La Roma a Leverkusen si fa muro (o Mouro per sottolineare ancora di più l'impatto del portoghese sulla squadra), incassa tutti i colpi del Bayer che ci ha provato in qualsiasi modo a segnare nella porta di Rui Patricio ma riesce a non subire gol, a uscire dalla BayArena con uno 0-0 e a prenotare il biglietto più ambito. Quello per Budapest e per la finale di Europa League.
Una partita di forza e di nervi, di resistenza, cuore e sacrificio. Con un undici titolare senza il trio di 'quasi' recuperati, non al 100% ma tutti convocati. In panchina Dybala, Smalling ed El Shaarawy. Attacco con Abraham e Belotti, sostituito all'intervallo da Wijnaldum. Difesa con Cristante, Ibanez e Mancini che per metà del secondo tempo ha continuato a giocare con un fastidio all'adduttore. Spinazzola e Celik sulle fasce ma nessuno dei due ha finito la gara: il primo ha alzato bandiera bianca al 34', il secondo al 78'. Entrambi out per problemi fisici, motivazione di cambio che ormai per la Roma non è più una novità. Ma è tornato Smalling per gli ultimi 12 minuti (più lunghissimo recupero) di gara.
Una partita che il Leverkusen ha provato a sbloccare in tutti i modi, fin dall'inizio e chiudendo con cinque attaccanti. Una volta (anzi, più volte) è Azmoun, poi Demirbay, poi Wirtz che nasconde il pallone e ispira i compagni. E così, a ripetizione, fino all'ultimo dei 98 minuti di semifinale. Rui Patricio chiamato agli straordinari. La difesa a farsi muro, il centrocampo - con un Matic formato Champions - a diventare filtro, l'attacco a cercare di far respirare la squadra. Una gara chiusa dalla Roma con 28 tiri totali incassati e 1 solo fatto. Ma il gol non era indispensabile per conquistare la finale, visto l'1-0 dell'andata all'Olimpico; l'importante era non prenderne. E così è stato. Tanta sofferenza ma poi la gioia, ancora più grande. Per raggiungere a distanza di un anno un'altra finale europea (l'avversario sarà il Siviglia), la seconda consecutiva come non era mai accaduto nella storia della Roma. Solo con Mourinho.
"Lui è diverso in tutto, lui ti fa percepire l'importanza della partita - ha commentato Pellegrini a fine partita -. Ognuno sapeva cosa fare qui oggi, poi le partite sono sempre difficili ma in Europa quello che ci ha dato si vede perché la mia sensazione è che ci mancasse sempre un pezzettino per arrivare lì. Mourinho in questo ci ha aiutato tanto e ci ha dato non solo quel pezzettino che ci mancava ma anche di più". Quella di Budapest sarà la sesta finale europea per José Mourinho che a fine partita è andato ad abbracciare uno ad uno i suoi giocatori. L'aveva detto: "Voglio la finale per loro e per i tifosi". E al termine di un'altra serata europea Special ci è riuscito.