Preziosi-Ballardini, il perché di un addio che fa discutere
Separazione consumata e…premeditata: i motivi dell’interruzione di un rapporto mai sbocciato tra Preziosi e Ballardini. Di fronte ad un cambio che ha fatto e farà parlare…
Decisione presa, nel pomeriggio diventata anche ufficiale. Sollevamento dall’incarico e ringraziamenti “per la dedizione profusa durante il suo mandato” all’ormai ex allenatore del Genoa Davide Ballardini. E ancora, “la Società rende noto di aver affidato la conduzione del team a mister Ivan Juric”, il comunicato del club sull’addio al Balla e il ritorno del Pirata. Un cambio in panchina che ha già iniziato, e che continuerà, a far discutere.
Un’idea, quella di interrompere il rapporto con l’ex Lazio, che il Presidente Preziosi aveva già sondato domenica pomeriggio alla fine del match del Ferraris: 3-1 finale per il Parma e parole dure del numero uno rossoblu nei confronti dell’allenatore. “Questa sconfitta ci ridimensiona e dice che il nostro obiettivo è sempre lo stesso: non fare sogni, ma pensare a registrare questa squadra che troppo spesso regala possibilità agli avversari. Forse abbiamo interpretato male la partita o siamo stati messi male in campo, il Parma oggi non ha rubato nulla. È compito dell’allenatore trovare un rimedio”.
E inizialmente Preziosi, dopo il confronto durato quasi un’ora e mezza nella pancia di Marassi con i suoi dirigenti dopo il ko di domenica, il tempo a Ballardini aveva pensato di darlo: una decisione che nel corso delle ore ha però lasciato spazio alla scelta di cambiare. Nonostante i 12 punti in 7 gare (10 in più di un anno fa), una partita ancora da recuperare e l’esplosione del capocannoniere della Serie A. Nonostante la parte sinistra della classifica e i soli due punti dall’Europa. A spingere comunque Preziosi verso l’addio a Ballardini, nonostante un Genoa (e il suo Pistolero) tra le sorprese di questo inizio di stagione, un feeling in questi anni mai sbocciato e un rapporto deterioratosi sempre di più in queste ultime settimane, nonostante i successi del Grifone.
L’allenatore a Genova era sempre subentrato, centrando puntualmente l’obiettivo fissato della salvezza, ma mai riuscendo a convincere con il gioco Preziosi a riconfermarlo per la stagione successiva. In estate l’occasione di partire dall’inizio, proporre un calcio diverso grazie alla possibilità di lavorare con il gruppo fin dal primo giorno di ritiro a Neustift. E un Genoa cambiato in questo avvio di campionato lo si è visto davvero: qualità e potenzialità importanti da una parte, ma anche meno solidità e robustezza dall’altra. Più gol fatti (12), grazie soprattutto al fortissimo impatto nel campionato di Piatek, ma anche tanti gol subiti (14).
Tanti black out, che hanno portato alle pesanti sconfitte con Sassuolo, Lazio e in casa col Parma. Si arriva all’altro motivo che ha spinto all’addio di Ballardini in questo martedì di inizio ottobre: dopo sette giornate la domanda alla quale bisogna ancora trovare una risposta è chi sia veramente il Genoa. Perché al di là dei successi e dei tanti punti in classifica, il Grifone di Ballardini ha continuato a dare l’idea di essere alla continua ricerca di un equilibrio tattico: a metà tra la voglia di sfruttare il grande potenziale offensivo a disposizione e i conti con un’inaspettata fragilità difensiva.
Tra momenti di bel gioco e improvvise amnesie, tanti i cambi di modulo di Ballardini in queste prime uscite della squadra: quattro addirittura nel solo ultimo match di Marassi, a caccia di un’identità che dopo quasi tre mesi e mezzo di lavoro sembra ancora da trovare. “Questo è un Genoa che si è rinforzato soprattutto in attacco” ha sottolineato più volte il Balla, a rimarcare che nelle altre zone del campo la qualità non fosse dello stesso livello di quella offensiva. “Abbiamo otto difensori e non riusciamo a trovare una quadratura in difesa” la replica del presidente Preziosi al termine della gara con il Parma, che da questo gruppo viste qualità e rinforzi arrivati in estate ha sempre detto di aspettarsi di più di una salvezza tranquilla. Punti di vista differenti.
Quello di Ballardini, numeri dalla sua parte a dimostrazione del buon lavoro fatto in termini di risultati potendo partite dal primo minuto sulla panchina del Genoa. E quello del Presidente Preziosi, che già alla fine della scorsa stagione aveva individuato (e contattato) Davide Nicola quale guida ideale per il suo Genoa: l’ennesima impresa salvezza del Balla, con tutta la piazza a fare il tifo per la sua permanenza, aveva portato alla riconferma di Preziosi, scelta della quale però il Presidente non è mai stato profondamente convinto. La fiducia venuta irrimediabilmente meno nelle ultime ore ha fatto il resto, portando alla decisione maturata oggi: dare l’addio a Ballardini e sfruttare la sosta per permettere ai giocatori di mettersi da domani subito al lavoro col nuovo – vecchio allenatore.
Una decisione che sta già facendo e che è destinata a continuare a far discutere, e che classifica alla mano in molti stentano a spiegarsi: una scelta che parte da lontano ed oggi è arrivata a Pegli, dove Preziosi e Ballardini non si sono visti: della dirigenza presenti il Direttore Generale Perinetti e l’Amministratore Delegato Zarbano. Juric, invece, arriverà domani, nel giorno del suo nuovo ritorno in rossoblù: in quella che per lui è sempre stata casa. Domani un nuovo capitolo, tutto da scrivere: con il compito di dare al Genoa identità, equilibrio e gioco voluti da Preziosi, e quello di far cambiare idea ai tanti tifosi che in queste ore stanno manifestando, sui social, il disappunto per una scelta per la quale non riescono a trovare una valida motivazione. La scelta di separarsi da Ballardini, del quale Juric ora sarà chiamato a fare meglio: sicuramente una sfida non semplice, visti gli ottimi risultati ottenuti fin qui dal Grifone, ma che il Pirata rossoblù è pronto a raccogliere.