I MENO RUSSI DI RUSSIA
Lo Zenit ha
dei lati alla moda e belli da vedere. Sembra una boy band anni '90 ancora in erba, ruvida, ma con picchi di potenzialità. E' un primo Monet che ancora non conosceva le Ninfee. E' un Di Caprio in "Voglia di ricominciare" prima del Titanic. Ha vari talenti, un progetto serio, i fondi della Gazprom e un nuovo stadio costato un miliardo. In estate, poi, ha speso quasi 100 milioni per ricostruire tutto. Il futuro è loro, ma da loro dipende. Potremmo definirla la
squadra meno russa di tutta la Russia. E amen. Vari motivi alla base. Sarà
per quel fascino argentino che tocca Everest di qualità assoluta: Paredes, Driussi, Rigoni, Kranevitter,
Mammana. La chiamano “la banda”. Teoricamente un soprannome, praticamente
una sentenza di bel gioco. Tikitacheggiante, veloce, per certi versi estraneo alla
Premier russa. Nel bene e nel male. Lo Zenit è secondo in campionato a 8 punti dalla Lokomotiv Mosca, ha iniziato alla grande ma è calato alla
distanza. Tipico degli argentini, a volte altalenanti e altre letali. Leziosi e concreti. Unicità latine.