Il deferimento, come prevedibile dopo le ultime vicende, è arrivato poco prima delle 15 di martedì (28 marzo) pomeriggio. La Reggina e il suo Ad Castaldi sono stati deferiti dalla Procura Federale per il mancato pagamento alla scadenza del 16 febbraio delle ritenute Irpef e di alcuni stipendi. Ma quello che è ormai è diventato a tutti gli effetti il “Caso Reggina” ha ancora diversi capitoli da scrivere, con il club amaranto pronto a far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune. Ma andiamo per ordine…
Reggina, cosa succede adesso?
Dopo l’incontro avvenuto lunedì tra il legale del club amaranto Paolo Rodella e la Procura Federale, quest’oggi è arrivato il deferimento nei confronti della Reggina. La società calabrese, adesso, si difenderà con le proprie argomentazioni nel processo che inizierà a breve: il club amaranto è convinto di non aver assolutamente operato al di fuori della legge, anzi il suo modus operandi fa riferimento proprio a una legge (il decreto spalmadebiti del 2019), perfezionata nell’agosto del 2022, di cui proprio il Coni auspica l’adozione ai club in difficoltà e con debiti pregressi, così da scongiurare diversi fallimenti. Proprio quello che ha fatto il patron della Reggina Saladini nel momento in cui ha acquistato il club, nell’estate del 2022, rilevando i debiti della gestione precedente.
Reggina, un caso che potrebbe fare giurisprudenza
Le ritenute Irpef non pagate dalla Reggina sono relative alla scadenza del 16 febbraio, mentre gli stipendi non pagati che hanno portato al deferimento riguardano una parte di stipendi relativi al mese di gennaio 2023 dei calciatori che sono stati ceduti durante l’ultima sessione di calciomercato invernale. Reggina che non ha pagato quanto dovuto entro le tempistiche stabilite perché il Tribunale di Reggio Calabria – che sta gestendo in maniera concordata la ristrutturazione dei debiti del club amaranto – ha rigettato per ben due volte (16 febbraio e 16 marzo) l’istanza di pagamento presentata dalla Reggina, in quanto tali spese non sono state considerate necessarie per la continuità aziendale. Un corto circuito tra norme federali e giustizia ordinaria che in sede processuale potrebbe fare giurisprudenza.
Cosa rischia la Reggina e il concetto di “continuità aziendale”
La Reggina, nel caso in cui al termine del processo venisse ritenuta colpevole, rischierebbe una penalizzazione in classifica. Ma il club amaranto è convinto di avere gli argomenti necessari per scongiurare tutto ciò. Una vicenda intricata e dai contorni tutti da scrivere. Con argomentazioni che richiedono per forza di cose maggiore chiarezza, per il presente ma anche per casi simili in futuro: cosa rientra – e su quali criteri – nel concetto di “continuità aziendale”? Il Tribunale di Reggio Calabria, come detto, ha rigettato le due istanze di pagamento delle ritenute Irpef e di una parte degli stipendi dei calciatori ceduti a gennaio presentate dal club del patron Saladini proprio perché, nell’ambito del processo concordato di ristrutturazione del debito, queste spese non sono considerate necessarie per la “continuità aziendale". Stesso motivo per cui sempre il Tribunale non ha permesso alla Reggina di perfezionare a gennaio alcune operazioni di calciomercato (da Viola a Ionita, passando per il portiere Nicolas) che aveva già definito.
La posizione ufficiale della Reggina dopo il deferimento
La Reggina, subito dopo il deferimento, ha preso ufficialmente posizione con un comunicato pubblicato sul proprio sito web: “La Reggina ha ricevuto il prevedibile atto di deferimento relativo alle scadenze dello scorso 16 febbraio. Siamo fiduciosi che potremo dimostrare la correttezza del percorso intrapreso già davanti al Tribunale Federale Nazionale della Figc. Continuiamo a operare nel rispetto delle regole per garantire la solidità della società e la trasparenza dello sport”, si legge nella nota.