Consapevolezze – Kritta: “Fede, calcio, radici”

La storia di Marwane Kritta parte dalle strade del suo Marocco, tra le infinite partitelle con gli amici e i sorrisi dei parenti.
Un cammino con all’orizzonte il sogno di arrivare in Serie A e vestire la maglia della Nazionale. La fede e la famiglia come coordinate del percorso, sacrifici e dedizione gli strumenti.
Quest’anno con il Lecco ha raggiunto l’obiettivo del professionismo, diventando uno delle sorprese più belle del campionato.
A 18 anni aveva pensato di smettere. I problemi economici in famiglia, l’idea di trovarsi un lavoro per aiutare i genitori. I mille dubbi in testa e l’incertezza: “Non sapevo che fare. Ero stremato”.
Una chiacchierata con i genitori che lo convincono a non smettere: “Mi hanno salvato il futuro. Sono qua grazie a loro”. Da quel momento Marwane non si è più fermato. Continua a correre, come sulla fascia del Rigamonti Ceppi.

La lettera di Kritta
“Mamma, papà, sto tornando a casa. Ho bisogno di parlarvi”. Lo ricordo bene quel giorno. Stavo andando agli allenamenti, ero stremato mentalmente. Non ce la facevo più, non riuscivo più a sostenere tutto quel peso. Decisi di parlare con i miei genitori.
Nell’estate dopo il mio secondo anno al Ponte San Pietro ho vissuto il momento più duro della mia carriera. Stavo male. Non avevo iniziato bene il ritiro. A casa c’erano delle problematiche dal punto di vista economico. Non sapevo che fare. Pensai di intraprendere un percorso lavorativo diverso dal calcio. Quale? Non lo sapevo. Ma pensavo fosse la cosa migliore per aiutare la mia famiglia.
“Cosa devo fare? Smetto? A casa hanno bisogno di me. Devo fare di più. Ma come? Devo dire addio al calcio? Forse sì…”.
La mia testa si riempiva di pensieri. Uno inseguiva l’altro, non mi lasciavano tregua. Mai. Ogni ora, ogni giorno. Avevo tanta confusione in testa. E avevo solo 18 anni.
Sono sempre stato una persona matura, mi sentivo responsabile nei confronti della mia famiglia.
Non vedevo l’ora di tornare a casa per dirglielo. Senza il loro sostegno ora non sarei qua. Sono un riferimento fondamentale, mi confronto sempre con loro. La loro opinione per me è importante. E anche in quel caso è stata utile. Mi hanno salvato la vita e il futuro.
“Marwane ricorda tutti i sacrifici che hai fatto, le difficoltà affrontate per arrivare dove sei. Non è giusto rinunciare a tutto questo, non smettere”. Mi consigliarono subito di continuare, mi sostennero nel continuare a inseguire il mio sogno. Per fortuna non ho seguito la mia testa, non so che avrei fatto dopo. Ora sono qua grazie a loro, grazie a quella chiacchierata, grazie ai miei sacrifici. Sono qua per continuare a inseguire il mio sogno. Un sogno iniziato nel mio Marocco.
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