Mancini: “La vittoria dell’Europeo non fu casuale. Non chiamare Balotelli dopo un errore”
A un anno esatto della vittoria di Euro2020 a Wembley, Roberto Mancini ha rilasciato un’intervista
L’11 luglio è ormai diventato un giorno storico per il calcio italiano. In questa data, la Nazionale azzurra ha vinto sia il Mondiale nel 1982, che l’Europeo, esattamente un anno fa, a Wembley. Per il primo anniversario della vittoria di Euro 2020 il ct Roberto Mancini ha parlato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, ricordando la finale contro l’Inghilterra, ma anche la mancata qualificazione successiva al mondiale di Qatar 2022.
Mancini: “L’Europeo non è stato casuale, c’è stato un percorso preciso”
I ricordi di quei 50 giorni, cominciati a maggio nel raduno in Sardegna e terminati a Wembley, con la medagli al collo, sono tanti per Roberto Mancini. In particolare, il ct vuole ricordare un momento specifico: “Quando si è fatto male Spinazzola: troppo ingiusto per non prevedere un altro tipo di giustizia. E dopo la vittoria, c’è stata una corsa per farsi il selfie con la coppa: era come se avessero paura che potesse scappare via“. Da molti, quella vittoria è stata definita un miracolo: “Un miracolo lo abbiamo fatto di sicuro. Ma non solo l’Europeo: tre anni e mezzo giocati alla grande. Capita che si vinca un grande torneo perché in quel mese va tutto bene: non è stato il nostro caso. Dietro c’era un percorso preciso: tante partite importanti, non solo sette”.
I dubbi su lasciare la Nazionale e il rimorso per Balotelli
Da un’enorme gioia, a un’enorme delusione. La mancata qualificazione al mondiale di Qatar ha bloccato, e per alcuni, rivalutato, l’euforia per la vittoria di Euro2020. Una delusione che ha portato a far meditare Mancini su un addio: “Mi sono trovato in una situazione molto difficile”. Tanti i rimorsi per Roberto Mancini, uno su tutti: non avere convocato Balotelli per le partite con Svizzera e Irlanda del Nord, dove la Nazionale non ha segnato un gol, costringendola ai playoff con la Macedonia del Nord: “Per la partita con la Svizzera avevamo dieci infortunati, Immobile incluso. Chiamare Mario ci poteva stare, ma gli errori si fanno”.
Adesso per la Nazionale si è aperto un nuovo ciclo, già iniziato a essere testato da Mancini durante le partite di Nations League, terminate con la pesante sconfitta contro la Germania: “Una botta può aver fatto anche bene. Per capire che serve concentrazione non da quando sei in campo, ma nello spogliatoio”. Per il futuro, possibili cambi tattici per l’Italia: “Se servirà, non avremo problemi a cambiare tipo di gioco: possiamo valutare anche di giocare con due punte”.