ripartire: a Fasano lo sto facendo”. Con lo stesso spirito di quando, ragazzino, decise quale dovesse essere il suo futuro: “Ho iniziato a giocare a calcio a casa, in Bosnia – ricorda – poi ci siamo trasferiti in Svizzera. Da piccolo abbiamo visto allo stadio Svizzera-Nigeria, e lì sono stato folgorato. Ho deciso che avrei fatto il calciatore. E ci ho sempre creduto. Quando sono venuto in Italia, in serie D, tanti mi dicevano che ero più da calcio a 5 che da calcio a 11. Io però ci credevo troppo, e andavo a correre ogni giorno: neve, pioggia, non mi fermava nulla. Con il lavoro si arriva dappertutto, se uno ci crede. Spero che i giovani lo capiscano. Se non ci credi, non serve giocare”. Parola di Enis Nadarevic, che a Fasano vive la sua second life da calciatore. In Puglia, ormai una seconda casa.
Credit foto: Fasano Calcio