Nel 2006 è stato accusato di essere promotore e finanziatore di un traffico di droga. Quindici anni dopo la battaglia giudiziaria è ancora in corso, ma 48 ore fa la Cassazione ha detto che il processo è tutto da rifare. “Non mi sono mai arreso, ma adesso la voglia di combattere è ancora più forte. Oggi per me si sarebbero potute aprire le porte del carcere, invece ho ancora una partita da giocare e da vincere” Così l’ex attaccante della Juventus, Michele Padovano al Corriere della Sera.
Quindici anni fa venne arrestato e condannato in primo grado a 8 anni e 8 mesi e poi in appello a 6 anni e 8 mesi. “Quando sono venuti ad arrestarmi ho pensato che fosse uno scherzo. Non riuscivo a crederci. La mia famiglia è stata distrutta, ma insieme abbiamo trovato la forza di reagire. Ho perso il lavoro e ho dovuto dire addio al calcio, che era la mia vita”.
Il 54enne si è poi soffermato sull’esperienza in carcere: "Sono stati tre mesi difficili, ma ho trovato tanta umanità. Gli altri detenuti hanno capito subito che quello non era il mio posto. Ero spaesato e il mio compagno di cella mi ha aiutato molto. Ancora oggi ci scambiamo qualche messaggio”.
Sul momento in cui ha saputo della sentenza della Cassazione: “Forse esagero, ma dopo la nascita di mio figlio è stato il giorno più bello della mia vita. Ho pianto con la mia famiglia. Paragonarlo a un gol? A quello contro il Real Madrid, in Champions. Fu un momento fantastico, ma non c’è paragone con la possibilità di far valere la propria innocenza”. L'appello sarà la partita più importante: "Sicuramente. Ma questa volta il risultato non dipende solo dalla mia prestazione".