Quattro gol (e mezzo) in quattro partite, sette in otto sfide con la Juventus. D’istinto, di rabbia, d’orgoglio, in ogni modo. Una domenica di sana libidine per i tifosi dell’Inter. Grazie a lui, sempre lui: Mauro Icardi. Luce sempre accesa in quella nebbia che fino a poche ore fa aleggiava prepotente e maliziosa sopra la squadra di De Boer. Perché i numeri esprimono più di mille parole, a volte. Esprimono una realtà oggettiva. E forse non c'era nemmeno bisogno di loro, i numeri. Bastava vedere i gol che l'argentino continua a fare e far fare: Icardi capitano… e trascinatore. Leader sfrontato, nonostante l'età.
Quattro partite, cinque gol in totale per l'Inter. Tradotto: Icardi una costante, garanzia di gol. In ognuno di essi c’è il suo zampino. Uno con il Palermo, due contro il Pescara, uno (l’ennesimo!) con la Juventus. Poi la cosa più bella, forse perché meno anacronistica: l’assist per Perisic. Perfetto, delicato. Segno di una maturità, di un modus operandi ormai molto più completo di quel Icardi attaccante d’area. Si muove, corre, pressa, lotta per la squadra e tac, la giocata perfetta, decisiva.
E’ cresciuto Mauro, sembra passata una vita da quel gennaio 2013, da quella doppietta allo Juventus Stadium con la maglia della Sampdoria. E l’immagine di quel ragazzino, scuola Barça peraltro, esultante con le mani alle orecchie, il volto adolescenziale e qualche pelo di barba. Quel ragazzino sì, che tra andata e ritorno aveva ‘osato’ farne tre ai campioni d'Italia.
Sembra una vita fa, davvero. E invece! Una metamorfosi rapida, veloce. Dentro e fuori dal campo. Volto da uomo (’93, davvero?), barba ben pronunciata, è diventato papà di Francesca. Tre anni, un filo conduttore: segnare alla Juventus. Lo diverte, ammette. Ci mancherebbe. Come quel settembre 2014, quando realizzò contro i bianconeri il primo gol in maglia nerazzurra. Già, il primo gol non si scorda mai...
E pensare che quella maglia numero 9, luminosissima stasera, rischiava di rimanere in un armadietto di Appiano o tutt'al più sulle spalle di qualche collega. C’era il Napoli, forte fortissimo quest'estate. C’era, in un passato che sembra ancora una volta lontano: Icardi, l’uomo del tutto scorre eracliteo. C’erano 50 milioni sul piatto. L’Inter nemmeno c’ha pensato. Il capitano non si tocca. E infatti è pronto il rinnovo: 4,5 milioni più bonus (che lo porterebbero oltre i 5) fino al 2021 con una clausola – probabilmente a durata – di più di 100 milioni, valida solo per il mercato estero.
Ah, i numeri di nuovo. Gli stessi, peraltro, che questa sera imponevano quasi all’Inter di vincere. Dopo la sconfitta rumorosa contro l’Hapoel Beer Sheva, dopo i mugugni, le polemiche e quella rimonta di appena una settimana fa a Pescara che lasciava comunque senso di incompiutezza. Una settimana ‘pazza’. E’ tornata ‘pazza’ l’Inter. Aggettivo che evoca rimonte, gioie e dolori nella mente dei tifosi interisti. Da Pescara ad oggi è passata solo una settimana, appena tre giorni da quella sconfitta incredibile e i fischi di San Siro. Forse qualcosa è cambiato, in così poco tempo. Ma la costante è rimasta sempre quella, oggettiva, di Mauro Icardi.