Dalla sua Finlandia agli States, con in mezzo tante fermate in Europa. La carriera di Uronen ha conosciuto diverse sfaccettature, fatte di delusioni e tanti traguardi importanti. L’estate scorsa ha scelto di cambiare vita e dare una bella spallata alla sua carriera: ha salutato il calcio europeo e ha detto sì alla MLS. “Mi ha convinto tutto l’insieme” ci racconta. Jere non è il primo a dirlo.
La nostra intervista a Jere Uronen
La qualità della vita degli USA e un campionato in crescita: così la MLS sta convincendo sempre più calciatori europei a preparare le valigie e ad attraversare l’oceano. “Per me è importante avere l’ambiente giusto per la mia famiglia e Charlotte lo è. Poi la MLS è un campionato che mi incuriosiva da tempo” racconta Uronen ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
Ad agosto, infatti, il terzino sinistro finlandese ha scelto il progetto di Charlotte dopo esperienze importanti. Il tutto parte dalla sua Finlandia: “Volevo sempre giocare a calcio da piccolo. Prima nel mio paese c’erano solo campi di sabbia, la situazione non era semplice”.
Il classe 1994 è cresciuto in un contesto calcistico complicato. Ma il presente racconta di una Finlandia in grande a crescita sorto questo punto di vista: “Quando ero piccolo la situazione era più complicata: fuori spesso ci sono -8 gradi, non era semplice allenarsi”.
Il percorso di Jere ha toccato punti molto alti. Il primo nel 2016, quando dopo una parentesi svedese arriva la chiamata del Genk: “Al Genk ho avuto la migliore esperienza della mia carriera. Non sapevo nulla del campionato belga, ma alla fine sono stato davvero bene: ho vinto trofei, ho giocato in Champions League. E poi ho avuto grandi giocatori come compagni: penso a Trossard, Malinovskiy, Vandenberghe. Volevano sempre vincere”.
Cinque anni, tante soddisfazioni e titoli in bacheca. Poi l’addio e il passaggio in Francia, al Brest: “Era tutto diverso. Non è stato semplice, ho avuto diversi infortuni e ricadute alla caviglia. Ma ho imparato tanto”.
L'esperienza al Brest gli ha insegnato tanto. Anche perché giocare contro Messi, Neymar e Mbappé di sicuro ti lascia qualcosa di buono: “L’unica cosa che ricordo è che dovevi essere pronto a tutto con loro. Ma sono queste le migliori partite, ti mettono alla prova contro i più forti al mondo”.
E poi arriva Charlotte e la MLS: “Ho trovato un campionato molto competitivo. Il calcio poi viene vissuto in maniera diversa". Per questo il calcio negli States sta crescendo. Una cultura diversa, un modo differente di vedere il calcio che piace e non poco ai calciatori europei. Uronen ne è la conferma.