Andriy Shevchenko sta affrontando il coronavirus dalla sua casa alle porte di Londra. Nella sua vita ha avuto a che fare con il disastro di Chernobyl, sa quanto è necessario stare attenti anche ai minimi gesti in certe occasioni. Intanto, però, la mente ritorna al passato. E il suo, in gran parte, è costituito dal Milan. Lì ha segnato, tanto. Ha vinto, in Italia e in Europa. E ha sollevato anche un Pallone d'Oro: "Lo inseguivo da tanto tempo e penso di essermelo meritato. Fu una grande emozione sollevarlo a San Siro davanti a tutti quei tifosi, prima di Milan-Lecce. Non lo dimenticherò mai, così come sarò sempre grato a Milano e all'Italia”.
"Che emozione il Pallone d'Oro"
Era la stagione 2003-2004. L'anno prima aveva vinto la finale di Champions a Manchester contro la Juve. In quell'anno lì, invece, conquistò il primo - e unico - scudetto con la maglia rossonera al termine di un duello con la Roma: “Fu decisiva la vittoria per 2-1 in casa loro, da lì iniziò un periodo di due mesi in cui guadagnammo una decina di punti sui giallorossi, conservammo il vantaggio fino alla fine e celebrammo una splendida festa scudetto davanti al nostro pubblico”.
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La mente viaggia ancora più indietro nel tempo, al debutto. Era l'anno 1999-2000 e alla fine Sheva si laureò capocannoniere con 24 gol: "Zaccheroni fu molto importante per il mio inserimento, era molto intelligente e avevo uno splendido rapporto con lui. Anche se non fu un grande campionato, ricordo in particolare la tripletta all'Olimpico contro la Lazio”.
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