Le strade tornano a incrociarsi. Due maglie, due stemmi e un sentimento comune per entrambe le parti. Questa sera, La Coruña ha omaggiato il calciatore più importante della sua storia.
Al ventunesimo minuto di Deportivo-Las Palmas, il Riazor si alza in piedi per tributare un lungo applauso al numero 21 dei gialloblu. Dalla panchina canaria, Juan Carlos Valerón ringrazia commosso.
La gara scorre via veloce: vantaggio del Depor, pari degli isolani dopo pochi minuti; al 68’ tutto lo stadio si ferma. A bordo campo, pronto a entrare, c’è il ‘Mago’ di Arguineguin. Dagli spalti, un solo grido: “Valerón-Valerón-Valerón”.
Valerón è stato, con la maglia del Deportivo, il faro di una squadra fortissima che per anni ha dominato la scena del calcio spagnolo, riuscendo in imprese europee che hanno segnato la storia del club: il 2-3 all’Old Trafford nel 2001 e quello all’Olympiastadion contro il Bayern l’anno successivo, il 4-0 con il Milan nel 2004, ma soprattutto la conquista della Coppa del Re nel 2002 al Bernabeu, contro il Real Madrid che festeggiava il centenario della sua nascita.
I pochi trofei alzati in carriera da Valerón fanno da contraltare a una figura maestosa che dimostra ancora oggi di poter esistere in un mondo che lo vorrebbe accantonare. Il 2011 doveva essere il suo ultimo anno con il Depor, dopo dieci anni di gloriose magie e terrificanti infortuni che lo hanno eletto idolo del Riazor, ma il destino ha messo lo zampino per l’ennesima volta nella storia di Valeron: i bianco-blu retrocedono e lui, leader della squadra, si sente responsabile della debacle; non riesce ad abbandonare la nave, non senza averla prima riportata a galla. Scende nell’inferno della Segunda Division a 37 anni, in un campionato da oltre quaranta partite all’anno, e riporta il Depor in Liga, segnando una delle sue conquiste più importanti. “Giocare con il Depor in seconda divisione mi mette lo stesso entusiasmo della Nazionale – commentò all’epoca Valerón - la promozione è la cosa più bella che mi sia mai capitata nella vita, non me ne potevo andare senza riportare la squadra in Liga”.
Dopo tre anni, finalmente il ritorno a quella che lui stesso definisce “Casa mia, al pari di Las Palmas. Davvero, non posso scegliere”. Questa sera Valerón ha sfidato per la prima volta in carriera il suo Deportivo in Liga, dopo essere andato via dalla Galizia. Al Riazor ha abbracciato anche il suo grande amico di infanzia Manuel Pablo, con cui ha condiviso le giovanili al Las Palmas e oltre dieci anni in maglia biancoblu.
In quella che probabilmente è stata l’ultima apparizione del Valerón calciatore al Riazor, il numero 21 canario ha compiuto l’ennesima magia: in soli venti minuti è riuscito a trainare la sua squadra al trionfo, contribuendo ai due gol che hanno permesso al Las Palmas di tornare a casa con la sesta vittoria nelle ultime sette partite, acquisendo quasi matematicamente l’agognata salvezza.
Andrea Zezza