Lecce, la fame di Tumminello: "Non mi voglio più fermare"
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Data: 18/04/2019 -

Lecce, la fame di Tumminello: "Non mi voglio più fermare"

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“Marco, ma te lo ricordi il Tumminello di sedici, diciassette anni?”. Quello che con la Primavera della Roma segnava un gol dopo l’altro. “Sì, mister”. Ecco, bene. Ma che fame aveva quel Tumminello? – insiste Liverani – Devi tornare a giocare in quel modo lì”.

Alla partita contro il Carpi mancano poche ore. Il Lecce, orfano del bomber La Mantia - squalificato per l’occasione - deve mischiare le carte in tavola. Marco Tumminello, arrivato in giallorosso nel mercato invernale dall’Atalanta, è a colloquio nel prepartita con il ds Meluso e Fabio Liverani: poco lo spazio trovato fino a quel momento, ancora zero i gol segnati in stagione. Il momento di voltare pagina è arrivato, per Marco come per il Lecce. “Qualche colpa, probabilmente, ce l’ho pure io”, ammette l’allenatore.

Al sessantacinquesimo minuto della partita contro Pasciuti e compagni, Marco Tumminello ha fatto il suo ingresso in campo, il nono della stagione dopo tante panchine tra Serie A e B. Passano otto minuti e Marco la butta dentro: il Lecce fa 4-0 contro il Carpi (4-1 il risultato finale), Marco festeggia portando la mano all’orecchio: “Come dite?”, sembra voler dire con quell’esultanza. “In quel momento, avrei voluto spaccare tutto”, confessa Marco ai microfoni di gianlucadimarzio.com.

 “Aspettavo questo giorno da mesi, non vedevo l’ora di sbloccarmi. Mi hanno definito scarso, dicendo che non valevo granché. È stata una liberazione, una sensazione fantastica. Adesso, non mi voglio più fermare”. Quelle parole di Liverani prima del match hanno fatto sì che scoccasse la scintilla. E ora, dopo mesi di delusioni, Marco ha davvero il fuoco dentro.

“Da Crotone a Bergamo, tante situazioni mi sono pesate negli ultimi mesi. Quando sei giovane è così, ci sono tanti fattori che ti possono influenzare. Lasciare la Roma a titolo definitivo, per esempio, è stata una scelta che, se potessi tornare indietro, non rifarei mai. In più, dopo la stagione sfortunata di Crotone (in rossoblú ha collezionato appena 190 minuti, ma con 3 gol, per via dell’infortunio al crociato, ndr) mi aspettavo che nell’Atalanta riuscissi a trovare lo spazio che desideravo. E invece...”.

Con i nerazzurri, che dalla Roma l’hanno acquistato la scorsa estate per ben 5 milioni di euro, Marco ha giocato appena due partite, entrambe da subentrato: “Mi dispiace, perché l’ambiente che ho trovato era sereno, ideale per i giovani. Eppure, giorno dopo giorno, mi sentivo dire che se volevo trovare spazio dovevo migliorare, ma mai mi hanno spiegato quali dettagli dovessi curare nel particolare. Con Gasperini, probabilmente, ciò che mi è mancato è stato un confronto diretto, che mi permettesse di capire cosa il mister pretendeva da me”.

A gennaio, così, Marco, nato a Erice, in provincia di Trapani, ha deciso di trasferirsi a Lecce, per rilanciarsi in Serie B puntando alla promozione. E invece... “E invece La Mantia ha fatto qualcosa di straordinario! - spiega Marco -. Sono contentissimo di come stia andando la squadra, ma scendendo di categoria pensavo di giocare con più continuità. Mi è stato detto di metterci impegno, ho continuato ad ascoltare i consigli del direttore Meluso e di Liverani. E sabato scorso, finalmente, il mio momento è arrivato.

Da qui al termine della stagione, specialmente in caso di playoff, Tumminello può diventare l’arma in più di Liverani: “Parlare di promozione è giusto, perché questa piazza merita di stare nel calcio che conta. I tifosi ci dimostrano quotidianamente il loro calore, a noi non resta che metterci al lavoro e provare a conquistare 12 punti nelle partite che rimangono. A fine stagione faremo i conti”.

Già, i conti. Prima quelli nello spogliatoio, poi quelli a livello personale. Con quale maglia si immagina Tumminello per la nuova stagione? “Eh, bella domanda! Molto dipenderà da quanto riuscirò a fare a Lecce nelle prossime settimane. Di sicuro, ciò che mi serve è una società che creda in me al 100%. L’Atalanta? Al momento non saprei...”

Marco tiene i piedi per terra, come se non si volesse sbilanciare dopo le batoste di inizio carriera. La media-gol collezionata a Crotone, però, parla per lui, così come le decine di gol messe a segno nel settore giovanile della Roma, dove è arrivato nel 2012 in seguito all’esperienza con il Palermo. Proprio con la capitale, dove ha trascorso tutta la sua adolescenza, Marco ha instaurato un rapporto speciale.

“Sono andato via da casa da ragazzino e fino ai 18 anni ho vissuto da solo, poi i miei genitori mi hanno raggiunto a Roma. Sin da piccolo sognavo di fare il calciatore, la scuola non faceva per me e mio padre mi ripeteva che, se non fossi riuscito a coronare il mio sogno, sarei andato a lavorare con lui come agente di commercio”. La chiamata della Roma è arrivata nel 2012, oggi Tumminello ha tatuati sul braccio destro i monumenti più rappresentativi della capitale. “Ormai - spiega Marco - la considero una seconda casa”.

Al di là delle cinque stagioni trascorse nel settore giovanile della Roma, tre anni fa Marco ha persino esordito in Serie A con la maglia giallorossa: “Nel gennaio 2016 Rudi Garcia mi ha regalato l’emozione della prima presenza tra i professionisti, però pochi giorni dopo fu esonerato. Con Spalletti non ho avuto l’opportunità di allenarmi con la prima squadra, mentre Di Francesco decise di portarmi con sé nella tournée negli USA. Prima di trasferirmi al Crotone, ho passato due mesi a stretto contatto con Dzeko, i suoi consigli sono stati preziosi. “Attacca la porta, Marco”, mi ripeteva sempre”.

Da un giallorosso all’altro, quello della Roma per Tumminello adesso è solo un ricordo. O magari, sotto un altro punto di vista, un obiettivo da raggiungere in futuro: “Se dovessi scegliere un sogno da realizzare tra qualche anno, allora dico quello di diventare capocannoniere della Serie A. Bella la Champions League o gli altri trofei, ma diventare il migliore del campionato per gol segnati sarebbe una soddisfazione incredibile”

“Nazionale? Rappresentare il proprio Paese è un orgoglio, però non la vivrò mai come un’ossessione. La convocazione in azzurro è un premio, che ti viene riconosciuto in virtù delle buone prestazioni. E se dovessi riuscire davvero a diventare capocannoniere...”.  Una cosa tira l’altra, pensa Marco.

Nomade da quando ha 14 anni, agente di commercio mancato, per fortuna della Roma e, perché no, magari anche della squadra di Liverani. Il momento di Tumminello è finalmente arrivato, adesso sta a lui sfruttarlo nel migliore dei modi. E chissà che, tra qualche anno, al Via del Mare qualcuno non lo possa ripetere, rievocando dolci ricordi: “Ma te lo ricordi quel Tumminello? In Serie B, con la maglia del Lecce...”

 

Tags: Lecce



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