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Data: 23/04/2016 -

Juventus, Buffon: "Scesi in B per riconoscenza. Rifiutai i migliori club del mondo"

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Il numero uno dei numeri uno? Per molti è il più forte di tutti i tempi, per tutti è sicuramente una leggenda del calcio italiano. Gigi Buffon a 38 anni non ha ancora smesso di stupire, a suon di record e di titoli. In bacheca manca la Champions e chissà che non possa colmare questa lacuna prima di "appendere i guantoni al chiodo". E dire che Buffon non iniziò la carriera tra i pali: "Ho iniziato da centrocampista ed ero bravino" - si legge nelle pagine del Corriere dello Sport - "A me piaceva stare avanti, mi piaceva segnare, come a tutti i bambini del mondo. Non ero male, giocai, in questo ruolo, anche in una selezione di Massa in cui erano Cristiano Zanetti, Marco Rossi, calciatori che sono finiti in serie A. Ero forte, a centrocampo, ma se avessi continuato temo che non avrei avuto la carriera che ho fatto da portiere. La folgorazione per questo ruolo la ebbi durante i mondiali in Italia del 1990. Avevo dodici anni e mi innamorai non di Maradona o di Lineker e neppure di Roger Milla ma di Thomas N‘Kono, il portiere del Camerun, che allora aveva già trentaquattro anni ma entrò nei miei sogni e condizionò la mia vita. E’ involontario merito suo se sono arrivato dove sono arrivato. Era un portiere che usciva dagli schemi, faceva delle respinte di pugno fantastiche, cose che noi non eravamo abituati a vedere". Poi arrivò il Parma: "Mi vide un osservatore del Parma, uno che seguiva la Toscana per i gialloblu. Io avevo fatto due provini, con il Bologna e con il Milan. Erano andati bene tutti e due e si stavano formalizzando i dettagli. Il Parma si infilò in questo tempo di transizione. Mi convocò a sorpresa in un giorno di aprile, mi fece un provino con altri ragazzi, meglio dire bambini. A guardarci c’era l’allenatore dei portieri delle giovanili del Parma. Si chiama Ermes Fulgoni e di calcio, evidentemente, ne capisce. Lui, appena finito l’allenamento, andò dal direttore sportivo e gli disse: "Questo ragazzo non potete non comprarlo, faremmo un errore macroscopico' ". Parata più bella e quella più brutta della carriera? "L’errore più grave fu in una partita dell’Under 21 contro l’Inghilterra. Fu clamoroso, me lo cercai e me lo meritai. Perché la vita è giusta anche quando ti fa pagare gli errori. La più bella? Forse quella su un colpo di testa di Inzaghi nella finale di Champions con il Milan o una che feci in nazionale con il Paraguay. Avevo diciannove anni". Anche Buffon ha avuto un periodo difficile: "Ero in una fase di transizione esistenziale, stavo passando dall’adolescenza alla maturità, dovevo rinunciare ai piccoli piaceri del guasconismo e dovevo sceglier la via della piena responsabilità personale e verso gli altri. E lo facevo sotto i riflettori sempre accesi su di me. Ne sono uscito con le mie forze. Nessun medicinale, solo un gran lavoro interiore, una introspezione sincera, una auto riflessione su me stesso. Se sono qui e se trasmetto quei valori dei quali lei parla vuol dire che anche quel momento è servito a capire e vivere meglio la vita". Nel 2006 scese anche in B, pur di non lasciare la Juve: "Sì, allora fui contattato da squadre importanti. Ma decisi di restare alla Juve in primo luogo per riconoscenza. Un valore che sarebbe bene riportare a galla. E poi volevo dimostrare concretamente che i valori del calcio in cui credo potevano essere non solo declamati retoricamente ma praticati. Il calcio non è solo business, è anche sentimenti. Senza i secondi anche il primo muore, dovremmo saperlo. Io, per parte mia, ho cercato di dimostrarlo". Buffon prova a individuare i suoi eredi: "In primo luogo sono felice che si sia ricreata una leva di giovani numeri uno di qualità. Noi abbiamo sempre avuto una grande scuola ed è importante che si vedano di nuovo i risultati di questo lavoro sul nostro talento tra i pali. Potrei citarle, oltre a Donnarumma, alcuni giovani come Audero della Juve o Meret dell’Udinese. Nelle generazioni precedenti ci sono Perin, Sportiello Consigli, Mirante e molti altri". Pensiero speciale per Totti: "Credo quello che credono tutti. Che è unico. E che una storia come la sua non la scriverà più nessuno. Al tempo stesso penso che il bene primario è la Roma. E che Spalletti lavora con coerenza per assicurare questa priorità. Sarà Totti e solo lui a decidere quando smettere. E ho sentito che anche l’allenatore la pensa come lui. Insomma in questa confusione io penso che abbiano ragione tutti e due ma che non si siano capiti". Futuro: "Per i prossimi due anni io vorrei continuare a giocare come faccio oggi. Mi piacerebbe centrare il sesto mondiale. Sarebbe un record storico. Il portiere del Messico Carbajal e Lothar Matthaus ne hanno disputati cinque. Poi farò le mie valutazioni. In base agli stimoli, alle situazioni e alle opportunità che si apriranno". Buffon elenca anche gli attaccanti più forti affrontati in carriera: "Bobone Vieri nel momento del suo massimo fulgore e Ronaldo il fenomeno. Loro due mi toglievano il sonno".

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