Alisson, l’uomo che crede nei miracoli
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Data: 08/05/2019 -

Alisson, l’uomo che crede nei miracoli

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Cresciuto all’Internacional nel mito del fratello, poi l’arrivo a Roma: la panchina, l’apprendistato. L’esplosione e l’addio direzione Liverpool. Ora la finale di Champions per scrivere la storia
Cresciuto all’Internacional nel mito del fratello, poi l’arrivo a Roma: la panchina, l’apprendistato. L’esplosione e l’addio direzione Liverpool. Ora la finale di Champions per scrivere la storia

Alisson Becker crede nei miracoli e non solo per il legame così forte che lo lega alla fede. Lui, guantoni ben stretti intorno ai polsi, ha vissuto in prima persona due imprese ai limiti del sovraumano nel giro di appena un anno. Una, aprile 2018, quando ancora difendeva i pali della Roma; l’altra, maggio 2019, in notte che ad Anfield è già diventata leggenda. Sempre Champions.

Credo che Dio metta la mano su chi lavora e noi abbiamo lavorato tanto”, le parole del portiere brasiliano. Protagonista nella clamorosa rimonta che ha aperto al Liverpool le porte della finale di Madrid, un ribaltone ancora una volta ai danni del Barcellona.

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Destino. “Mi era successo con la Roma, adesso è accaduto nuovamente. Rispetto alla gara dell’Olimpico ho lavorato un po' di più, ma abbiamo meritato la finale. Ci abbiamo creduto sempre”, ha aggiunto Alisson. Dalla notte da sogno dell’Olimpico – quarti di finale della Champions 2018 – culminata con la rete di Manolas (3-0 e Roma in semifinale dopo il ko per 4-1 del Camp Nou) a quella di Anfield (QUI FOTO e VIDEO) – semifinale di Champions 2019 – che ha visto il trionfo Reds grazie alle doppiette di Origi (QUI) e Wijnaldum. E alle parate, decisive, di Alisson. Che adesso giocherà la prima finale di Champions della sua carriera.

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Dall’Internacional col mito del fratello alla finale di Champions

Una favola che parte da lontano – dal Brasile –  e che si intreccia con la Roma e un’offerta fuori mercato del Liverpool – che ha vinto la concorrenza di Chelsea e Real Madrid – per regalare a Klopp una sicurezza in porta dopo l’esperienza ‘difficile’ con Karius. 62.5 milioni di euro più altri 10 di bonus: proposta irrinunciabile. Estate 2018, la Roma seppure a malincuore accetta e Alisson sale su un aereo direzione Inghilterra.

Nel mezzo, però, c’è la crescita umana e professionale di questo ragazzo che solo quattro anni fa giocava all’Internacional dove è cresciuto imitando il fratello, anche lui portiere, e che porta ancora oggi nel cuore Roma e la sua gente. L’ultima tappa nella Capitale lo scorso gennaio, con tanto di foto su Instagram e didascalia chiara: “Sempre bello essere qui”. Legame forte, che va oltre il campo.

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L’Italia, Roma e il ‘maestro’ Savorani

Perché a Trigoria – dove è arrivato nell’estate del 2016 per 8 milioni di euro – Alisson è diventato grande. Con pazienza, tanta panchina la prima stagione e con gli insegnamenti di Marco Savorani, il preparatore dei portieri giallorosso che Alisson avrebbe molto volentieri portato con sé al Liverpool. Tentativo effettuato, ma non andato a buon fine.

Un anno di apprendistato all’ombra di Wojciech Szczesny per capire bene l’Italia, la Serie A e il calcio europeo – nonostante qualità fuori dal comune che a Roma percepirono immediatamente – poi la promozione a titolare e l’inizio di un percorso che avrà adesso come prossimo step il Wanda Metropolitano di Madrid, sabato 1 giugno, finale di Champions. Tappa con la storia. Quella che Alisson spera – guantoni ben stretti intorno ai polsi e Dio nel cuore – di poter contribuire a scrivere con i Reds.

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