"A presto...!" Non ha detto addio Thiago Motta, ma solo chiuso la porta e salutato come un papà che deve partire per un viaggio di lavoro, per poi tornare. Probabilmente questa immagine piacerebbe anche a lui, già: perché un papà ti insegna, ti fa crescere come un bravo allenatore fa con i suoi ragazzi... e così farà lui. Lasciandosi alle spalle il portone del calcio, con le maglie di Barcellona, Genoa, Inter e Paris Saint Germain tra le altre, e aprendo ora quella di allenatore dell'Under 19 del club parigino.
Non ha detto addio a nessuno: nemmeno ieri sera durante l'ultima partita con la maglia del PSG, quando è uscito dal campo davanti ad una standing ovation lasciando la fascia da capitano a Marquinhos. Due i motivi principali: chi ama il calcio non dice mai addio a questo sport e, doverosamente, perché a Parigi il suo lavoro non è finito. "Volevo dire a tutti addio, ma credo sia più giusto dire... a presto!". Commosso sì, ma felice perché la sua carriera è stata eccellente e indimenticabile: memorabile l'abbraccio del "Parco dei Principi" stretto e unito in un hashtag, come è prassi di questi tempi (#GrazieThiago). Tutti lo hanno omaggiato, da Ronaldinho a Buffon: da campione capace, ovunque sia andato, di far parlare di sé. Appendendo ieri sera gli scarpini dopo 510 partite e 40 gol segnati in carriera.
Un sogno, quello di diventare calciatore, iniziato da bambino in Brasile, rincorso a fatica con orari pesantissimi dalle 6 del mattino a mezzanotte. Tra calcio e scuola divideva la sua giornata inseguendo il suo desiderio: storia di una testardaggine che lo ha portato ad arrivare al Barcellona, che lo convinse facilmente a lasciare a sedici anni il Brasile per l'Europa: "La Juventus (squadra brasiliana ndr) voleva mandarmi tre mesi in prova al Maiorca. Il Barcellona arrivò con la maglia del centenario autografata da Rivaldo, il mio idolo. Fu facile scegliere". Eh già, chi avrebbe detto no a quel punto. Anni bellissimi in Catalogna, nonostante le difficoltà iniziali, e semplicemente indimenticabili: un club così te lo sogni di notte, e quando ci arrivi te lo vuoi godere. Così come ogni successo ottenuto, Champions compresa, in mezzo a campioni in cui si è inserito in punta di piedi restandoci, per anni, alla grande.
L'infortunio poi, quel maledetto ginocchio... tre operazioni che avrebbero messo K.O. chiunque, non lui. Si è rialzato dopo la parentesi all'Atletico Madrid, i provini col Portsmouth e la consapevolezza di non appartenere a quel calcio. La chiamata del Genoa, poi, è stata la svolta: "Prima il presidente Preziosi mi fece fare due visite mediche e ci litigai sul contratto, in pizzeria a Desenzano. Poi firmai in spogliatoio durante un Genoa-Milan. Anche con Gasperini non fu facile. Rischiai di andarmene al primo allenamento, dopo tre ore di esercizi temevo per il ginocchio. Ma lo devo ringraziare, mi fece innamorare di nuovo del calcio". Una stagione pazzesca, vissuta da protagonista che lo ha rilanciato nel grande calcio e gli ha regalato l'Inter, ed uno storico Triplete nel 2010, e la Nazionale. "Non mi piace la parola “oriundo”. Mi sono sempre sentito un italiano nato all'estero. Nel 2006 sapevo che il Brasile di Scolari mi voleva convocare, ma io volevo già l’Italia, anche se non era un obiettivo facile".
Un cuore solo diviso tra quattro paesi: Thiago è fatto così. "Il Brasile mi ha dato la voglia di emergere e il piacere del calcio. La Spagna l’ambizione e la fortuna di giocare con il mio idolo Rivaldo. L’Italia, la Nazionale. La Francia la possibilità di trasmettere una mentalità vincente". Quattro paesi condensati in un unico corpo, il suo. Le sue esperienze gli hanno lasciato tanto, dentro. Insegnamenti, gioie e dolori che vorrà trasmettere ai suoi ragazzi per insegnare da papà come si affronta il mondo (del calcio) e aiutarli nel loro cammino. Con un altro grande sogno da raggiungere da ormai ex calciatore che, a 35 anni sussurra come un ragazzino che ha paura di chiedere troppo: "Grazie al presidente Al Khelaifi inizierò con l’Under 19 del Psg. Ma un giorno mi piacerebbe allenare Neymar, lavorando con il mio staff". In bocca al lupo Thiago... e grazie.