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Data: 02/04/2017 -

Pullman quasi arrivato, la tentazione di uscire a Pegli: tra gioie, sogni e tanti ricordi, eccolo il ritorno 'a casa' di Gasperini

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Non potrà mai essere una partita come le altre, "perché Genova e il Genoa significano molto per me". Non la sarà sicuramente domani pomeriggio, "dopo una settimana di emozioni e passata a lavorare", quando Gian Piero Gasperini vivrà la sua 'seconda prima volta' da avversario in casa del 'Suo' Genoa. Pullman quasi arrivato a destinazione, la tentazione di imboccare l'uscita del casello di Genova Pegli: nastro dei ricordi che si riavvolge, otto mesi dopo il suo secondo addio, eccolo il ritorno a casa di 'Gasperson', per quella che davvero non sarà mai una partita come le altre.

"Perché otto anni - di gioie, amori e sogni (anche infranti) - non si dimenticano" e non li si dimenticheranno mai. Anche se ora è tempo di tornare a Genova da avversario: "nemico mai, però", perché il rossoblù gli é rimasto davvero dentro. Dall'arrivo a Genova via Crotone all'abbraccio finale dei tifosi al Porto Antico: nel mezzo? Duecento settantaquattro panchine, una promozione in A al primo colpo (e il premio Panchina d'Argento). Due piazzamenti in Europa (League, con una Champions sfiorata), i tre derby consecutivi vinti (primo allenatore a riuscirci). Un esonero, il ritorno (dopo le parentesi Inter e Palermo), tanti giocatori lanciati e tanti, tantissimi altri recuperati.

Da Perin a Bertolacci, passando per Kucka, Sturaro e Mandragora (finiti alla Juventus), Criscito e Bocchetti (portati in Nazionale). E poi i vari Perotti (arrivato per poche centinaia di migliaia di euro), Ansaldi (fermo da quasi un anno), Thiago Motta (svincolato dall'Atletico dopo l'infortunio al ginocchio), 'El Trenza' Palacio (arrivato dal Boca con problemi di pubalgia), Iago Falque, Suso e Niang arrivati a Genova via Milano (rossonera) per ritrovarsi: missione compiuta, merito anche e soprattutto di Gian Piero Gasperini. Tra i grazie all'allenatore di Grugliasco, anche quelli di Leonardo Pavoletti (al Genoa diventato 'Pavoloso') e Marco Borriello (in rossoblù la sua stagione migliore). Il più forte di tutti? "Diego Milito, perché era decisivo" il Gasp pensiero. Tutti giocatori partiti da Genova più forti di quando sono arrivati, merito della 'cura Gasp': quella capace di far volare il Grifone per l'Europa. Costruita tra una cena vista mare ad Arenzano e tra i vicoli di una città pronta ad affascinato ogni giorno di più.

Quella stessa Europa che adesso Gasperini sta inseguendo e sognando con la sua bellissima Atalanta, ottenuta col Genoa sul campo per la seconda volta non più tardi di due stagioni fa, finendo poi però per non poterla disputare a causa della mancata Licenza Uefa del Club. Uno tra i più grandi rimpianti dell'ex allenatore rossoblù quell'Europa considerata il giusto premio ad un anno e mezzo di lavoro straordinario, che lo aveva portato a tenere per mesi come profilo di Whats App la foto fatta la sera della vittoria sull’Inter che aveva dato la certezza matematica del piazzamento europeo al Grifone. Quell'Europa mancata causa scatenante, come ammesso poi dallo stesso allenatore, del deterioramento del rapporto col presidente Enrico Preziosi, sfociato nell'addio dello scorso giugno. Quello lacrime agli occhi in televisione: "Non ho ancora realizzato, per me Genova è ancora casa mia" e dell'abbraccio finale della sua gente. Tutta dalla sua parte il giorno dell'arrivo a Genova, divisa e finita (in parte) a contestarlo col passare del tempo.

I fischi di tutto il Ferraris ai fischi (e agli striscioni) di contestazione di parte della Nord in occasione di Genoa-Udinese di un anno fa. E poi quell'abbraccio finale, nell'ultima a Marassi sulla panchina del Genoa, proprio contro quella che ora è la sua Atalanta: quando si dice il destino. "I grandi amori non finiscono mai. Grazie Gian Piero" uno dei tanti striscioni esposti sugli spalti di Marassi. "Gasp you are the best" il messaggio di un gruppo di tifosi, "Gasperini non te ne andare, facci ancora sognare" l'appello in occasione di un addio non ufficiale, ma ormai annunciato. Messo nero su bianco pochi giorni dopo, è lo scorso 14 giugno: in pochi minuti arrivano saluto e in bocca al lupo di Pegli e benvenuto di Zingonia. L'avventura in rossoblù, ora si, è davvero finita.

Eccolo il nastro che si riavvolge, ancora una volta: dalle partite a biliardo e i barbecue con lo staff nella casa in Pineta ad Arenzano, alle lunghissime giornate di lavoro a Villa Rostan. Passando per i pranzi a domicilio del 'Trianon' (ristorante a pochi passi dal centro sportivo rossoblù, vero e proprio quartier generale gastronomico di giocatori, dirigenti e allenatori) e le immancabili partite di calcetto. E poi l'appuntamento al quale non ha mai voluto mancare sul campo di Torriglia per il Memorial Currò (dedicato a Fulvio, giovane ragazzo scomparso nel luglio del 1998) e i tanti ritiri in Austria, a Neustift: tra un allenamento sul campo della SportPlatz e un volo in parapendio assieme a Lorenz Peer, istruttore che in questi anni ha fatto letteralmente volare il Grifone.

Lorenz tra i cieli della Val Stubai, Gian Piero in classifica in Serie A: anno dopo anno. Ricordo dopo ricordo, l'ultimo in ordine di tempo quello di stasera, con i tifosi rossoblù ad accoglierlo all'arrivo nel ritiro del Meliã a Genova, ricordi tutti da custodire gelosamente nel cassetto. Pronto ad essere riaperto ogni volta che la nostalgia proverà a prendere il sopravvento, limite massimo il fischio d'inizio di Genoa-Atalanta: quando Gasperini, dopo tanti anni di passeggiate sul prato di Marassi sotto alla Gradinata Nord, dovrà stare attento a non sbagliare direzione. "Il rischio di dirigermi verso la panchina sbagliata c'è, dirò a qualcuno di starmi dietro". Perché le emozioni possono fare brutti scherzi, una volta seduto però cuore chiuso a chiave per novanta minuti e stop ai ricordi: ad avere tutta la sua attenzione sarà il campo. Quello del 'suo' Marassi, dove conterà soltanto vincere: per inseguire l'Europa, quella già conquistata due volte col 'suo' Genoa. Ma questa é un'altra storia...



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