Ma di cosa stiamo parlando? Di un predestinato. Risposta semplice, scontata. Lampante. Un diciannovenne che si traveste da trascinatore al Man United non può che esser tale. Parola di sua maestà Ibra: il primo ammiratore di Marcus Rashford. Tanto da prenderlo sotto la sua ala protettiva. Non era difficile infatti scorgere lo svedese intento nell’istruire il classe ’97 a fine allenamento su come calciare o su come muoversi sul fronte d’attacco. “Ibra mi aiuta sempre: è importante ascoltare i consigli di un vincente come lui”. I risultati parlano chiaro. Chiarissimo. Ma… “non sta segnando abbastanza”, la critica a sorpresa di Mou dopo la vittoria contro il Chelsea in cui, nemmeno a dirlo, Rashford aveva segnato l’1-0. Forse un controsenso, più probabilmente un modo per spronarlo: fatto sta che anche Conte ne ha fatto le spese. Messaggio immediatamente recepito dall’inglese: con quella di stasera fanno 11 reti in stagione. Decidendo così la semifinale di andata di Europa League. Un Rashford in continua ascesa. Merito anche del suo carattere. Ragazzo umile e curioso, dicono di lui. Uno che il giorno dopo l’esordio in Premier con tanto di doppietta all’Arsenal si presentò regolarmente a scuola come se nulla fosse, tanto per farvi comprendere il personaggio. Di Manchester (Wythenshawe) e cuore United. Fin dall’età di otto anni quando arrivò dalla Fletcher Moss Rangers dopo esser stato scartato dal City perché “troppo gracile”. “Lo coglievamo spesso a calciare la palla sul tetto di un capannone o di un garage per cercare poi di controllarla mentre scendeva; oppure mentre tentava di far canestro in un cestino coi piedi", parola di Paul McGuinness, ex coach dell’Academy dei Red Devils con la fortuna di aver visto sbocciare tante giovani promesse. “Ha avuto un solo periodo difficile intorno ai 14/15 anni quando, durante lo sviluppo, crebbe rapidamente alzandosi molto ma perdendo coordinazione. Era frustrato perché non riusciva più ad esprimersi ai suoi livelli”. Ostacolo superato con l'unico obiettivo di realizzare il proprio sogno. Lo stesso che mise per iscritto in una lettera tra i banchi di scuola appena undicenne. Diventato ora realtà. "Ho solo uno scopo nella vita ed è quello di essere un calciatore professionista e, speriamo, al Manchester United". E pensare che il City nel 2014 ha addirittura tentato di rimediare all’errore passato con un affondo per Rashford. Troppo tardi: offerta rispedita al mittente. Anche perché per lo United vendere un talento capace di segnare una doppietta all’esordio in Europa League, un’altra doppietta all’esordio in Premier, un gol all’esordio nel derby di Manchester, un gol all’esordio in nazionale maggiore ed una tripletta all’esordio in under 21, non sarebbe stata un’operazione proprio lungimirante. Il più giovane calciatore nella storia del club a far gol in una partita europea (18 anni e 117 giorni) e nel derby di Manchester (18 anni e 141 giorni). Sì, stiamo parlando di un predestinato. Parlano i numeri. Chi invece ha ancora qualche dubbio, chieda ad Ibra: probabilmente non ci penserà due volte prima di individuare in Rashford il suo sostituto naturale in questo finale di stagione, visto l'infortunio che lo terrà a lungo ai box.
Data: 04/05/2017 -