Se io fossi con lo sceicco del Manchester City saprei con chi prendermela. Non con Vardy, o con Pellegrini, ma con Gianni di Marzio. Cosa? Si, proprio con lui che nel 1986 lanciò Claudio Ranieri come allenatore. I due si conoscevano già molto bene dal momento che Claudio era stato allenato proprio da Di Marzio a Catanzaro e poi ancora a Catania.
Durante una calda estate calabrese, infatti, il presidente della Vigor Lamezia chiedeva all’amico Gianni Di Marzio il nome di un allenatore giovane ma potenzialmente vincente per rilanciare la sua squadra ogni anno bella ma incompiuta dal punto di vista dei risultati. “Non ci pensai due volte - racconta Gianni Di Marzio a ginalucadimarzio.com - e feci il nome di Claudio”. Ma non fu subito amore a prima vista. “Non da parte sua, ovviamente perché lui l’allenatore non voleva proprio farlo. Voleva tornarsene a Roma a collaborare con il padre nell’azienda di famiglia”. Gianni Di Marzio, però, seppe insistere nel modo giusto. “Lo rassicurai sul fatto che all’inizio gli sarei stato accanto e lui si convinse”. Il campionato fu un successo dopo l’altro salvo poi l’esonero a due giornate dalla fine per alcune divergenze con la proprietà.
Poi un anno al Campania Puteolana fino alla chiamata della svolta, a Cagliari. “Ricordo che ero al bar dell’Hotel Hilton di Milano durante il calciomercato e parlavo con il mio amico Carmine Longo che era alla ricerca di un allenatore per il Cagliari finito in Serie C. Senza troppi giri di parole gli feci il nome di Ranieri e il resto è storia”. Una Coppa Italia di Serie C e due promozioni in altrettante stagioni grazie alle quali portò i sardi dalla C alla Serie A dove conquistò anche la salvezza nel 1991.
A distanza di anni, però, per Claudio Ranieri l’esperienza da calciatore nel Catanzaro di Gianni Di Marzio è rimasta la più importante al punto tale da avere tutt’ora rapporti con tutti i compagni dell’epoca. “Claudio è una persona fantastica e con quelli del Catanzaro ha creato una vera e propria famiglia. Ogni anno si vedeva d’estate con i giocatori e con me in vacanza in barca o altrove. E anche quando ha venduto la barca ha comprato un casale vicino Siena dove cii invitava tutti per trascorrere giornate meravigliose tra buon cibo, giochi e grande divertimento”.
Ma perché Ranieri dice di rivedere nel suo Leicester City qualcosa del Catanzaro targato Gianni Di Marzio? “Credo che ci siano due aspetti che vanno analizzati: uno caratteriale e un altro calcistico. A Catanzaro io ci tenevo tantissimo al gruppo e credo che lui lì in Inghilterra abbia trovato i ragazzi giusti con i quali costruire una grande famiglia. Li invita a pranzo, organizza uscite insieme e queste sono cose che fanno benissimo al gruppo. E poi poi c’è l’aspetto calcistico: anche noi eravamo una squadra aggressiva, corta, compatta e con grande intensità. I ragazzi correvano e davano l’anima fino alla fine di ogni partita”.
Ma non è tutto. Negli anni c’è stata una figura particolarmente importante nella vita e nella carriera del Ranieri allenatore. “La forza di Claudio è stata la moglie. Rosanna è di Catanzaro ed è figlia di un giornalista sportivo dell’epoca in cui giocava lui. Rosanna ha la grande passione per la cucina e quindi in tutte le occasioni di gruppo organizza pranzi e cene fantastiche con le quali non fa altro che rafforzare il rapporto tra compagni di squadra e tra le loro famiglie”.
A furia di mangiate e vittorie, però, Ranieri non sembra affatto avere la pancia piena. “Sa farsi volere bene da tutti i suoi calciatori. E poi è tatticamente molto preparato: quando vede che non può vincere una partita, si porta a casa anche il pareggio senza voler strafare”. E quest’anno rischia davvero di entrare nella storia della Premier League. “ E teniamo presente che vincere la Premier è come vincere 3 scudetti in Italia”.
Lo sa bene anche lo sceicco che adesso guarda la targa del Leicester di quel Ranieri che si conserva gli amici storici del Catanzaro e ringrazia per l’insistenza Gianni Di Marzio, bravo nel convincerlo a sedersi per la prima volta sulla panchina del Vigor Lamezia.