“Se Baggio è Raffaello, Del Piero è Pinturicchio”, l’avvocato Agnelli sfatava il tabù arte-pallone. E in fatto di calci piazzati, chi più di Miralem Pjanic prosegue la tradizione bianconera: 16 gol nell’ultimo decennio, in assoluto solo Messi e Ronaldo (ma ancora all’asciutto con la Juventus) meglio del bosniaco. “Ci tengo tanto, non solo alle punizioni: anche gli angoli se calciati bene possono risolvere le partite. Ognuno ha il suo tiro e io ho personalizzato il mio”.
Merito anche del pennello, la scarpa che disegna le traiettorie: “E domenica non vedo l’ora di provare le nuove Predator Mutator: sono 15 anni che sono innamorato di questa gamma”, Pjanic racconta durante la presentazione dell’ultimo modello lanciato dalla Adidas a Milano.
Insigne e Bentancur le hanno già fatte debuttare col gol in Coppa Italia: “Io invece sono molto complicato con le scarpe”, sorride Miralem. “Ho bisogno di tempo per sformarle, per farle diventare aderenti come un calzino. Senza lacci, con tutti questi ‘spikes’ (406 setole per perfezionare il controllo del pallone, ndr): le ho testate in allenamento e mi hanno impressionato”. Poi l’appello a Sarri: “L’unica cosa che mi manca, è che il mister mi faccia giocare più vicino alla porta per trovare qualche gol in più”.
Insieme a Pjanic, c’è anche Valentina Giacinti a fare da testimonial: “Avevo cambiato scarpe per via di un infortunio”, spiega l’attaccante del Milan e della Nazionale femminile. “Ma con le Predator sono stata due volte capocannoniere della Serie A: siccome sono un po’ scaramantica, temo proprio che riprenderò ad usarle…”. Le risate rimbombano sotto il tendone: più che una sala stampa è un campo di calcio a 5, dopo la teoria vogliono tutti la pratica. Gli specialisti all’opera.
Scuola di punizioni
“Io uso soprattutto l’interno collo del piede, per dare un giro abbastanza veloce. Mentre dopo l’impatto con il pallone faccio abbassare il ginocchio”. Silenzio in aula, maestro Pjanic insegna a tirare le punizioni. “Questo è il mio modo di calciare: a volte funziona, a volte no”. Bum, bersaglio mancato. “Eh, mi tengo per il Napoli! Ora tocca a voi”. Team Pjanic vs Team Giacinti, sfida a chi ne segna di più sotto gli occhi vigili dei campioni (ma Valentina calcia, e fa pure centro).
Poi il centrocampista riprende: “Ci tengo tanto a prendermi una mezz’oretta a settimana, per provare e riprovare i calci piazzati in allenamento. Chiedo ai compagni in barriera di mettermi in difficoltà, perché poi in partita…” Qual è la mattonella di Miralem? “Ai 20, 24 metri. Abbastanza centrale. Quando ci fischiano una fallo lì, mi sento bene: so di essere pericoloso calciando sopra la barriera. A volte valuto anche altre soluzioni, ma ci ripenso sempre: mai sprecare una punizione”.
"Peccato aver incontrato Totti così tardi"
Regola numero uno, firmato Juninho Pernambucano. “Ho avuto la fortuna di poter lavorare con il miglior battitore della storia. Ma anche da uno come Cristiano si può imparare, da Dybala. Dipende anche dal tipo di pallone: con quelli di una volta Totti era capace di segnare da 40 metri (ed è ancora in forma, ndr). Impressionante”. Piccola malinconia giallorossa: “L’ho incontrato tardi nella sua carriera. Mi sarebbe piaciuto godermelo un po’ di più. Mentre oggi è semplice dire che il mio compagno più forte è Ronaldo. Gli avversari? Nessun dubbio: Iniesta e Xavi”.
Artisti del pallone, a cui rende onore anche Giacinti: “Mi ispiro a Morata, Icardi e Higuain. Ma quando si tratta di punizioni, penso sempre al destro a giro di Del Piero, dal limite dell’area”. La pennellata di Pinturicchio, appunto. Chissà come si sarebbe trovato con le nuove Predator.