Estate del 2004. La Fiorentina di Emiliano Mondonico, guidata in attacco da Christian Riganò, è alla ricerca di una degna spalla da affiancare al centravanti siciliano. Nel frattempo, a Madrid, un giovane attaccante decide che è il momento giusto per lasciare la Casa Blanca per tentare di sbocciare altrove. Questo ragazzo, al tempo appena ventiduenne, si chiama Javier Portillo. Un attaccante come ne sono usciti tanti dal vivaio del Real, col vizio del gol tra le giovanili ed un esordio in prima squadra a 20 anni con rete in Champions contro il Panathinaikos.
Tutte le premesse per esplodere, direte. E invece no: dopo la stagione 2002-2003, vissuta sotto l'ala protettiva di Vicente Del Bosque con 14 gol in 24 presenze, Portillo finisce indietro nelle rotazioni con l'arrivo di Carlos Queiroz a Madrid. Qui i tre sentieri dello spagnolo, del Real e della Fiorentina si incontrano in un bivio comune. Arrivato a Firenze con le stimmate del campione pronto ad esplodere, il ventiduenne Javier viene presentato come l'ennesimo colpo del direttore generale Fabrizio Lucchesi, con il compianto mister Mondonico che, però, avrebbe preferito una seconda punta o un trequartista per il suo 4-2-3-1. Portillo però farà parlare di sé anche per la sua acconciatura, divenuta oggetto di curiose discussioni tra i bar più frequentati dal tifo viola.
In campo, però, Portillo si vede decisamente poco: 14, presenze, tanto anonimato ed un gol piazzato sotto la barriera contro il Chievo in campionato. Da segnalare, inoltre, anche le 3 reti in Coppa Italia. L'inizio della fine dell'avventura viola per lo spagnolo, che prima torna a Madrid senza lasciare il segno e poi - dopo un anno discreto in Belgio, al Club Brugge - comincia a girovagare per la Spagna. All'Hercules, poi, Portillo trova anche l'amore: si fidanza e mette su famiglia con la figlia dell'azionista di maggioranza dell'Hercules, che nel 2012 si renderà protagonista di un episodio al quanto grottesco.
Nell'estate del 2011, dopo la risoluzione con l'Hercules, Portillo va al Las Palmas e fa 8 gol in 34 presenze. Peccato però che, a fine stagione, lo spagnolo decida che è il momento di liberarsi dai vincoli posti dal club delle Isole Canarie. Perché? Perché la famiglia chiama, e la compagna del giocatore aveva chiesto all'Hercules di riportare il suo Javier ad Alicante. Risultato? Portillo torna dalla sua famiglia, facendo indirettamente esonerare allenatore e ds che si erano opposti al trasferimento, chiudendo la sua carriera nel 2015.
Adesso Portillo di mestiere fa il direttore sportivo, e indovinate in quale società? Esatto, proprio all'Hercules. Ed in queste sue nuove vesti, l'ormai ex attaccante ha commentato la situazione di Vinicius Junior, diciottenne acquistato dal Flamengo per la 46 milioni di euro. Intervenuto a El Larguero, il dirigente ha paragonato il momento del brasiliano - decisivo contro il Valladolid sabato scorso - a quello da lui vissuto nei primi anni 2000: "Le due situazioni sono identiche. La prima squadra del Real non aspetta nessuno, parliamo di uno dei migliori club al mondo. A Vinicius direi di stare calmo, cercando di fuggire da tutto quello che lo circonda. Non può portare l'intero peso della causa da solo in questo momento, non può prendersi questa responsabilità". Più che un consiglio un avvertimento, insomma. E chissà cosa dirà tra sé e sé Vinicius, che nel frattempo si gode la sua prima settimana da star al Real, incensato dai media spagnoli.
A cura di Massimiliano Rincione