La malattia e la paura da un lato, la rinascita e il sorriso dall'altro. Tre gol rifilati al Chievo per rispondere presente a chi si chiedeva dove fosse finito, la voglia di tornare a rincorrere un pallone che adesso, finalmente, è tornata a persuaderlo. Josip Ilicic la scorsa estate ha avuto paura: un'infezione ai linfonodi del collo l'aveva costretto a rimanere lontano dai campi di calcio, la tragedia legata all'amico Astori l'ha segnato più che mai. Intervistato dal Corriere dello Sport, il fantasista dell'Atalanta ha confessato il suo momento di debolezza, gli incubi e i pensieri che lo hanno torturato per settimane. E che, infine, lo hanno reso una persona diversa,
"Ho avuto un'infezione, che fortunatamente non si è estesa oltre i linfonodi del collo. In qualche persona che ne ha sofferto si è invece estesa nel resto del corpo, finendo addirittura per mandare in coma l'ammalato. Sono stato fortunato, ma nonostante ciò ho passato un brutto periodo: avevo persino paura di andare a dormire - racconta Josip -. Pensavo ad Astori, morto nel sonno, e avevo il terrore che potesse capitare anche a me. Mi ripetevo: e se domattina non mi svegliassi più?"
Adesso, per lui, sono cambiate tante cose: "Per un periodo non ho più guardato il calcio in tv, volevo stare con la mia famiglia e pensare a guarire al loro fianco. Ho capito di stare bene quanto la voglia di rincorrere un pallone, la mia normalità, è tornata a persuadermi. Ma ora è diverso, sono più forte di testa: mi arrabbiavo per stupidaggini, ora vivo meglio, lavoro, torno a casa e mi concentro sui miei cari. Mia mamma, mia moglie, le mie due bimbe. Sono le cose più importanti che ho, ho avuto modo di comprendere che la vita è breve e allora me le voglio godere a pieno"
L'intervista completa sul Corriere dello Sport