Dal tredicesimo arrondissement alla Scala del Calcio, dalle partite nei campetti della periferia di Parigi al gol contro l'Inter di Spalletti. Soualiho Meitè si presenta così, con una finta e una botta di sinistro a bucare Handanovic. Soprattutto, con un punto in più in classifica da regalare ai suoi nuovi tifosi. Arrivato a Torino in estate dopo un'avventura non troppo entusiasmante con la maglia del Monaco, adesso Soualiho ha fame di fare bene. E di prendersi quel grande calcio che, appena un anno fa, pareva più vicino che mai.
Everton, Liverpool e non solo: nell'estate del 2017, Meitè era finito nei radar di alcuni dei più grandi club europei. Le cinquantotto presenze collezionate in un anno e mezzo con lo Zulte, infatti, avevano permesso al giovane centrocampista di origini ivoriane di mettere in mostra il suo valore: fisico, intelligenza tattica. Anche un paio di gol, quando necessari. L'opaca esperienza con il Lille era ormai acqua passata, uno scenario più importante sembrava davvero a portata di mano. Dopo Auxerre, Lille e Zulte, per Meitè era arrivato il momento di pensare in grande.
Tra le tante, alla fine la spunta il Monaco. La Champions League, il Principato, Falcao e compagni. Meitè viveva un sogno. Ma le cose, alla fine, non sempre vanno come si spera. Jardim lo schiera raramente, Soualiho racimola nella prima parte di stagione appena una manciata di presenze tra Coppa e Ligue 1. Troppo poco per un giovane di 23 anni. Serve cambiare aria, a gennaio si fa avanti il Bordeaux: trasferimento in prestito, Meitè ci sta.
Le cose, con i Girondins, vanno molto meglio. In estate, però, è previsto il rientro al Monaco. Stavolta Meitè non ci casca. Vuole fare sul serio, vuole diventare grande. Il fisico ce l'ha, il coraggio e la grinta non mancano. Soualiho deve ritrovare la giusta continuità. Così, ecco il Toro. Scambio con Barreca, anche lui non al top nell'ultimo anno, ma comunque giocatore di grande prospettiva: il Monaco ci sta, la trattativa va in porto. E il classe 1994 sbarca a Caselle: Salut, Torino!. Quella in granata, lo sa, può essere la tappa decisiva della sua carriera.
Il precampionato del francese è di alto livello, il gol alla Chapecoense è il primo biglietto da visita che Meitè serve ai propri tifosi. "Qui è importante imparare la tattica, fisico e qualità non sono sufficienti", ammette in una delle sue prime interviste "italiane". La voglia di imparare cresce, la Serie A può essere il posto giusto per lui. Mazzarri, intanto, se lo gode: sin dal primo momento, Meitè ha fatto un'ottima impressione. Un trietto con Baselli e Rincon pare l'ideale per il centrocampo granata, ma a fine mercato arriva pure Soriano dal Villareal. In panchina la scorsa settimana per forza di cose, ma indispensabile in campo per qualità e fiuto del gol: l'ex Samp difficilmente resterà a guardare.
E quindi, chi rimane fuori? Soualiho rischia il posto, ma a San Siro gioca lui. Baselli non c'è, Mazzarri punta ancora sul francese in mezzo al campo. E ci azzecca in pieno. Muscoli, corsa. Un muro davanti alla difesa, ma l'Inter va comunque avanti 2-0. Inizia il secondo tempo, però, e i granata crescono. Il gioco di Belotti e compagni migliora di minuto in minuto, Meitè ne beneficia e si vede. Il Gallo accorcia le distanze, poi ci pensa lui: Meité.
Palla ribattuta in seguito ad un tentativo di Ola Aina, il pallone arriva sulle trequarti. Soualiho è lì. Pensa al tiro, poi ci ripensa. Con una finta, ora è più vicino ad Handanovic. E' il momento: sinistro potente, D'Ambrosio devia, Handanovic non può nulla. Lo stadio è ammutolito. Un'altra partita, dopo la prima di campionato persa con il Sassuolo, sembra gettata al vento. Il calo dei nerazzurri nel secondo tempo è evidente. Ma la rivincita di Meitè sta proprio lì. Nel silenzio di San Siro, nell'etichetta di guastafeste inaspettato, di eroe capace di regalare la rimonta ai suoi. Partita dopo partita, Mazzarri si sta convincendo sempre più. Ici c'est Meité, si presenta così. E il meglio, probabilmente, deve ancora arrivare.