Caduta, rinascita e voglia di rivalsa. Slobodan Rajkovic vuole l’Italia. Vuole tornare a stupire in quel paese dove la sua avventura è stata dolce e amara: ha raggiunto la Serie A, ma soltanto per poco (4 presenze) e a volte non è riuscito a mantenere le attese. L’ultima esperienza russa al Lokomotiv Mosca lo ha cambiato: ha trovato continuità e il palcoscenico della Champions League. “Il mio desiderio era quello di marcare attaccanti sempre più bravi – ha dichiarato a Gianlucadimarzio.com -. L’ho realizzato contro Suarez e Lewandowski. Spero ancora nei grandi riflettori, ho ancora fame”.
Slobodan, 32 anni, si allena giornalmente a casa, in palestra e per strada. In attesa di una chiamata, si era preparato prima in ritiro e poi con la squadra fino all’ultimo giorno di contratto il 19 gennaio. “A Mosca ho dimostrato che posso giocare ai livelli più alti e ho sconfitto anche il… Covid”.
Il calcio e la Russia
Boban, così lo chiamano gli amici, racconta l’esperienza in Russia descrivendo un calcio lontano. “I giocatori non hanno voglia di trionfare come in Italia. Vincere o perdere è uguale. Io, invece, quando perdo non dormo fino al nuovo successo”. Il difensore è rimasto deluso dall’atteggiamento di molti colleghi: “Tanti soldi, poca voglia di stupire”.
Sicuramente il calciatore serbo è maturato. Sono lontani i tempi della lite con Son in allenamento all’Amburgo. “Penso di avere più responsabilità perché arrivano i giovani e devo dare l’esempio”. Nel periodo di Palermo, inoltre, Rajkovic ha avuto a che fare con ben sette allenatori in tre anni. Ha studiato a fondo le tattiche italiane con maestri come De Zerbi e Ballardini. “Ballardini? Competenza e sicurezza. De Zerbi è spregiudicato, con una grande idea di calcio".
Caduta e rinascita
Il Chelsea lo pagò tanto da giovanissimo. Da enfant prodige si vide cadere il mondo addosso per grane burocratiche sul permesso di lavoro, squalifiche e sospensioni. Una maledizione: non debuttò mai con la maglia del club di Londra. Slobo però ha commesso i suoi errori, come quello di rifiutare un accordo di 5 anni da parte del Chelsea. È ancora un rimpianto. “Dicevano che sarei diventato il nuovo Terry. A sentire le voci, tutti mi cercavano: Arsenal, Milan, Juventus, Real Madrid ...”. Invece la storia è cambiata. Un lungo cammino in giro per l’Europa fino ad arrivare in Serie A, acquistato dal Palermo nel 2016. Purtroppo una frattura al naso procurata dal compagno Posavec e qualche guaio al ginocchio ne compromisero la stagione.
Voglia di tornare in Italia senza paura
Adesso, da svincolato, sente che è arrivato il momento di tornare: “Voglio rientrare in Italia da quando sono andato via. A dire il vero sarei rimasto, ma come? Molti avevano dubbi sul mio conto. Al Lokomotiv ho giocato quasi sempre allenandomi forte. Mai saltato un giorno. I fatti parlano più delle parole: 4 partite su 6 in Champions, poi è cambiata la società”. E sono arrivate nuove idee per la rosa di prima squadra e una rivoluzione nelle gerarchie.
“Avevo firmato un contratto di 1 anno, rimanevano 6 mesi: ci siamo messi d'accordo e ora, da svincolato, ritrovo i miei rimpianti italiani, con la consapevolezza però di potere dare continuità e il massimo di rendimento. Insomma, sono pronto per rimettermi in gioco”. Il sogno rimane l’Italia e la possibilità di un fallimento non è contemplata. “Chi non conosce sé stesso ha paura. E io non ne ho”.
di Alessandro Geraci