Una partita che in Argentina non ha eguali e forse in tutto il mondo. Se poi Boca Juniors-River Plate è la finale di Copa Libertadores, allora, i significati, l'attesa, l'ansia e il valore della gara prendono tutto un altro significato. Ai microfoni della Gazzetta dello Sport Jorge Higuain, papà del Pipita, Gonzalo, ha raccontato questa particolare partita a pochi giorni dalla gara di ritorno al Monumental. Lui, ex difensore "old school" argentina, pochi fronzoli, tanta sostanza, applicazione massima. Quindici anni di carriera e un breve passaggio in Francia in mezzo tra le esperienze con Boca e River. Ecco le sue parole:
"Ho visto la gara di andata? Non in diretta, perché ero allo stadio per Milan-Juve. Una partita vibrante, vertiginosa e il risultato è positivo. Peccato solo che non ci sia la regola dei gol in trasferta. Col formato precedente il River avrebbe avuto un vantaggio importante. Tifo River Plate? Io nasco come hincha di Ferrocarril Oeste perché quella era la squadra di mio padre. Col Boca sono rimasto un anno, col River 4. Lì ho vinto il campionato e lì i miei figli sono cresciuti tanto a livello sportivo come sociale visto che sono andati alla scuola del club che accompagna la carriera dei canterani. È normale che in un Clásico la mia preferenza vada al River.
Sono partite uniche. Se il mondo conosce, apprezza, rispetta il Boca e il River può immaginare cosa significhi quella partita per i tifosi delle due squadre. La passione non è inferiore a quella di nessun’altra partita del mondo. Fortunatamente i tifosi ospiti ora non possono assistere alla gara perché altrimenti sarebbe stato pericolosissimo. Lo dico con la tristezza nell'anima, perché i Clásicos coi tuoi tifosi presenti sono un’altra storia. Però purtroppo siamo arrivati a un punto nel quale dobbiamo ringraziare il fatto che i tifosi ospiti siano banditi perché non succedano cose orribili".
Impossibile non tornare con la mente ai SuperClasico giocati in carriera e ,ovviamente, il più indimenticabile resta il primo: "Avevo quasi trent’anni, non ero più un ragazzino però la sensazione è stata comunque indimenticabile. La settimana che porta alla sfida è incredibile, l’attesa, la tensione, i giornali, la gente per strada, tutto il clima attorno alla partita è incredibile: un'atmosfera da fine del mondo.
Questa finale ha riacceso i fari sul calcio argentino? Sì, ed è una benedizione perché riporta l’attenzione del mondo sul nostro calcio e dimostra che il fútbol argentino può ancora dire qualcosa, che ci sono buoni giocatori e che il campionato continua ad essere una cantera per il mondo".
Il Sudamerica non sforma più grandi talenti come un tempo, secondo Jorge Higuain, il problema però non è tanto delle cantere ma sociale: "Questo è un tema che mi sta a cuore e m’intristisce: oggi i ragazzi preferiscono giocare col telefono o col tablet più che con la pelota. I genitori devono portare i bambini al parco a giocare, non toglierseli di dosso dando loro uno smartphone o altri aggeggi elettronici, no... troppo comodo. È un problema sociale che sta investendo il mondo intero".
L'intervista completa sulla Gazzetta dello Sport in edicola oggi