La sua estate è stata un infinito giro sulle montagne russe. Dalla speranza di restare in serie B, alla retrocessione in C al definitivo fallimento. Slobodan Rajkovic - per tutti Bobo - si è ritrovato da un giorno all’altro da titolare del Palermo a disoccupato. Ma a 30 anni non ha alcuna voglia di smettere, anzi.
Oggi vive nella sua Belgrado dove si allena almeno 4 ore al giorno. «Ho un preparatore atletico eccezionale che mi segue passo passo», racconta a Gianlucadimarzio.com. Le sue giornate sono tutte campo e famiglia, perché l’unico hobby che ha è quello di seguire i suoi tre figli. E intanto pensa a cosa fare domani. «La serie A mi piace come tutto il calcio italiano», e in realtà qualche opportunità c’è stata durante questa estate piena di colpi di scena.
Poi non se ne è fatto nulla, ma solo per questione di coincidenze, e anche un pizzico di sfortuna. Ma Bobo ha la testa dura e un carattere forte. «Mi sono concesso appena due settimane di vacanza. Poi ho pensato solo a lavorare e a mettermi apposto per la chiamata giusta. Perché arriverà, ne sono certo. E io sono pronto a rispondere presente».
In Italia era arrivato nel 2016: volo diretto Amburgo-Palermo. «Fin da piccolo sognavo di giocare in serie A perché era il campionato che seguivo in tv». Idoli, nemmeno a dirlo: Mihajlovic e Stankovic. «Poi mi piacevano molto Nesta e Rio Ferdinand», insomma tutti difensori: sintomo che la strada per il futuro era tracciata. Di Amburgo, però, conserva 5 anni di ricordi fatti di punizioni dal limite di Calhanoglu («Si fermava almeno un’ora dopo ogni allenamento per migliorarsi in quel fondamentale), di rincorse a Son («Ora tutti lo hanno conosciuto al Tottenham, ma in pochi sanno quanto sia un professionista e quanto impegno metta in ogni allenamento) e di quel pizzico di Italia che già iniziava ad amare. «Ho giocato con Jacopo Sala, mio compagno già ai tempi del Chelsea».
Sì, perché nel passato di Bobo c’è anche Mourinho. «Sono arrivato lì che lui era l’allenatore dei blues. Poi non sono riuscito mai a giocare per motivi burocratici, ma ho imparato tantissimo con quei campionai». Esperienze utili a vincere in Olanda, dove è diventato una sorta di porta fortuna. Campionato 2007-08 con Psv: vittoria del titolo. Campionato 2009-10 con il Twente: titolo. «Vincere lì è stato ancora più bello: eravamo in grandissimo gruppo, ma nessuno si aspettava di poter conquistare il campionato». Eppure quella era una squadra di predestinati, visto che il vice allenatore era un certo Ten Hag. «Si vedeva che aveva idee geniali. Un grande. E la sua carriera con l’Ajax gli ha dato ragione».
In mezzo anche la nazionale serba, dove ha potuto conoscere da vicino uno dei suoi idoli di infanzia. «Ritrovarmi nello spogliatoio con Sinisa Mihajlovic è stata una grande emozione. Abbiamo legato tanto e infatti quando ho scoperto della sua malattia gli ho subito scritto». Un messaggio, perché Bobo è un ragazzo all’antica: niente social. «Il cellulare lo uso solo per telefonare e mandare messaggi. Così ho fatto anche con Sinisa. Ma lui è un grande, è fortissimo e supererà anche questa». Parola di Bobo Rajkovic, che tra un allenamento e l’altro aspetta la chiamata giusta. D’altra parte ha un telefono apposta per quello.