L’anno del rilancio sognando la Juve: il Crotone si gode la prima rete da professionista di Rolly Mandragora
“Crotone è l’ideale per il mio rilancio. Spero sia la stagione della mia consacrazione perché sono stato un anno lontano dal campo sia a causa dell’infortunio e sia perchè alla Juve c’erano grandi campioni, troppa concorrenza”. Rolando Mandragora ha accettato la sfida di Crotone perché “amo le sfide” ma soprattutto per maturare. Per diventare grande. Lui che in realtà è un classe ’97 ma nel grande calcio sembra esserci da una vita. Tutta ‘colpa’ di quell’esordio col Genoa a 17 anni e 4 mesi nel 2014 contro la Juve di Pogba. Sbarcato in estate in Calabria in prestito secco proprio dal pianeta Juve dopo aver dovuto per forza di cose stoppare il proprio percorso di crescita per una brutta frattura al piede. Ora per lui la Serie A da protagonista: una chance troppo grande da lasciarsi sfuggire. Anche e soprattutto per riguadagnarsi la Juve. Per farlo però dovrà ripagare la fiducia del Crotone. Tanta, infinita: “Mi seguivano da un po’ di anni e oggi sono orgoglioso di essere a Crotone per dare una mano alla squadra: hanno creduto in me più di tutti e qui c’è una grande piazza, una società sana e la possibilità di valorizzare i giovani. Ho tutto da dimostrare e spero di farlo sul campo”. Detto, fatto: 5 match su 6 da titolare e primo gol da professionista nella sfida salvezza vinta contro il Benevento. Diventando così anche il più giovane centrocampista a segno finora in questo campionato. Una rete che vale doppio anzi, triplo, per aver regalato i primi 3 punti ai calabresi. ‘Scida’ in festa sulle note di Rino Gaetano e sospiro di sollievo per Nicola, ora a quota 4. Tutto di fronte a quel Gaetano Letizia cresciuto a Scampia proprio come ‘Rolly’: “Sono cresciuto in strada, tra le vie di Scampia a Napoli. A 14 anni andai via di casa facendo provini per tutta Italia. Sembrava che nessuno mi volesse, poi invece il Genoa ha creduto in me”. Chi viene da certi contesti lo sa: arrivare in alto è faticoso ma basta un attimo per cadere in basso. Guai a rilassarsi: “Sono felice per il primo gol, ora mi godo la vittoria ma ci proiettiamo subito verso la prossima sfida che sarà ancora più importante di questa”, parola di Mandragora stesso. La stagione trascorsa praticamente in toto ad osservare i compagni gli ha dato il tempo di riflettere, maturare. Non poteva farlo in campo, ha lavorato sulla testa e sulle motivazioni. “Per un calciatore è difficile stare lontano dal campo vedendo così sfumare ciò che ti sei conquistato con il lavoro”. Stare a contatto quotidianamente con i giocatori della Juve l’ha aiutato a sviluppare il proprio carisma, perfezionandosi. “Allenarsi con Buffon, Barzagli e Bonucci e avere a che fare con la loro leadership nello spogliatoio è un’esperienza unica che tutti i giovani dovrebbero fare, non solo italiani. Quando ti alleni con certi campioni c’è da imparare e rubare segreti un po’ a tutti. Soprattutto a quelli del mio ruolo: Khedira, Pjanic, Marchisio. Poi c’è Sturaro, un fratello maggiore per me”. Con un ringraziamento speciale a chi ha saputo aiutarlo nei momenti di difficoltà più di chiunque altro: “Bonucci! Mi è stato vicino e se devo fare un ringraziamento speciale mi sento di farlo a lui”. Difficoltà alle spalle e strada tracciata: tutto dipenderà da Mandragora. Desideroso, determinato a riconquistarsi quella maglia bianconera: “Alla chiamata della Juve ero davvero molto contento, è il club più importante d’Italia. Per me è un motivo di grande vanto e orgoglio poter vestire quella maglia, spero di farlo nuovamente in futuro”. Ma, come già ribadito, tutto passerà dalla stagione della consacrazione. Dalla salvezza del Crotone. Con l’augurio dello ‘Scida’ che sia solo la prima di una lunga serie di esultanze sulle note di Rino Gaetano grazie alle giocate di Rolly Mandragora. Quel centrocampista sbarcato dal pianeta Juve per “darci qualcosa in più e farci fare il salto di categoria”, parola del presidente Vrenna.