Benvenuti nella terra di mezzo: di fantasy però c’è ben poco, a Francavilla Fontana le zone alte sono realtà. Tinte di biancoceleste che fa rima con la Virtus, isola felice del calcio pugliese. Quinto posto con 49 punti, a -1 dalla Juve Stabia, alla prima esperienza tra i professionisti: Abruzzese, Vasco Faisca, N’Zola e Albertazzi sono gli apici del progetto portato avanti in questa oasi di pace a cavallo tra le province di Brindisi, Taranto e Lecce, passata per 40 anni di campionati su scala regionale con la A.S.D. Francavilla Calcio fino al 1986 e rinata nel 2014 dalla fusione delle due società calcistiche cittadine, la G.S.D. Virtus Francavilla (nata nel 2011 e voluta fortemente dal presidente Antonio Magrì) e la storica società fondata nel 1946, all’epoca militanti in Eccellenza. La scalata è stata lenta ma inequivocabile, come la crescita dell’ambiente circostante, e in stagione è passata per i successi su Matera e Lecce, due partite non banali da queste parti: e se l’unione fa la forza, a confermarlo non può essere che il direttore sportivo Stefano Trinchera, amico e sodale dell’allenatore Antonio Calabro: in campo giocavano a poliziotto buono e poliziotto cattivo. Trinchera libero con doti di impostazione, Calabro stopper ruvido: ora uno è la mente e l’altro è il braccio. “Io ero il libero, lui il marcatore: però ci completavamo a vicenda, tra noi c’è stata sempre condivisione-racconta il ds- abbiamo condiviso tanti anni da calciatori tra Casarano, Manfredonia e Brindisi: quest’anno abbiamo affrontato un’avventura nuova e nonostante una falsa partenza (4 ko di fila, ndr) abbiamo fatto grandi cose”. Obiettivi e numeri importanti, raggiunti attraverso calciatori-rivelazione: ma Trinchera, quasi come un buon padre di famiglia, tiene alto il faro. “Per me è sacro lo spogliatoio, credo che la vera vittoria di questa stagione sia stata questa. Con il presidente abbiamo sempre allestito una squadra di buon livello, ma è chiaro che attenderci questi risultati non fosse facile”.
Ospitalità è la parola d’ordine in questo centro di 36mila anime: “Il nostro ambiente è fin troppo professionale-scherza il direttore sportivo-ma a trascinarci è l’entusiasmo, grazie al quale abbiamo raggiunto risultati veramente importanti”. L’anno scorso terzo con il Lecce, quest’anno in copertina con la Virtus Francavilla: nelle categorie inferiori Trinchera ormai è una certezza. Ma “è merito di quanto abbiamo affrontato sul campo: teniamo molto alle regole e alla compattezza del gruppo, sono fattori che cerchiamo di trasmettere a tutti coloro che entrano in contatto con noi”. Gruppo è la parola d’ordine: il ds la ripete spesso, anche se è troppo facile identificare un simbolo di continuità in Daniele Vetrugno, difensore classe 1985 che in rosa ha vissuto la scalata dall’Eccellenza. “Lui, Abruzzese e tanti altri sono ragazzi d’oro per noi-ammette Trinchera-è grazie a questo ambiente che abbiamo realizzato qualcosa di grande. Il nostro programma era quello di puntare su calciatori d’esperienza e giovani che potessero crescere al loro fianco”. Playoff non è più una parola-tabù qui: “Ormai non possiamo più nasconderci, ci godiamo questo finale di campionato”. E se deve puntare su due nomi per il futuro, i dubbi sono pochi: “N’Zola e Prezioso hanno stupito più degli altri: ma non dimentichiamo Albertini, Albertazzi, Pastore”. La sconfitta di Vibo Valentia è già alle spalle: “I ragazzi hanno fatto un'autocritica seria e serena, quella prestazione non l'abbiamo ancora digerita. Non vogliamo che si sciupi nel finale quanto di buono si è fatto fino ad oggi”.
Una vetrina ricca, per una bottega di qualità e progetti, a capo della quale c’è Antonio Magrì, di professione dirigente in una nota impresa di arredi e oggi giovane presidente che da sei anni guida la formazione biancoazzurra: “E chi se l’aspettava una Virtus così in alto?” sorride al telefono. Riconoscendo però le tappe di un percorso studiato in maniera lineare: “Ogni investimento è stato frutto di uno studio oculato, abbiamo allestito in accordo con ds e allenatore una rosa completa e in grado di raggiungere serenamente la salvezza. L’ambiente ci ha dato una mano, sostenendoci in ogni partita”. Si ferma un attimo, quasi a riavvolgere il nastro dei ricordi: “A volte penso che quattro anni fa eravamo nel campionato di Promozione, vedo la classifica e stento quasi a crederci. Poi rifletto, e capisco che sono risultati figli di una buona programmazione”. All’inizio dell’anno sedeva nei Distinti, poi dopo le quattro sconfitte di fila ha cambiato posto ed è tornato in tribuna. E lì è iniziato il vero campionato della Virtus, ha scherzato qualcuno: “Magari fosse bastato cambiare posto, la verità è che la rosa doveva ambientarsi al nuovo campionato e l’ha fatto egregiamente. Siamo orgogliosi di ogni singolo componente del nostro gruppo”. Realtà monocratica ma solida (“Ci sono io con altri 100 sponsor che mi danno una mano economicamente”), al centro del piccolo mondo della Virtus Francavilla non può mancare l’epicentro stadio: 2500 posti a sedere, numeri che non bastano per contenere l’entusiasmo di una città. Domenica al “Giovanni Paolo II” arriverà il Melfi, ma i piani futuri sono chiari: “E’ chiaro che siamo una realtà di provincia senza un enorme bacino di utenza, ma al tempo stesso possiamo fare calcio senza grandi pressioni. La nostra dimensione al momento è la Lega Pro e lo sarà per i prossimi anni: se vorremo fare qualcosa in più, dovremo adeguare le strutture”. A chi gli chiede una Virtus in B, Magrì chiede pazienza ma strizza l’occhio: “Non ci siamo mai sottratti agli impegni, ma sempre senza alcuna fretta”. Segue il modello Juventus e non nasconde la simpatia per i colori bianconeri: “Li ho visti l’altra sera in Champions, una bella vittoria”. E chissà se l’estate 2017 sarà quella buona per un’amichevole contro la Vecchia Signora: “Per ora resta un sogno-ammette-ma pensiamo prima a fare bene in campionato. Poi ci proveremo…”. Già, perché a Francavilla Fontana da qualche anno i sogni stanno diventando sempre più spesso realtà.