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Superlativo e Splendido. Il dg Crippa e il ds Magoni raccontano: “Ecco i segreti della favola Renate”

Lo
sapete che in Serie C milita una squadra seconda in classifica ma che
non gioca MAI in casa? Non ha un centro sportivo e gioca a 30 minuti
di macchina dal proprio paese? Già perché Renate è
piccolo e lo stadio del Comune non può ospitare le partite della
propria squadra e anche il Centro Sportivo non è nel paese. I
ragazzi di mister
Roberto Cevoli
si allenano nel
Centro Sportivo di Nibionno

(comune
in provincia di Lecco e distante dal piccolo paese brianzolo 5 km
)
e giocano le partite in casa allo Stadio
Comunale Città di Meda

(una ventina di chilometri da Renate). Eppure nonostante questi
“disagi” riescono a programmare e da otto anni ormai si sono
legati inossidabilmente alla Serie C. Il
girone B non è dei più semplici – Padova, Albinoleffe,
Sambenedettese, tra le altre sono, più accreditate del Renate ad un
campionato da protagoniste
– considerata anche la disponibilità
economica di queste società. Eppure questa piccola realtà sta
decidendo di scombinare un po’ i piani delle “big” e
provare a recitare un ruolo da protagonista. Manie di grandezza?
Assolutamente no. Per loro “l’obiettivo
era ed è la salvezza. Poi tutto quello che verrà dopo sarà ben
accetto”
.
Tutto molto bello. E questa storia ha appassionato anche noi di
Gianlucadimarzio.com
e oggi vi portiamo a scoprire il “mondo
del Renate”
facendovelo
raccontare dai suoi protagonisti: il
dg Massimo Crippa e il ds Oscar Magoni.


La Favola Renate

C’era
una volta a Renate…”
potrebbe
iniziare così questa favola. Gli elementi ci sono: l’eroe è
l’Ac
Renate
squadra
di un piccolo comune di 4.094 abitanti in provincia di Monza e
Brianza, l’antagonista è
il girone
B di Serie C
,
tosto, anzi tostissimo dove le Pantere occupano
la seconda posizione dietro al Padova (distante solo un punto) e
davanti a squadre di città molto più grandi per valore e storia. Il
motivo del contendere? La promozione o la salvezza
,
dipende a chi lo si chiede. Già perché questo piccolo comune si sta
ritrovando protagonista in Serie C grazie alla programmazione (il
miracolo Renate è frutto di un lavoro partito otto anni fa anche se
– da queste parti – non si perde la categoria d’appartenenza da 53
anni
)
e all’unione d’intenti. Ma qual è il segreto? “E’
una squadra figlia della programmazione. Aggiungiamo giocatori
giovani e di qualità continuamente per dare ricambio al gruppo
storico. Affrontiamo un campionato e un girone sicuramente difficile
ed equilibrato con società e città più blasonate, ma noi abbiamo
l’organizzazione e la voglia di fare bene”.
Racconta il ds Magoni.

E la sorpresa non
è solo nostra ma anche dei protagonisti “Non ci aspettavamo di
certo di partire così bene e di trovarci a questo punto” gli fa
eco il dg Massimo Crippa “ma avevamo capito quest’estate di avere
un’ottima squadra: battere l’Empoli ai rigori in Coppa Italia
TIM e poi fare una buona partita con la Spal che però non siamo
riusciti a vincere ci ha dato motivazioni importanti. Poi i nuovi si
sono integrati subito in questa realtà e stanno dando tutti il loro
contributo”.

Un orologio perfetto il Renate. Ognuno
sta al suo posto e svolge il suo compito senza mai interferire nel lavoro degli altri. Una macchina perfetta che inizia la sua
catena di montaggio dal magazziniere per arrivare alla dirigenza. Ma
come tutti gli eroi anche le “Pantere” hanno un punto debole: “Ci
manca la tifoseria. Siamo penalizzati perché quando giochiamo in
casa giochiamo a Meda un bellissimo impianto, ma non è il nostro. Ci
manca il calore della gente. Ma l’idea di uno stadio di proprietà in
questo momento non c’è. Prima vorremmo creare un centro sportivo
magari attrezzato per avere più squadre. Ora ci alleniamo a Nibionno
che ha tutto, ma anche questo non è il nostro…”
un problema che
può diventare anche un aiuto per ragazzi giovani “Essendo che i
ragazzi sono molto giovani ritrovarsi in una piazza dove il pubblico
c’è, ma è tranquillo e non mette pressioni e per loro è un grande
vantaggio. I ragazzi devono solo preoccuparsi di noi, della società
che gli stiamo addosso per fargli rendere al massimo”.

E
poi il rapporto squadra-società. Quasi da nucleo famigliare. Il ds e
il dg mettono a disposizione la loro esperienza da ex calciatori e da
padri di famiglia: “So di cosa vivono e come ragionano questi
ragazzi. Sono anche un padre e so bene come relazionarmi con questi
ragazzi. Cerchiamo sempre di metter a disposizione la nostra
esperienza per farli arrivare ad essere dei grandi calciatori, a
realizzare il loro sogno. Fondamentalmente sono un po’ tutti i nostri
figli. Quando un ragazzo del Renate arriva a giocare in Serie A è la
vittoria di tutti”.

La
differenza tra il Renate e le altre società


“La
proprietà è sana e ha concetti precisi. Siamo sul pezzo sappiamo
quello che possiamo fare, non si fa mai il passo più lungo della
gamba. Ci piacerebbe fare il salto di categoria, sicuramente. E’ una
società pronta a qualsiasi evenienza perché qui lavora gente
seria”.
Queste le parole del direttore generale Massimo Crippa che
ha portato a Renate la sua esperienza. Ha vinto tanto in carriera: 1
Campionato, 1 Supercoppa italiana, 2 Coppe UEFA e 1 Supercoppa UEFA
tra Napoli e Parma. Ha giocato di fianco a Maradona eppure si è
calato benissimo in questa realtà: “Il fatto di volere giocatori
giovani, con voglia di rivalsa perché vengono da un momento negativo che sposano la causa e si mettono in gioco per noi è importantissimo ed
è una scelta condivisa da tutti fin dal presidente. Renate è un
inizio non un punto d’arrivo, ma bisogna capirlo, come lo hanno
capito questi ragazzi”
. Gli fa eco il ds Magoni anche lui
protagonista tra Serie A e B con Napoli, Genoa e Bologna dove ha
vinto anche una coppa Intertoto. E’ anche per questo che ricorda
sempre ai suoi ragazzi che “siamo una società piccola ma non
dobbiamo essere piccoli in ambizione. Il nostro primo obiettivo –
ogni anno – è salvarci, il secondo valorizzarci far crescere il
gruppo i giovani e lo staff. Migliorare quello che c’è da migliorare
con le nostre possibilità economiche”.
Mentalità. Un valore
aggiunto riconosciuto anche da altre società come Torino, Atalanta e
Inter che prestano al Renate i loro giovani per crescere e maturare.
“Possiamo essere un esempio per la Lega Pro e per altri. In questi
giorni che si parla molto di rifondazione del calcio italiano credo
che il Renate – da questo punto di vista – possa insegnare qualcosa”.

Il
gruppo

Un
gruppo unito e affiatato. Rinnovato, certo, ma l’esperienza dei
veterani è sempre importante come il tenere alto l’umore e dare
tutto in campo. Qualità presenti anche in uno dei volti Stefano Antezza “un
personaggio”
come lo definisce Crippa. Dentro e fuori dal campo si
nota sempre: “Fuori è uno che ha la battuta sempre pronta e in
campo dà tutto. Una volta in un contrasto di gioco durante una
partita è entrato con talmente tanta foga sulla palla che è rimbalzato via
l’avversario e il pallone ha fatto un rumore stranissimo non capisco come
non sia potuto scoppiare…”
Ride, divertito, ma orgoglioso del
gruppo e della fame dei suoi giocatori. That’s Renate.

Un
gruppo che quest’anno può contare su un bomber di razza, Guido
Gomez. “Portarlo qui non è stato difficile” racconta Magoni
soddisfatto “Lui voleva venire qui. Voleva ritrovarsi dopo un
periodo non brillantissimo. Ha spinto molto per far parte della
nostra famiglia. Credo che siamo stati molto bravi a convincerlo e
lui a calarsi in questa realtà”
e il ds però lo stuzzica “si
sta facendo bene, però voglio vedere se va avanti così o fa come
all’Akragas. Dopo il girone di andata strepitoso si è bloccato al Catanzaro dove ha avuto 6/7 mesi un po’ complicati. Adesso voglio vedere se tiene questi ritmi anche nel girone di ritono…perché i colpi li
ha”.
Parole d’affetto e con una punta di rimprovero come quelle di un genitore
che tiene alla realizzazione ai suoi figli. E infatti l’augurio sia di Magoni che di
Crippa è lo stesso: “ci auguriamo che questi ragazzi possano fare
il salto dalla C alla A anche se ora è più difficile rispetto ai
nostri tempi. Questo è un gruppo eccezionale che ci mette l’anima
tutti i giorni, ognuno di loro merita un’opportunità. Qui ci sono
5/6 giocatori pronti per giocare in una categoria superiore. La
speranza è che lo facciano qui a Renate e non con altre maglie”.

Questo è il
segreto del Renate. Un gruppo, una famiglia che rema dalla stessa
parte che ha come unica ambizione quella di migliorarsi anno dopo
anno. Step by step. A Renate si lavora così.

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Foto: Alex Zambroni