Una storia (più o meno) a lieto fine. Paolo Guerrero giocherà i Mondiali in Russia con la maglia del Perù, da capitano. L'attaccante del Flamengo sembrava destinato a rinunciare al sogno della sua carriera per via della positività seguita alle analisi che avevano trovato una metabolita della cocaina nel suo sangue dopo il match contro l'Argentina dello scorso ottobre.
Squalificato originariamente per un anno e, successivamente, per soli sei mesi, l'attaccante peruviano in nazionale dal 2004 ha poi visto la sua pena nuovamente prolungata fino ad un totale di 14 mesi (decisione presa dalla Corte Arbitrale dello Sport di Losanna, lo scorso 15 maggio). Il suo rientro in campo, che originariamente non avrebbe implicato l'assenza di Guerrero ai prossimi Mondiali, è stato così posticipato al 2019.
Un colpo basso per l'attaccante che, dopo aver lottato in campo per anni con l'obiettivo di riportare il Perù in quel torneo da cui mancava dal 1982, vedeva allontanarsi la possibilità di giocare in Russia. L'attaccante ha dichiarato di non aver fatto uso di droghe, ma di essere stato tradito dagli ingredienti di un thé. Quel che è certo è che ora, dopo un anno di travagli, è arrivato il primo sorriso.
Il Tribunale svizzero, sollecitato anche dai capitani delle altre squadre del girone - Lloris, Kjaer e Jedinak hanno chiesto una sospensione della squalifica per la durata del torneo in Russia - ha deciso di lasciare che Guerrero giochi il Mondiale: squalifica sospesa, ma non annullata. Una volta terminati i Mondiali, l'attaccante dovrà tenersi lontano dal campo per la durata di tutto il 2018. Guerrero sorride, il Flamengo - club detentore del suo cartellino - un po' meno.