Tra presente, ma soprattutto passato. Intervistato da DAZN, Claudio Lotito, presidente della Lazio, ha ripercorso alcuni momenti delle scorse stagioni, soprattutto parlando del rapporto con Maurizio Sarri e Ciro Immobile.
Lazio, Lotito: "Con Tudor la squadra ha ritrovato l'orgoglio"
"Con Sarri avevo un buon rapporto. Dopo una partita all'Olimpico in cui la squadra non aveva fatto bene, gli ho fatto notare che il gruppo sembrava aver perso l'orgoglio di combattere. Mi ha dato ragione e abbiamo deciso un ritiro, ma alcuni non l'hanno presa bene, forse non si sentivano più coinvolti. Il ritiro ci ha mostrato un contrasto interno, specie coi giocatori più esperti. Sarri ha capito che non riusciva più a governare lo spogliatoio e ha deciso di dimettersi". Lo ha detto Claudio Lotito in una intervista a Dazn, spiegando le cause che hanno portato alle dimissioni del tecnico lo scorso marzo.
Il presidente, poi, ha sottolineato come "con l'arrivo di Tudor, la squadra ha ritrovato orgoglio. Lui mi ha fatto presente la necessità di attuare cambiamenti sostanziali, includendo la cessione di alcuni giocatori che creavano delle problematiche. Abbiamo capito che era arrivato il momento di sradicare chi pensava di essere padrone della società. Ora abbiamo un allenatore che parla il nostro linguaggio, che ha fame e vuole dimostrare il suo valore", ha concluso.
Poi Lotito sottolinea come il ruolo di presidente "non si limita solo al profitto o all'interesse", ma comporta "il dovere di preservare, mantenere e tramandare i valori. Significa rappresentare una comunità di persone e i loro sentimenti".
Continua poi parlando di Ciro Immobile e Miroslav Klose: "Ho ingaggiato Ciro dopo un'esperienza all'estero che non si era rivelata particolarmente brillante. L'ho trattato come un figlio, ma il merito dei suoi successi è interamente suo. Klose è un grande campione che mi è rimasto scolpito nella memoria".
Rimanendo in tema di allenatori Lotito ricorda anche di aver giocato a carte con Inzaghi e Bielsa: "Per me è un modo per svagarmi. Nel mondo del calcio, quasi tutti sono bravi a giocare, e Inzaghi non fa eccezione: lui giocava bene, ma era soprattutto molto fortunato. Come diceva Napoleone, meglio un generale fortunato che bravo. Con Bielsa, invece, ho provato a fare una partita, ma mi sono subito reso conto che il suo stile non si adattava al mio".
Infine un pensiero anche su Daniele De Rossi: "Legato alla storia della Roma, proprio come Totti, e viveva il suo rapporto con la squadra del cuore in modo viscerale. C'era un'identità, una simbiosi continua tra lui e il club. Non conosco i dettagli dei suoi rapporti con la proprietà o lo spogliatoio, quindi, non posso esprimere giudizi su questo. Posso solo dire che era una persona profondamente legata ai colori della squadra che allenava".