“Inoltre, non per ultimo, nel post infortunio un giocatore – oltre al recupero funzionale – deve associare anche un inevitabile recupero psicologico che gli permetta di dimenticare il danno subito”. Bene Paolo, analizziamo nel dettaglio questi tre punti, cercando di fornire una preziosa ricetta sul come evitare queste gravi e deleterie ricadute.
La collaborazione tra medico-fisioterapista-preparatore-allenatore: un fattore cruciale
Paolo Terziotti vuole porre il suo accento: COLLABORAZIONE. Sì, questione di sinergia. Ecco una delle chiavi di lavoro fondamentali nella speciale visione di Terziotti, scienziato dello sport di 46 anni e da 15 anni nel mondo del calcio, ricoprendo l'importante ruolo del preparatore atletico: “La collaborazione, soprattutto nel recupero post infortunio, è tutto per la nuova messa a punto del giocatore. Nel momento in cui un giocatore si fa male, nei casi più gravi, entra in scena il ruolo cardine del medico che lo opera. Una volta finito sotto i ferri, il compito principale nei confronti del calciatore spetterà allo staff di fisioterapisti. Ed è proprio questo il punto da non sottovalutare e liquidare in maniera frettolosa: spesso, infatti, al preparatore atletico viene consegnato un giocatore che non ha ancora terminato nella maniera più ottimale la riabilitazione, in un periodo di passaggio e transizione davvero delicato per la salute dell’atleta. Il calciatore, dunque, dovrebbe essere consegnato al preparatore atletico solo alla fine della completa riabilitazione fisioterapica. Solo a quel punto, allora, il preparatore può cominciare il lavoro di ricondizionamento per poi aggregarlo al gruppo. In particolare, una volta ultimata in ogni suo aspetto e dettaglio la fisioterapia, lo staff atletico deve proporre dei test precisi per valutare i parametri fisici/muscolari/
Perché per Paolo Terziotti la parola prevenzione non è un vocabolo buttato al vento. Per Terziotti la prevenzione è la base, è realtà: “Ogni esercizio che faccio in palestra e sul campo deve essere utile allo sviluppo delle capacità fisiche e soprattutto deve essere funzionale alla prevenzione degli infortuni. Spesso, invece, si fanno allenamenti che migliorano le performance, ma che poi hanno degli ‘effetti collaterali’ sulla condizione fisica generale del giocatore, disturbando certi equilibri. Uno degli esempi fondamentale è quello degli infortuni dell’adduttore, i quali sono legati molto spesso ai problemi dell’ileopsoas. Ovvero un muscolo del bacino costituito da due ventri muscolari. Io lo chiamo il ‘grande nemico’. Porta ad uno squilibrio del bacino, facendolo ruotare in avanti (anteroversione). Portando problemi sia alla schiena che a tutta la parte del pube”. (Leggi qui l’intervista completa rilasciata da Paolo Terziotti a GianlucaDiMarzio.com proprio sul tema della prevenzione agli infortuni, con un focus preciso sul diffusissimo problema dei troppi crociati rotti). “E’ chiaro che un giocatore post infortunio non lo puoi mettere subito nel gruppo a lavorare al 100%, perché chiaramente fuori forma. Ma, quanto meno, l’atleta dovrebbe essere a posto da un punto di vista muscolare e propriocettivo”.