Dopo le dichiarazioni riguardanti il VAR e il momento della Sampdoria (QUI), l’ex direttore sportivo della Roma Walter Sabatini è intervenuto a TeleRadioStereo. L’attuale dt del club blucerchiato si è soffermato, fra le altre cose, anche sul caso Pastore: “Mi imbarazza moltissimo, non posso vederlo giocare così. Ho avuto la fortuna di vederlo dominare il campo, di abbagliare la gente con giocate soprannaturali. Gli ho visto giocare partite epiche e portare il Palermo in una posizione di classifica importante, mi dà grande dispiacere vederlo giocare così”.
Un periodo negativo, quello vissuto dall’ex PSG. Ma Sabatini conosce bene il giocatore, fin dai tempi del Palermo: “Deve attingere al suo carattere argentino, alla sua 'garra', al suo orgoglio se ce l'ha, altrimenti è meglio che si dedichi ad altro. E' un playmaker a tutto campo, bisogna rimuovere l'idea che possa essere un enganche o un trequartista, deve sempre star vicino alla palla. Lui si sposerebbe alla grande con il gioco di Giampaolo perché fraseggia in ogni zona del campo, però non mi fate andare avanti perché sennò vengo frainteso”.
Per Sabatini passato in giallorosso, che l’ex ds ricorda con piacere: “Sentimentalmente la sentirò sempre mia, tutto quello che è successo poi è un prosieguo di quanto succedeva prima. La Roma è stata il mio destino, non è solo un fatto sportivo. E continua ad esserlo, anche se adesso mi occupo della Sampdoria”.
Per la squadra di Di Francesco, la lotta al quarto posto è viva. Così Sabatini sull’argomento: “La Roma deve arrivare in Champions. E auspicabilmente supererà il Porto, è in salute e le sta girando anche abbastanza bene vedendo le ultime partite. La componente fortuna è sempre rilevante, le servirà soprattutto nel ritorno a Oporto”.
Sull’affare che ha portato Dzeko a sull’operazione Zaniolo, l’ex ds giallorosso ha aggiunto: “Abbiamo avuto l'ardimento di farla e l'abbiamo fatta. Un'insoddisfazione di un giocatore e di una società verso quel giocatore la troverai sempre in Europa, può essere un'operazione replicabile. La Roma aveva bisogno di un nuovo eroe dopo Francesco. Tutte le squadre hanno bisogno del mito, del sogno che rassicuri i tifosi”. Parlando di Zaniolo ha aggiunto: “Mi devo sottrarre da questa cosa di averlo scoperto, non è vero. Quando ero all'Inter ho solo avallato un'operazione che era stata condotta da Ausilio, come non è vero che ho aiutato la Roma a prendere Zaniolo. Devo restituire agli altri il merito di averlo preso”.
Qualche battuta, infine, sul lavoro di direttore sportivo a Roma: “La risposta per sopravvivere in città è autoironia e ironia, se non hai queste caratteristiche non ce la fai. Ho sofferto molto come sta facendo Monchi, ma non avere la Roma è molto peggio di soffrire avendola. Ci vorrà un gruppo di calciatori che da soli rappresentino uno zoccolo duro, una forte componente di aggressività e che il vincere diventi un'abitudine e una necessità, non qualcosa di estemporaneo. E' difficile trasferire questo concetto. Quando la Roma avrà 2-3 giocatori così, allora sarà pronta per tutti i palcoscenici”.