‘Un amico è la cosa più preziosa che tu possa avere, e la cosa migliore che tu possa essere’. Ah, che bella l’amicizia. Condividere le stesse emozioni, magari le stesse idee, avere passioni in comune. E loro ce l’hanno, eccome! Il calcio. Paulo Dybala ed Ezequiel Banegas, esterno dell'Albinoleffe. El diez bianconero, 'U Picciriddu': meglio, la 'Joya'. Anzi, alt, non accaparriamoci citazioni altrui: “Lo chiamiamo”, direbbe il buon Ezequiel. “Che, poi, mica si pronuncia come dite voi…”.
Si conoscono, si vogliono bene, non hanno mai smesso di frequentarsi. Ragazzi seri, “Paulo è in quel modo solo in campo. Fuori è molto timido e introverso, parla poco. Anche perché ridiamo sempre”. Un’amicizia di vecchia data quella tra Dybala e Banegas, che – in un’intervista rilasciata a GianlucaDiMarzio.com – racconta del suo rapporto speciale con la Joya bianconera. Che, poi, speciale, no. Perché, in fondo, ogni amicizia è speciale. “Ci conosciamo da quando siamo piccoli, abbiamo giocato insieme nelle giovanili dell’Instituto Cordoba. E chi se lo dimentica quel ragazzino lì, basso, magrolino, quel diez che ti serviva assist stupendi. Lui sarà stato pure bravo con la palla, ma io sono stato un bravo insegnante di italiano (ride)”.
Ma come? “Eh sì, eravamo in Argentina, all’aeroporto di Cordoba. Mi giro un attimo e vedo questo ragazzo con la faccia conosciuta. Era Paulo, che stava partendo anche lui per l’Italia per iniziare la sua avventura al Palermo. Quante domande mi ha fatto durante il volo! Mi chiedeva di insegnargli qualche parola di italiano, come si sta qui ecc.ecc.”. Beh, col sennò di poi si è adatto bene il ragazzo. “Ora sta benissimo. Mi parla tanto del grande gruppo che si è creato alla Juventus. Ha legato davvero con tutti: Morata, il Tucumano, Cuadrado”. E anche Pogba, fanno sempre quella mossa lì dopo le partite… “E’ vero , a Paulo gli piace tantissimo. Lo fa troppo ridere. Ma badate bene, lui è spensierato, diciamo sfrontato solo in campo. Fuori è un ragazzo serissimo", ci tiene a ribadire.
"E poi non vuole mai perdere. Quanto si incavola quando perde! Ricordo le partite di calcetto che facevamo: se andavamo sotto, si scatenava. E ovviamente faceva lo show! Anche qui in Italia ci vediamo molto spesso, poi prima io ero al Cuneo quindi eravamo vicini. Vado a vedere tutte le sue partite di Champions League, anzi a breve lo chiamo per Juventus-Bayern Monaco, spero di portargli fortuna”.
Parlano di calcio, ridono, scherzano e poi ovviamente la Play Station. Ma qui il tono di Ezequiel è piuttosto rassegnato: “Giochiamo a Fifa, ma non c’è nemmeno gusto. Vince sempre lui. Prende la Juventus, e chi segna? La Joya! A ping pong invece è diverso, ce la giochiamo molto di più. In ogni caso ci mangiamo sempre insieme un bel piatto di carne argentina, di asado…anche poco tempo fa a Torino!”.
Ma pure tu lo chiami la Joya? “A volte sì, soprattutto quando ci scriviamo su WhatsApp. Questo soprannome nasce ai tempi dell’Instituto. Facevamo la Serie B argentina, si fece male l’attaccante della prima squadra e così il mister decide di fare un’amichevole con tutte le punte delle giovanili e ovviamente c’era anche Paulo. Fa tripletta. Allora il mister lo convoca subito, nemmeno Paulo se lo aspettava. Beh, in quel campionato fece 20 gol!Tutti incantati cominciammo a chiamarlo il ‘gioiello’ per via delle sue qualità. In Argentina lo chiamano tutti così. Ora gli auguro di vincere il Pallone d’Oro. Giocare insieme? Mi piacerebbe, magari all’Instituto! Lui è un grande tifoso e credo che voglia chiudere la carriera lì”.
Ma Ezequiel Banegasnon è solo l’amico di Dybala. E non è nemmeno il Pocho! “Mi hanno dato questo soprannome perché quando sono arrivato in Italia c’era l'altro Ezequiel (Lavezzi) che a Napoli stava facendo grandi cose e poi avevamo lo stesso taglio di capelli. La mia storia è un po’ particolare. Arrivo in Italia nel 2010, faccio un provino con la Primavera del Torino e lo supero, ma poi non riescono a tesserarmi perché non mi arrivano in tempo i documenti per la cittadinanza italiana (che ora ha, perché il suo bisnonno è italiano). Così sto un anno e mezzo fermo. Riparto dalla Serie D, dalla Valle d’Aosta perché ho alcuni parenti lì. Faccio 28 gol in due anni di Serie D, la parentesi al Cuneo e ora l’Albinoleffe, vediamo un po’ certo mi piacerebbe giocare in Serie A”.
Quel sorriso, le risate, la nostalgia dei bei tempi passati, la voglia di rivedersi il prima possibile per una bella partita a ping pong e per gustarsi un bel piatto di Asado. Basta poco per capire il valore di un’amicizia sana e sincera, basta anche solo una foto…